Sarò dura per Indiana Jones andare a breakeven: sembra incredibile, ma anche l’archeologo più famoso del mondo fatica a portare gente al cinema. Il Quadrante del Destino ha debuttato con un incasso mondiale di 130 milioni di dollari, meno delle attese di Disney, stimate in 140 milioni, ed è distantissimo dalla somma che servirebbe per pareggiare, almeno con i soli biglietti cinematografici, gli esorbitanti costi di produzione e marketing che ammontano a circa 300 milioni di dollari. Con un debutto del genere è pensabile che il film possa chiudere attorno ai 400 milioni (tra i mercati maggiori mancano UK, Spagna e Giappone), cifra che potrebbe addirittura escluderlo dalla top ten assoluta del 2023. Il film ha mancato il bersaglio in mercati chiave quali Cina (meno di 3 milioni), America Latina e gran parte dell’Asia: per il buon Indy è il momento di appendere la frusta al chiodo.

Flop notevoli, sempre in ottica di rapporto tra costi di produzione e incassi in sala, sono quelli di Elemental, arrivato a 187 milioni globali, Transformers – Il risveglio, con 381 milioni (ma è costato oltre 200 milioni) e oramai a fine corsa (da segnalare però che è diventato il secondo miglior incasso di sempre in Perù, dove è stato parzialmente girato) e The Flash, costato anch’esso uno sproposito e arrivato a fatica a 245,3 milioni. Pareggio per La Sirenetta, che arriva a 523,8 milioni e dovrebbe chiudere a 550, dopo una partenza deludente, anche se il dato è la metà dei live action Disney di maggior successo. Si profila una catastrofe invece per Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli, con appena 13 milioni di dollari globalmente, anche se in molti paesi si va ancora a scuola. Spider-Man: Across the Spider-Verse è un successo con oltre 600 milioni.

Continua il momento difficile per i film locali: in Francia l’unica new entry di rilievo è 38°5 quai des Orfèvres (titolo internazionale Police Fever) diretto da Benjamin Lehrer con Didier Bourdon, Caroline Anglade, Yann Papin, Pascal Demolon, che debutta con 300mila dollari. L’unico mercato in cui vince un film non americano è prevedibilmente la Russia, dove in testa c’è Dykhaniye, diretto da Roman Karimov, che ottiene 300mila dollari al suo debutto.