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Rassegna stampa di Salvatore Samperi

Salvatore Samperi è un attore italiano, regista, scrittore, sceneggiatore, è nato il 26 luglio 1944 a Padova (Italia) ed è morto il 4 marzo 2009 all'età di 64 anni a Roma (Italia).

GIAN PIERO BRUNETTA

Nella sfera erotica è assai coinvolto un altro autore dall'esordio assai promettente e ambizioso: Salvatore Samperi. Bellocchio + Bunuel + Losey + Godard sono gli ingredienti cinematografici che Samperi adotta per il suo primo film, Grazie zia, del 1968. Se I pugni in tasca trasmette i vapori e gli odori sulfurei della cultura laica della Padania, Grazie zia ammorbidisce il suo maledettismo con ampie spruzzate d'incenso e aspersioni d'acqua santa. Il regista è di origine padovana e questa precisazione geografica forse chiarisce le differenze tra due esordi. Di suo il regista mette una visibile incapacità a controllare tutti gli elementi, dai dialoghi alla recitazione, una componente voyeuristica, che ammorbidisce non poco la rabbia dell'opera prima di Bellocchio, e la presenza di un erotismo diffuso in oggetti, specchi, sguardi, dettagli, gesti. Nel corso della sua carriera successiva, ricca di successi commerciali e di opere di decoroso livello, Samperi si rivelerà sempre più come un chierico vagante lungo le frontiere dell'eros, un discepolo «non autorizzato» né riconosciuto del verbo erotico di Lattuada, la cui vocazione sarà sempre mascherata da qualche alibi culturale e ideologico. Mentre l'erotismo lattuadiano è carico di echi culturali e riferimenti figurativi, ed è una vera e propria filosofia di vita, un processo di «ascesi» conoscitiva, quello di Samperi è qualcosa che sembra nato tra il buio del confessionale, i banchi di scuola, le caserme e i buchi della serratura casalinghi. Anche se molto presto Samperi si dimostra dotato di buone qualità professionali e capace di realizzare opere di una certa consistenza, spesso è servito da mediocri sceneggiature, è prigioniero di moduli da cui avrebbe potuto liberarsi con non eccessiva difficoltà. La sua parabola registica da la sensazione dello spreco del talento, della rinuncia troppo precoce a realizzare le proprie capacità.

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