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Sue Lyon sarà per sempre la bellissima e intrigante Lolita di Kubrick

L’attrice si è spenta a Los Angeles nel giorno di Santo Stefano. Aveva 73 anni. Il ricordo di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

Sue Lyon Altri nomi: (Suellyn Lyon ) 10 luglio 1946, Davenport (Iowa - USA) - 26 Dicembre 2019, Los Angeles (California - USA). Interpreta Dolores 'Lolita' Haze; la signora Richard Schiller nel film di Stanley Kubrick Lolita.
lunedì 30 dicembre 2019 - News

Nel 1962, Sue Lyon fu “Lolita” nel film di Stanley Kubrick, tratto dal romanzo di Vladimir Nabokov. Aveva meno di sedici anni. Nabokov viene ricordato soprattutto per quel titolo, ricordo decisamente riduttivo, perché il russo americano per adozione ha prodotto molto, in vari campi.  Ma “Lolita” rimane un unicum. Sono molte le adolescenti protagoniste nei film, ma Sue ha mantenuto, da allora, la titolarità di quel modello. 

Efficace ed elusivo era il manifesto di quel film: Lolita con quegli occhiali a forma di cuore e un lecca lecca in bocca. Davvero, invase il mondo. 

Come spesso accade il cinema dovette adattarsi a una licenza. La rigorosa censura hollywoodiana non avrebbe mai permesso che una dodicenne - l’età di Lolita nel romanzo - facesse quella parte. Il concetto era “pedofilia”. Quattro anni in più sfondarono il pregiudizio, la pedofilia era solo... sfiorata. 

Sue era bellissima e intrigante, Kubrick le attribuì quel quanto di morbosità tollerabile dai codici di allora, facendo delle vere acrobazie. Il film ebbe all’uscita un buon successo, moltiplicato esponenzialmente negli anni a venire. Ci fu chi disse che Sue-Lolita esercitava anche un’azione terapeutica, come fantasia erotica, curando i foruncoli degli adolescenti. Un dono che fino ad allora era appartenuto alla sola Marilyn

Era inevitabile che Sue rimanesse, come si dice, prigioniera di quel personaggio per il resto della sua vita professionale, magari anche privata. Come spesso accade a chi è aggredito dal successo a quell’età, non seppe affrontare il futuro e le scelte. Ebbe un momento buono, fortunato due anni dopo, quando un altro grande autore, John Huston la volle in La notte dell’iguana, tratto da un testo di qualcuno che sapeva come gestire la morbosità, Tennessee Williams. Era ancora la (quasi) adolescente che cerca di sedurre il pastore protestante, alcolizzato e maledetto, Richard Burton. Sue, in costume provocante, usciva dal mare e camminava verso la sua preda, che ricorreva alla preghiera per resistere. Nel 1966 fu la volta di un altro maestro a volere la Lyon nel cast, John Ford in Missione in Manciuria. Occasione e ruolo diversi dai precedenti. 

Ma Lolita era un richiamo sempre presente nella personalità, nel recondito, di una ragazza disarmata, incapace di contrastarla. E così arrivò il declino inesorabile. Film dimenticabili, ruoli banali sul piccolo schermo. E una vita privata infelice. Sue Lyon si è sposata cinque volte, matrimoni tristi, qualcuno disastroso, durata media un anno. Poi si è ammalata. Sue non c’è più, ma Lolita... rimane.           


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