
Da James Dean a Elvis, a Belushi, Michael Jackson, Heath Legder, Symour
Hoffman. Fra mille altri.
di Pino Farinotti
La morte del "maledetto" Jan Michael Vincent evoca il destino di tanti artisti finiti "maledettamente": suicidi o devastati nel corpo e nello spirito, che può significare ancora suicidio inconscio, cercato e annunciato. Quel tipo di morte può appartenere, quasi per definizione, alla categoria artisti, appunto. Secondo un detto popolare "vita da artista" significa vita originale e, progredendo di intensità, disordinata e pericolosa. Fino ad arrivare all'estrema conseguenza. Occorrerebbe una Treccani per raccontare quelle morti. E riguardano tutte le discipline: la letteratura le arti figurative, la musica, il cinema.
Dico qualcosa di convenzionale: chi è artista deve vedersela con una dotazione particolare che ti porta a una ricerca febbrile e impietosa, e quando riesci, questa ricerca, a chiuderla, ti trovi davanti il vuoto, ed ecco che....
Gli artisti che cercando hanno trovato, non sono molti. Tutti gli altri, per loro fortuna è il caso di dire, hanno continuato il loro percorso, evolvendosi, mutando registri, col cuore e la mente in tensione, sempre predisposti al futuro. E sì, salvandosi. Altra didascalia, quando ci si riferisce a certi divi, quasi semidei, quelli che dettano moda e comportamento, quelli che possiedono un talento che va a sfiorare la grazia, si dice che sono baciati dagli dei del cinema. In realtà sono baciati dai demoni del cinema. E siccome qui la Treccani non ci sta, procederò attraverso la memoria di getto, che è affidabile, perché, spontaneamente screma la polarità la qualità e l'essenziale. Parto da un classico del 1955, Gioventù bruciata di Nicholas Ray, con James Dean, Natalie Wood e Sal Mineo. Divennero i modelli dei giovani, infelici, del mondo. Con quella vocazione a ribellarsi a tutto, genitori e stile di vita. Dean morì subito, in quell'incidente su Porsche, aveva 24 anni. Mineo fu assassinato 37enne in circostanze non chiarite del tutto, forse in una vicenda omosessuale. Anche la morte di Natalie Wood, poco più che quarantenne, non fui mai risolta. Si allontanò sul gommone di servizio dello yacht di suo marito Robert Wagner e scomparve. Le indagini durarono anni e non approdarono a nulla. Solo a sospetti. Per anni il cinema ha cercato un erede di James Dean.
I prescelti furono molti, ma un altro James non venne trovato. Qualcuno però gli assomigliava, si chiamava River Phoenix. Era una grande promessa. Il film Belli e dannati, che lo vedeva fra i protagonisti è una sua perfetta definizione. Morì la sera di Halloween, dopo aver ingerito una mistura di eroina e cocaina. Aveva 23 anni, uno meno del suo modello Dean. Anche Elvis Presley, trovato agonizzante la mattina di quel 16 agosto del 1977, viveva da tempo di pillole di ogni genere, era un triste predestinato. Aveva 42 anni. John Belushi fu trovato morto in un hotel. Gli era stata fatale una iniezione di cocaina e eroina. Aveva 33 anni. Nel primo pomeriggio del 22 gennaio del 2008, in un appartamento di Soho venne trovato il corpo senza vita di Heath Ledger. Aveva 29 anni. L'autopsia determinò che la morte era stata causata da una combinazione di ansiolitici ed analgesici. Per la sua interpretazione dello Joker nel Il Cavaliere Oscuro ottenne un Oscar postumo. Devastato da infiniti stress e dall'insonnia Michael Jackson tentò una cura a base di benzodiazepine e propofol, sostanze pericolose se gestite senza l'opportuna attenzione. Venne trovato morto nella sua casa di Los Angeles nel giugno del 2009, a 51 anni. Il talentoso, misterioso, irrequieto Philip Seymour Hoffman premio Oscar nella parte di Truman Capote, il 2 febbraio del 2014, a 47 anni, venne trovato morto, con la siringa ancora nel braccio, nel suo appartamento di New York. Aveva assunto, anche lui, un mix di eroina e cocaina. L'ho scritto sopra. Siamo a ... un millesimo di questa storie. Si potrebbe continuare all'infinito.
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