Terrence Malick è un attore statunitense, regista, produttore, produttore esecutivo, scrittore, sceneggiatore, scenografo, è nato il 30 novembre 1943 a Waco, Texas (USA). Terrence Malick ha oggi 80 anni ed è del segno zodiacale Sagittario.
Autore puro, che non concede nulla all'informazione (scritta né televisiva) in 33 di carriera anni ha realizzato 4 film.
Terrence nasce nell'Illinois nel 1943, figlio di un geologo che lavora in un'industria petroliera e di una casalinga. Alunno prodigio all'università di Harvard, ha vinto una borsa di studio per Oxford e non ha mai completato la tesi. Fa l'agricoltore, l'operaio, il professore di filosofia e il giornalista ("The New Yorker" e "Life"). A 26 anni vende la prima sceneggiatura, trasformata nel western contemporaneo Per una manciata di soldi con Paul Newman e Lee Marvin. Altra sceneggiatura alla Paramount, realizzata poi in Deadhead mai distribuito. Terrence capisce che deve restare lontano dagli studios.
Racimola 300.000 dollari (spillati anche alla suocera) e gira La rabbia giovane (1973), storia di uno spazzino e una majorette che vagabondano per l'America lasciando alle spalle la scia di sangue. Vince il festival di San Sebastian.
Trascorrono 5 anni durante i quali scrive, dirige e monta I giorni del cielo (1978). Tutto questo tempo? Malick riprende solamente al tramonto, in quei 20 minuti tra il calar del sole e le sfumature di colore che avvampano di rosso. Il cosiddetto "Momento magico". L'interprete è un semisconosciuto Richard Gere, nella parte di un giovane che per interesse spinge la ragazza a sposarsi con un ricco proprietario. Fotografia da Oscar di Nestor Almendros e musica di Ennio Morricone. Il film vince il premio della regia a Cannes.
Terrence prende una pausa di 20 anni, durante i quali viaggia in Nepal, Siria, prepara il film preistorico "Q" che poi abortisce quando Jean-Jacques Annaud gira La guerra del fuoco; stessa sorte per la storia del mostro inglese che si esibiva dei baracconi anticipata da David Lynch in The Elephant Man. Co-sceneggia I fratelli Dion (1974) di Jack Starrett, Il bacio dell'orso (2002) di Sergej Bodrov, co-finanzia La locanda della felicità (2000) di Zhang Yimou.
Nel 1998 torna con La sottile linea rossa, preparato per 10 anni. La storia del disertore Witt e del commilitone che si riaggregano per la conquista del Guadalcanal (la maggiore delle isole Salomone) è raccontata come un omicidio durante un concerto di musica classica. Metafore, contrasti, fili d'erba sfiorati dai fucili; l'uomo soccombe alla natura.
Nel 2006 esce The New World, costato 40 milioni di dollari e girato per 4 mesi con luce naturale e macchina a spalla. La storia è scomoda, nel 1607 il capitano di fortuna John Smith arriva nel Venezuela e s'innamora dell'indigena quindicenne Pocahontas; la loro relazione è impossibile, l'occidente irrompe col bigottismo, il finale è tragico.
Terrence Malick non concede interviste dal 1973. Gira solo quando ne ha voglia. Il cinema è un'esigenza.
Non concede interviste, non si fa fotografare, non appare mai, in nessuna occasione pubblica. Durante la notte degli Oscar del 1999. quando il suo penultimo film La sottile linea rossa gareggiò con sette nominations, Terrence Malick riuscì a non farsi vedere nemmeno nel fumato che lo riguardava. Il pubblico dei gaia più celebre del mondo dovette accontentarsi dell’immagine di una sedia da regista con su scritto il suo nome. Figlio di un geologo di origini libanesi e di una madre irlandese, nata a Waco, in Texas, nel 1943, laureato a Harvard, collaboratore di «Life» e di «New Yorker», insegnante di filosofia, ma anche ex-agricoltore e operaio nei pozzi di petrolio, Malick ha nutrito la sua leggenda di regista solitario e geniale applicando la regola del sottrarsi e producendo opere con tempi giurassici.
Dal 1973 a oggi ha diretto solo quattro film, tutti, sempre, premiatissimi. Il primo, La rabbia giovane, basato sulla storia vera di due giovani sedai killer (la stessa ripresa in «Assassini nati»), vinse il Festival di San Sebastian. Con il secondo, I giorni del cielo, del 1978, protagonisti due bei ragazzi allora sconosciuti, Richard Gere e Sam Shepard, Malick guadagnò il premio per la regia al Festival di Cannes nonché quattro candidature. agli Oscar. Alla cerimonia il direttore della fotografia Nestor Almendros, collaboratore storico di Truffaut. disse, stringendo la statuetta fra le mani, che il premio apparteneva completamente al regista. Da quel momento, per vent’anni, Terrence Malick è sparito dalla scena cinematografica internazionale. Si dice che avrebbe fatto lunghi viaggi intorno al mondo, studiato discipline orientali, preso una specializzazione in ornitologia, coltivato progetti andati a monte.
Quando è tornato dietro la macchina da presa. per girare La sottile linea rossa, tratto dal romanzo di James Jones (l’autore di «Da qui all’eternità»), le star più scintillanti di Hollywood si sono messe in fila per cercare di ottenere un ruolo accontentandosi della paga sindacale. Premiato con l’Orso d’Oro al Festival di Berlino (dove l’autore fece una straordinaria quanto fugace apparizione), candidato a sette Oscar, il film tornava ad analizzare i temi centrali della poetica del regista, l’orrore della violenza, l’inevitabile legame dell’uomo con il male, le incoerenze drammatiche che ne caratterizzano il percorso, il contrasto tra le azioni umane, spesso abbiette e insensate, e i fenomeni di una natura sempre meravigliosa e ineluttabile. Argomenti ugualmente presenti in The new world, invitato fuori concorso al prossimo FilmFest di Berlino e circondato, già da mesi, dall’aura dell’evento atteso e imperdibile.
Da La Stampa, 6 gennaio 2006
Il regista che con il suo film The New World (Il nuovo mondo, ora nei cinema), storia della nascita di una nazione e della leggendaria principessa Pocahontas, vuole riscoprire l’America («deve ancora venir scoperta», dice, «sulle origini del Paese sono noti soltanto pregiudizi, favole, menzogne») si chiama Terrence Malick, e pochi lo conoscono. Non va alla tv né alle cerimonie della gente di cinema, non concede interviste, non posa per le fotografie, dice di non fare alcuna fatica a difendere la propria riservatezza («Se davvero non vuoi farti trovare, presto si stancano di cercarti»). Ha 60 anni portati bene, gli occhi limpidi, il colorito roseo di chi mangia sano e non è sedentario, una bella faccia simpatica e strana: il padre era un geologo di origini libanesi, la madre un’irlandese, lui è nato a Waco in Texas, un mix davvero insolito.
In 33 anni di carriera, dal 1973 del suo debutto, La rabbia giovane, ha diretto soltanto 4 film. Non è un caso unico (Gillo Pontecorvo, per dire, in quasi 50 anni ha diretto appena 5 film), ma è assai raro: la quantità della produzione è un elemento decisivo, nell’economia del cinema americano. Ma lui, autoproducendo il proprio lavoro (I giorni del cielo nel 1978, La sottile linea rossa nel 1998, adesso The New World) ha vinto un FilmFest di Berlino, un festival di San Sebastian, il premio per la miglior regia al festival di Cannes, ha avuto una decina di candidature all’Oscar. Quando non sta realizzando un film (quasi sempre), lavora; prima del cinema e dopo essersi laureato in filosofia a Harvard ha lavorato come giornalista, docente, agricoltore, operaio ai pozzi di petrolio texani; adesso viaggia, studia, scrive, fa il birdwatcher, legge, insegna. Il primo amore nella vita di Terrence Malick è l’America: vede il suo Paese come una immensità calma, un paradiso perduto o addormentato lacerato dalla violenza, una distesa naturale bellissima che non prevede civilizzazione né progresso come vengono comunemente intesi. Il secondo amore della vita è un odio, l’odio perle banalità ignoranti, per i luoghi comuni, la prepotenza arrogante, il male radicato nella natura dell’uomo, I suoi film molto belli somigliano a racconti morali e a paesaggi dipinti da un Maestro: i suoi attori sono perfetti. e quasi sempre giovani.
Da Lo Specchio, 21 gennaio 2006