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Emmy Awards 2018, trionfa La fantastica signora Maisel

Cinque premi alla serie di Amy Sherman-Palladino. Il trono di spade miglior serie drammatica. Un premio anche a Henry Winkler, il popolare Fonzie di Happy Days.
di Andrea Fornasiero

martedì 18 settembre 2018 - Premi

La notte degli Emmy Awards 2018, condotta senza impressionare da Colin Jost e Michael Che, autori e attori del Saturday Night Live, ha regalato diverse sorprese. Prima di tutto ha parzialmente confermato il sorpasso di Netflix sulle rivali, visto che nella serata finale degli Emmy ha vinto 7 premi contro i 6 di HBO e i 5 di Amazon ed FX. D'altra parte però i dati sono più complessi e per esempio il conteggio totale, che include anche i Creative Emmy ossia i premi delle maestranze tecniche (riconoscimenti prestigiosi come quelli per montaggio, colonna sonora e fotografia), vede un pareggio tra Netflix ed HBO, entrambe a quota 23.
La serie regina della serata inoltre non è stata di nessuna delle due, bensì di Amazon Prime Video che con la comedy La fantastica Signora Maisel ha vinto 5 premi: per la miglior attrice protagonista (Rachel Brosnahan) e non protagonista (Alex Borstein), per la miglior comedy e ha segnato anche il solo primato della nottata.

Amy Sherman-Palladino è la prima donna a vincere, nella stessa cerimonia, sia come miglior regista sia come miglior sceneggiatrice e la prima persona in assoluto a farlo con un episodio pilota.
Andrea Fornasiero

Un risultato sensazionale e pure riparatorio, se si considera che l'autrice di Una mamma per amica non veniva candidata addirittura dal 1992, quando aveva gareggiato come sceneggiatrice di Pappa e ciccia.
Non va poi affatto sottovalutata la performance di FX, che con L'assassinio di Gianni Versace ha ottenuto ben tre vittorie nella combattuta categoria delle miniserie e Tv movie, dove Ryan Murphy in veste di regista ha battuto persino il grande David Lynch. Doverosi invece i premi all'ormai conclusa The Americans, mai abbastanza considerata dagli Emmy e finalmente onorata per sceneggiatura e per il miglior attore protagonista (Matthew Rhys), anche se a ben vedere avrebbe meritato di più l'attrice Keri Russell. Contro di lei l'ha invece spuntata Claire Foy, che del resto era a sua volta all'ultima chance visto che ha abbandonato, dopo due stagioni, il ruolo della regina Elisabetta II, già assegnato a Olivia Colman.


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In foto Claire Foy.
In foto Matthew Rhys.
In foto Joel Fields e Joe Weisberg.

La categoria delle serie drammatiche ha visto i premi spargersi tra vari titoli, come Westworld per la non protagonista Thandie Newton, che con quasi un'intera puntata recitata in giapponese antico era difficilmente eguagliabile. Per Il trono di spade non sembrava l'anno migliore, visto il premio al solo Peter Dinklage come non protagonista, ma alla fine della serata il riconoscimento per la miglior serie drammatica è andato invece proprio al fantasy di HBO, che ha vinto quindi due premi, da sommarsi ad altri 7 Creative Emmy, facendola diventare la serie più incensata con nove riconoscimenti (la seconda è La fantastica Signora Maisel a 8, mentre è come sempre fuori scala il solito Saturday Night Live).

Netflix quindi ha avuto molte vittorie ma il vero trionfo è quello di Claire Foy. Gli altri premi della piattaforma sono stati per la miglior scrittura di uno special di varietà a John Mulaney; ai non protagonisti di Godless Jeff Daniels e Merritt Wever; all'incredula Regina King protagonista di 7 Seconds, serie già cancellata ma per cui l'attrice è stata comunque preferita a Laura Dern; per la sceneggiatura dell'episodio di Black Mirror intitolato USS Callister; per la regia di un episodio di The Crown a Stephen Daldry.
Andrea Fornasiero

L'unica comedy in grado di strappare qualche premio - non a caso quelli maschili - a La fantastica signora Maisel è stata Barry di HBO, che ha visto assegnare il primo Emmy a Henry Winkler, il mitico Fonzie che ha detto di essersi preparato il discorso già 43 anni fa. La serie è stata premiata anche per il miglior protagonista, Bill Hader, che ne è anche ideatore. A bocca asciutta invece titoli comunque molto apprezzati da pubblico e critica, oltre al già citato Twin Peaks anche: Stranger Things, Patrick Melrose, This Is Us, The Handmaid's Tale (guarda la video recensione) e Atlanta (questi ultimi tre possono rispettivamente consolarsi con la vittoria ai Creative Emmy per gli attori guest star Ron Cephas Jones, Samira Wiley e Katt Williams).


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In foto il cast de Il trono di spade.
In foto Edgar Ramirez, Penelope Cruz e Ryan Murphy.
In foto Thandie Newton.

Se nel bilancio finale i principali quattro contendenti (Netflix, HBO, FX e Amazon) hanno pressoché pareggiato sono rimaste invece a secco due grosse realtà come Showtime e Hulu, mentre dei network solo NBC e ABC hanno strappato una piccola vittoria, la prima per il Saturday Night Live e la seconda per la regia della notte degli Oscar. Qui il vincitore Glenn Weiss ha regalato il momento più emozionante della serata, con una proposta di matrimonio in diretta alla sua compagna, che ha accettato tra le lacrime e lo stupore.

Tra gli altri highlights segnaliamo: Tiffany Haddish che si rivolge ad Angela Bassett con il saluto del Wakanda; Rachel Brosnahan che nel suo discorso di ringraziamento incita il pubblico ad andare a votare; Ryan Murphy che ricorda come il suo L'assassinio di Gianni Versace tratti una questione purtroppo ancora attuale, quella dei crimini d'odio di matrice omofoba.
Andrea Fornasiero

Non è mancata un po' di ironia a sfondo politico anche nel monologo iniziale, ma niente di sfacciatamente anti-Trump, con la battuta più forte dedicata a The Handmaid's Tale, dove si descrive un futuro così terribile che i neri americani lo considerano simile alla propria storia. Michael Che, a tal proposito, ha lanciato un breve segmento intitolato Reparation Emmys, dove venivano consegnati Emmy per strada ad attori neri che in passato sono stati snobbati da questo premio.
Sul tema della memoria c'è poi stata la celebrazione della 96enne Betty White, vincitrice in passato di cinque Emmy e candidata innumerevoli volte. Immancabile infine il segmento "In Memoriam" per le personalità scomparse, dove sulla voce di Aretha Franklin che cantava "Amazing Grace" sono sfilati, tra gli altri, i volti dei compianti Anthony Bourdain, Reg E. Cathey, Steven Bochco, Hugh Hefner, Neil Simon, John McCain, Burt Reynolds e ovviamente la stessa Aretha Franklin.


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