Regista, operatore, tecnico degli effetti speciali. È figlio di un singolare personaggio, fotografo, scultore, 'inventore' stravagante, che era stato scenografo a Parigi, presso Pathé. Ha esordito come operatore in L'avventura di Annabella di Menardi (1943), dopo una lunga esperienza nel campo del cortometraggio. Sino al 1960 ha collaborato con parecchi registi, mettendosi in luce, oltre che per le sue capacità tecniche di ripresa, anche per l'abilità con cui risolveva problemi di messa in scena: in I vampiri (1957) di Freda rende con grande abilità il clima ossessivo e decadente della casa in cui si svolge l'azione; con Le fatiche di Ercole (1957) di P. Francisci collabora all'avvio del fortunato filone storico-mitologico. È ormai riconosciuto come tecnico e operatore ineccepibile, quando esordisce nella regia, nel 1960, dirigendo La maschera del demonio, cupa storia dell'orrore, tratta da un racconto di Gogol': dolly e zoom sono usati con una insistenza e un gusto figurativi che diverranno il marchio del regista. Da quel momento ha esplorato diversi generi, tra cui il mitologico - con il riuscito Ercole al centro della terra (1961) che, a differenza del film precedente, riscuote un buon successo di cassetta -' il western, la fantascienza, il comico, l'erotico, ma è sempre nell'horror che ha ottenuto i risultati migliori. Dopo La ragazza che sapeva troppo (1962), film gotico girato in un bianco e nero raffinatissimo, B. realizza con lo pseudonimo John M. Old - si usava allora, al tempo dei western casalinghi, contrabbandare per americani prodotti di confezione nazionale - un film fantastico, poco inquietante e molto confuso (La frusta e il corpo, 1963), e, di seguito, I tre volti dello paura (1963), un trittico di episodi non tutti riusciti, di ascendenza letteraria. Incerto sulla strada da intraprendere adesso, il regista oscilla fra un thriller (Sei donne per l'assassino, 1964), un western (La strada per Fort Alamo, 1965), una divagazione fantascientifica (Terrore nella spazio, 1965) e persino un film comico (Le spie vengono dal semifreddo, 1966), prima di arrivare a Operazione paura (1966) che, con I tre volti della paura e La frusta e il corpo, appartiene al gruppo di quegli horror-film che - incentrati sulle perversioni sessuali, sulla psicologia e soprattutto sulla perfetta realizzazione dei trucchi visivi, degli effetti speciali e dei movimenti di macchina (l'esperienza dell'operatore è qui fondamentale) capaci di disorientare lo spettatore e di acuire l'atmosfera da incubo - hanno reso famoso un artigiano che la critica del suo tempo trascurava. Quando le sceneggiature, modeste di solito, non lo sostengono, i risultati sono mediocri, poiché non basta la sapienza tecnica per riscattare le ingenuità e le assurdità di origine. Ha lavorato ancora parecchio, ma con scarsa soddisfazione: solo Il rosso segno della follia (1969) - titolo che fa il verso al romanzo di Stephen Crane 'Il rosso segno del coraggio', così come La ragazza che sapeva troppo alludeva a un noto film di Hitchcock - e Reazione a catena (1971) meritano di essere citati dai cinefili che ammirano il regista. Che trova di tanto in tanto il tempo di collaborare agli effetti speciali di L'Odissea (1971) di Franco Rossi e di Inferno (1979) di Dario Argento. Marginale come un 'regista maledetto', ha trovato esegeti attenti che insistono sulla componente ironica dei suoi film. «Con i suoi carrelli ha dato vita - sostiene A. Pezzotta - a fantasmi spesso privi di identità; e con i suoi zoom e fuori fuoco del periodo pop è riuscito a scardinare la grammatica del cinema (di genere, meglio aggiungere tra parentesi, per non esagerare), e a svelare la miseria di ciò che mostrano le immagini.» Il figlio, Lamberto Bava (Roma, 1944), è anch'egli regista (ha assistito più volte, come sceneggiatore e aiuto, il padre), specializzato pure lui nell'horror.
Da F. Di Giammatteo, Nuovo dizionario universale del cinema. Gli autori, Editori Riuniti, 1996, Roma
