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Tokyo Film Festival, applausi per Hungry Hearts

La rassegna entra nel vivo. Grande attesa per La foresta di ghiaccio.
di Paolo Bertolin

In foto Alba Rohrwacher e Adam Driver in una scena del film Hungry Hearts di Saverio Costanzo, presentato con successo al 27° TIFF nella sezione World Focus.
Alba Rohrwacher (45 anni) 27 febbraio 1979, Firenze (Italia) - Pesci. Interpreta Mina nel film di Saverio Costanzo Hungry Hearts.

sabato 25 ottobre 2014 - News

Prima giornata a pieno regime per il 27° Festival Internazionale di Tokyo, con le sale del Toho Cinemas Roppongi Hills che iniziano a gremirsi di spettatori curiosi e attenti, ma le cui reazioni sempre molto controllate rendono difficile comprendere quanto i film siano effettivamente graditi o meno. Quel che è certo è che grazie alle numerose proiezioni che il festival propone il pubblico nipponico può recuperare opere importanti della recente stagione festivaliera, come i due titoli reduci dalla Mostra di Venezia passati in World Focus oggi, The Golden Era della veterana hongkongese Ann Hui e il doppio laureato veneziano per le interpretazioni maschile e femminile Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Quest'ultimo è il primo dei titoli italiani a sfilare in programma a Tokyo e sia Costanzo sia l'impeccabile protagonista Alba Rohrwacher hanno presenziato alla prima nipponica.

In attesa che passi in concorso La foresta di ghiaccio di Claudio Noce, si sono visti oggi in gara due film dal sud est asiatico in prima mondiale. Il primo è River of Exploding Durians, lungometraggio d'esordio del cinese di Malaysia Edmund Yeo. Il giovane regista ha in precedenza firmato diversi corti presentati a festival come Busan, Clermont-Ferrand e Rotterdam, e nel 2009 era stato nel concorso Corto Cortissimo della Mostra di Venezia con un corto di produzione giapponese, Kingyo. Questo ambizioso primo lungometraggio è probabilmente il film più politico e arrischiato mai visto in provenienza dalla Malaysia. Cinematograficamente parlando, si tratta di un'opera imbevuta di suggestioni della nouvelle vague taiwanese. Lo spirito dei film di Hou Hsiao-hsien e Edward Yang degli anni Ottanta aleggia sul debutto di Yeo, dove si ritrova un'impostazione concettuale similare: il racconto della Storia di un paese attraverso le storie individuali di persone ordinarie, le cui sorti vengono influenzate dalle decisioni che si prendono 'altrove'. Che un film come questo arrivi ad esattamente venticinque anni dal Leone d'Oro di La città dolente conferma l'imperituro influsso che il capolavoro di Hou ha esercitato sulle nuove generazioni di cineasti asiatici, che cercano ancora, con sincerità e rispetto, di riprodurre la lezione del maestro taiwanese in contesti diversi - e forse persino più difficili.
L'azione è ambientata in un villaggio di pescatori a nord di Kuala Lumpur, dove è stata recentemente impiantata una fabbrica a proprietà australiana per l'estrazione e la raffinazione delle 'terre rare' (di cui apparentemente la Malaysia è invece assai ricca) che sta causando notevoli problemi ambientali, e si sviluppa in tre capitoli:
- nel primo, assistiamo all'educazione sentimentale del liceale Ming, innamorato dell'amica d'infanzia Mei Ann; allorché quest'ultima gli rivela di essere promessa in sposa al figlio del sindaco, i due fuggono alla volta di Kuala Lumpur e poi delle Cameron Highlands;
- nel secondo, Yeo introduce il rapporto tra la professoressa di Storia Lim e la capoclasse Hui Lin, che si scopriranno accomunate dall'amore per la lettura (in un bellissimo passaggio viene citato "Il Maestro e Margherita" come lettura metaforica dello stato di cose della Malaysia contemporanea) e dal comune desiderio di 'fare qualcosa' contro la centrale che sta distruggendo le vite della comunità. Fino ad arrivare all'estremo dell'azione terroristica;
- nel capitolo conclusivo, i personaggi delle due storie precedenti si ritrovano e si accomiatano, anche in forma di fantasmi, per condurre ad un finale struggente, che accoglie un possibile nuovo inizio, in coincidenza con il Capodanno cinese.
River of Exploding Durians è persino troppo denso di eventi e riferimenti (in alcune presentazioni in classe si ripercorrono pagine 'taciute' o dimenticate della Storia del sud est asiatico), come se il regista, che ha realizzato il suo debutto con un budget risicatissimo, avesse concentrato in un unico lavoro tutto il materiale che poteva, per tema di non poter ripetersi (considerando la natura politica del film, c'è da chiedersi se in effetti non incontrerà problemi in patria - dove comunque il film difficilmente sarà proiettabile). Ma nella sua essenza, il film di Yeo è un Bildungsroman tra amore e politica, pieno fino all'orlo di sequenze dalla composizione ricercata. Un eccesso giovanile che suscita simpatia e che si può certo perdonare.

Assai più difficile è prendersi del nuovo film del maverick filippino Khavn De La Cruz Ruined Heart - Another Love Story Between a Criminal & a Whore. Fattosi una reputazione tramite un inarrestabile e prolificissimo output di produzioni no budget irriverenti e 'sgarrupate' realizzate sotto l'autoredatto manifesto/etichetta di Filmless films (ovvio riferimento all'esplosione di libertà filmica derivata dall'avvento del digitale), De La Cruz ha alzato il tiro con il suo precedente Mondomanila, viaggio al termine della notte più cupa, freak e cinica della metropoli filippina, tra incubo e musical. Coprodotto nuovamente dal tedesco Stephan Holl, avventuroso produttore/distributore/esploratore dei generi su scala globale, De La Cruz s'avvale nel suo nuovo film musicale senza dialoghi della fotografia del grande Christopher Doyle e dell'interpretazione dell'icona indie nipponica Asano Tadanobu. Purtroppo, le partecipazioni di prestigio non riescono a ravvivare un copione che sa di déjà vu - cosa che di per sé non è un limite nel percorso di un cineasta che ha fatto del continuo autoremake/remix/rip off una dichiarazione d'intenti. Il vero problema è che qui deficita la verve giocosa e parodistica dei migliori film di questo regista punk dalle creste multicolori. Attendiamolo dunque alla prossima prova, sperando che non si sia 'istituzionalizzato'...

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