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Mario Bava

Mario Bava è un regista, scrittore, sceneggiatore, co-sceneggiatore, fotografo, montatore, autore effetti, assistente alla regia, è nato il 31 luglio 1914 a Sanremo (Italia) ed è morto il 27 aprile 1980 all'età di 65 anni a Roma (Italia).

È stato un autore contrastante del nostro cinema. Molto amato dal pubblico, pochissimo dalla critica di allora. Eppure, oggi il suo cinema (rivalutato) rimane un'esperienza unica e, se si è maldisposti di stomaco - è un avviso - è sempre meglio rinunciare in anticipo a qualsiasi visione di una sua pellicola. Un autore che è considerato "maledetto", ma solo perché "maledetto" era l'esclamazione di chi, in piena notte, si svegliava in preda agli incubi scatenati dalla proiezione di un suo film. Creatore di scene splatter agghiaccianti, ha raccontato il lato oscuro del cinema italiano, fino ad allora costituito solo da risate e lacrime, scombinando le carte e portando la cinepresa, e con essa anche lo spettatore, verso regioni sconosciute. Ha scombinato le carte e allo stesso tempo ha improvvisato delle regole che sono diventare d'oro per ogni sceneggiatura horror o thriller che si rispetti. Dal suo stato mentale sono emersi i nostri peggiori incubi. Ed un solo nome per la definizione del più grande maestro dell'horror italiano: Mario Bava.
Padre del regista Lamberto Bava, ma figlio del tecnico di effetti speciali Eugenio Bava, che è considerato, dalla storia della cinematografia italiana, come il capostipite degli effetti speciali fotografici nostrani - sua è la fotografia de Quo Vadis? (1913), Cabiria (1914) e Cenere (1916) -, nonché uno degli assi delle produzioni dell'Istituto LUCE (dal 1926 in poi), Mario Bava crebbe esattamente come un qualsiasi figlio d'arte: in un ambiente di profondo stampo cinematografico, imparando i segreti del mestiere paterno (che poi sfrutterà in seguito). Studiò pittura (arte in cui era eccellentissimo) e inizialmente lavorò come assistente del padre, occupandosi della sottotitolazione di alcune pellicole di esportazione e della realizzazione dei titoli di apertura e di coda. Nel 1939, cominciò il lavoro di operatore cinematografico per alcuni grande registi di Cinecittà come Roberto Rossellini, Mario Costa, Mario Soldati, Luigi Comencini, Dino Risi, Vittorio De Sica, Luciano Emmer, Steno & Monicelli, ma anche autori stranieri come Georg Wilhelm Pabst e Raoul Walsh.
Pochi sanno, che si spostò dietro la macchina da presa a partire dal 1946, firmando una breve serie di documentari: L'orecchio (1946), Santa notte (1947), Legenda Sinfonica (1947), Anfiteatro Flavio (1947) e Variazioni sinfoniche (1949). Intorno ai 25 anni, acquistò una fama e uno stile che lo fecero notevolmente contendere da una grossa fetta di produzioni cinematografiche italiane e straniere. Venne considerato innovativo nelle tecniche di luce e soprattutto negli efficacissimi effetti speciali, passando repentinamente al ruolo di assistente regista per Pietro Francisci, Jacques Tourneur e Riccardo Freda. Proprio grazie alla collaborazione con quest'ultimo, Bava ha l'occasione di partecipare nel primo vero horror italiano I vampiri (1956). Freda però abbandonò il set per delle incomprensioni con la produzione ed è proprio Bava che ultimò il film, con uno spiccato gusto per i giochi di luce. Accadrà altre volte, sempre per delle incomprensioni con la produzione, che Bava prenderà il posto del regista nell'ultimazione di alcune pellicole e questo sarà il motivo principale che lo porterà, nel 1960, con un budget veramente povero, a passare, da solo, dietro la cinepresa per firmare un lungometraggio. Ispirato dalla lettura del bellissimo racconto di Gogol "Vij", firmerà quello che è considerato un capolavoro del cinema horror italiano e anche internazionale: La maschera del demonio, con l'emergente attrice inglese Barbara Steele. La pellicola farà il giro del mondo, raccogliendo un indiscutibile successo mondiale. Da quel momento in poi si confronterà, con molta versatilità, anche in altri generi cinematografici: dai peplum agli spaghetti-western, dai film d'azione ai softcore, acquistando una lunga schiera di proseliti, comprendenti Michele Soavi e il suo pupillo Dario Argento.
Ercole al centro della Terra (1961), Le meraviglie di Aladino (1961), La ragazza che sapeva troppo (1963) e La frusta e il corpo (1963) sono le pellicole che lo confermeranno ottimo regista e che gli permetteranno di dirigere grandi attori: il leggendario Christopher Lee, le belle Rosalba Neri e Michèlle Mercier, "Mister Oscar" Vittorio De Sica, il comico Aldo Fabrizi e l'intellettuale Valentina Cortese. Ottimo il suo ritmo serrato nei gialli e nei lampanti thriller e maestro dello splatter, si conferma un autore con la A maiuscola firmando l'horror I tre volti della paura - Black Sabbath (1963) con Boris Karloff, successivamente seguito da Sei donne per l'assassino (1965), dove mischia sadismo, perversioni e follia, procurandosi anche non pochi problemi con la censura (e con la giustizia) per alcune scene considerate troppo scabrose per il pubblico.
L'avventura nel western avviene con La strada per Fort Alamo (1965), quella per la commedia ne Le spie vengono dal semifreddo (1966) con gli spassosi Franco & Ciccio, ma anche con una bellissima Laura Antonelli e un gelido Vincent Price. Trasporta sulla pellicola anche l'eroe dei fumetti delle sorelle Giussani Diabolik (1967) nell'omonimo film e continua la sua predilezione per le pellicole gialle con 5 bambole per la luna d'agosto (1970) portando in auge Edwige Fenech, futura diva del cinema scollacciato italiano. In America, è amatissimo per Reazione a catena (1971) che viene considerato uno dei migliori film di Mario Bava per la straordinaria e raccapricciante capacità di dirigere scene truculente che sono in grado di terrorizzare e angosciare lo spettatore, seppur con pochissimi mezzi. Il film, che parlava di una serie di delitti splatter decisamente senza senso getterà poi le basi per la saga statunitense di Venerdì 13.
Dopo Gli orrori del castello di Norimberga (1972), La casa dell'esorcismo (1973) e Shock (1977), firma assieme al figlio il suo ultimo film, che è però un prodotto per la tv, La Venere di Ille (1979), poi si presta come assistente agli effetti speciali per l'amatissimo e prediletto Dario Argento in Inferno (1980). Si spegnerà di lì a poco, il 25 aprile, a 66 anni, per un attacco cardiaco.
Unanimemente conosciuto come uno dei maestri di genere, nessuno ha amato il mistero e la paura più di Mario Bava, imponendosi come il re del terrore della settima arte italiana. Non importa che il racconto sia lineare o meno, importa invece che lo spettatore sia immerso in quella continua e costante sensazione di angoscia che rendono il suo cinema una dimensione elettrizzante, terribile e meravigliosa.

Ultimi film

Horror, (Italia - 1977), 97 min.
Horror, (Italia - 1971), 90 min.
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