Advertisement
Exodus: un film che non è un film

ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto una scena del film L'asso nella manica di Billy Wilder.
Kirk Douglas (Issur Danielovitch Demsky) 9 dicembre 1916, Amsterdam (New York - USA) - 5 Febbraio 2020, Beverly Hills (California - USA). Interpreta Charles 'Chuck' Tatum nel film di Billy Wilder L'asso nella manica.

lunedì 14 settembre 2015 - Focus

Ho già avuto l'occasione di scrivere del piccolo schermo che ormai ospita i colossal più del grande, con una differenza che non è da poco, non è fiction, ma realtà. Che i media, la televisione in primis, non solo raccontino, ma facciano la storia è risaputo ormai da tanto tempo. In Exodus, il film di Otto Preminger, un classico molto popolare, racconta degli ebrei che partiti da Cipro arrivano in Palestina. Fonderanno lo Stato di Israele. Storia eccome!

E poi ci sono quelle sequenze, che sono nella memoria di tutti, di Mosè che parte dell'Egitto con la sua gente nei Dieci comandamenti, il colosso per eccellenza, con tanto di Mar rosso che si apre al comando di Charlton Heston. Altre migrazioni del cinema sono quelle degli indiani, adesso si dice nativi d'America, trasferiti dai bianchi dalle loro terre "dove riposano i padri, il cielo è blu e vive il bufalo", alle riserve desertiche e recintate dove il bianco consegna coperte e cibo per la sopravvivenza. Tutto questo, naturalmente, ci dice qualcosa. Ma il caso del piccolo siriano Aylan su quella spiaggia, portato via in braccio, esamine, ha ancora un volta fatto la storia.
Si è detto che quell'immagine ormai fa parte, e lo farà per sempre, della memoria di questa epoca. È così, e sacrosanto. E naturalmente tutti ci si sono buttati. Non so se la signora Angela Merkel, la dura tedesca, abbia cambiato, completamente, strategia in virtù di quel bambino. Non lo credo, ma certo lo ha fatto "anche" in virtù di quel bambino. Il povero Ayla, l'inconsapevole soggetto del grande scoop, strumento universale di interessi politici. Anche noi non ci siamo sottratti. Il Presidente del Consiglio, durante il suo discorso che concludeva la festa dell'Unità a Milano ha voluto che alla sue spalle campeggiasse quell'immagine disperata. Cosa furba e brutta. Ma da quando la comunicazione corrente, che sia mediatica o politica bada a queste cose? Vale l'audience, valgono le vendite e i voti. E Aylan è un'occasione imperdibile. Ed è un grande spettacolo che non ti fa neppure pagare il biglietto. Che tristezza.

Enrico Mentana, nel suo Tg su La7, commentando la vicenda di Aylan e le reazioni dei leader di quasi tutti i Paesi, si è detto stupito che avesse più forza quell'immagine di tutte le altre, migliaia, milioni, che da mesi e anni vediamo sui giornali e in televisione. Strano che si sia stupito, lui che conosce alla perfezione le regole del giornalismo. Una lezione in questo senso ci arriva da lontano. È perfetta, faceva e fa testo.

Nel film L'asso nella manica, 64 anni fa, Billy Wilder aveva già capito tutto. Kirk Douglas, giornalista in crisi, cerca disperatamente uno scoop. Si imbatte per caso in un borgo del Nuovo Messico, dove un uomo è rimasto intrappolato nel fondo di una montagna. Il giornalista fiuta l'occasione e costruisce, cinicamente, lo scoop. L'uomo, Leo Minosa, potrebbe essere liberato in poche ore, ma perché l'"affair" monti sui giornali occorre una settimana. Si organizza dunque il "grande carnevale", (titolo originale del film), accorrono i cronisti delle grandi testate, accorre la gente che si accampa, si organizzano mercatini, persino una giostra e viene composta una canzone sul poveretto in fondo alla montagna. Si lavora dall'alto con una perforatrice, mentre sarebbero bastati pochi assi a sostenere le pareti della grotta. Finisce che il povero Leo muore. All'inizio, Douglas risponde al suo assistente che gli dice "Il padre di Minosa aveva la faccia di quella gente che aspetta fuori da una miniera dove sono bloccati centinaia di uomini". Il giornalista risponde: "Un uomo è peggio di un centinaio, non te lo hanno spiegato?... È la reazione del pubblico. Tu compri un giornale e leggi della morte di cento uomini, o di cinquecento, o di un milione di uomini come nelle carestie in Cina, ma ti senti indifferente. Uno uomo solo è diverso, vuoi sapere tutto di lui. Questa è la reazione del pubblico".

Nel 1981 un altro bambino commosse tutti, in televisione. Quando la Rai cominciò la diretta Alfredino Rampi era ancora vivo, incastrato in fondo a un pozzo artesiano nei pressi di Vermicino. Si tentò di salvarlo in tutti i modi. Per diciotto ore l'Italia seguì il triste spettacolo. Era una storia italiana, non del mondo. Ma quando venne estratto Alfredino era freddo e morto.
Come Aylan.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati