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Sibyl, un gioco di specchi poco a fuoco

Troppa carne a fuoco per un dramma poco riuscito di Justine Triet. In concorso a Cannes 2019.
di Paola Casella

sabato 25 maggio 2019 - Festival

Sibyl ha abbandonato la scrittura per diventare psicologa, ma con il tempo la voglia di scrivere è tornata: dunque la donna chiude le terapie in corso con i suoi pazienti e comincia a immaginare la trama del suo nuovo romanzo. Ma a sorpresa una giovane attrice, Margot, la contatta telefonicamente con voce disperata: è incinta del coprotagonista del film che sta girando, e la compagna ufficiale dell'attore è proprio la regista di quel film.
Per motivi che nemmeno lei sa spiegarsi, Sibyl prende in cura questa unica e ultima paziente, e diventa per lei un punto di riferimento imprescindibile soprattutto per quanto riguarda la scelta della ragazza se abortire o portare avanti la gravidanza. In realtà anche per Sibyl Margot diventa a poco a poco necessaria, con una sorta di transfert alla rovescia. La psicologa/scrittrice, che ha alle spalle una gravidanza problematica e un passato di alcolista, si identifica fin troppo nella sua paziente.

Inizia così un gioco di specchi che coinvolgerà non solo Sibyl e Margot ma tutti intorno a loro: l'attore fedifrago, la regista tradita, la sorella di Sibyl, il suo compagno e sua figlia Selma. Una galleria di personaggi che confluirà dritta dritta nel romanzo che l'autrice sta scrivendo.
Paola Casella

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