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Storia "poconormale" del cinema: puntata 115

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

Una scena tratta dal film La corazzata Potëmkin di Sergej M. Ejzenstejn.

venerdì 6 maggio 2011 - Focus

I grandi titoli
La letteratura presenta titoli importanti, che hanno formato l'educazione sentimentale e intellettuale delle generazioni. Il concetto vale, in chiave diversa naturalmente, per il cinema. La letteratura esiste da alcuni millenni, il cinema nasce di fatto col novecento. Se si vogliono misurare le due discipline si può cominciare dai libri diventati film (e certo i film ci hanno guadagnato) e dalle diverse identità. Ho avuto più volte modo di raccontare queste identità, complesse e sfuggenti, sfuggenti soprattutto quando trattasi di cinema, che ha molti vantaggi rispetto alla letteratura, a cominciare dalle licenze e dalle responsabilità.

Indicazioni
La letteratura ha dunque dettato le grandi indicazioni morali, umane e intellettuali, da tanto, tanto tempo, appunto. Il cinema ha a sua volta dettato le proprie. Naturalmente il cinema ha minore cultura e potenza. Un libro viene assunto nel profondo della coscienza e della memoria. Forma un codice che lì rimane per sempre. Il film vale come suggestione e come sentimento, ma poi tutto evapora rapidamente. Ho a volte citato l'esempio del "Potenkin", proiettato a Parigi nel 1926, presente gran parte dell'intelligenza del mondo, scrittori, intellettuali e artisti. Hemingway dichiarò: "uscii da quella sala che ero un rivoluzionario." Poi Hemingway non ha fatto la rivoluzione, e nessuno dei presenti a quella storica "prima". Senza arretrare di secoli, rimenando, per contemporaneità delle due arti, al Novecento, ci sono nomi di autori, importanti, onesti e garanti, chiamiamoli cardini, o maestri, che hanno creato i confini delle "indicazioni" che ho detto sopra. Emergeranno nel racconto.

Protagonista
In questa puntata protagonista è l'Italia. Se diciamo Novecento, se diciamo maestri, citazioni sicure, di partenza, possono essere Svevo, D' Annunzio e Pirandello, che identificano la prima parte del secolo. Gente che aveva cercato e trovato, che veniva esportata nel mondo, che aveva formulato esempi che agivano sul comportamento collettivo. A seguire, un poeta, Ungaretti, e poi personalità come Pavese e Pasolini: la cultura applicata al sociale e alla politica, personaggi ascoltati. Per l'ultima parte del Novecento forse occorrerà un po' di tempo per una selezione definitiva e assoluta. Occorrerà quella che viene chiamata prospettiva. Ballano ancora troppi nomi. Non voglio farli, ma la selezione sarà... impietosa. Ecco, "comportamento collettivo": il punto è questo. Le epoche che riguardano i nomi fatti sono... lontane. Per dire che la prevalenza della letteratura è stata messa in discussione, aggredita da altre forme di comunicazione che risolverei semplicemente con una dimensione: il grande e il piccolo schermo.

Spazio
Nell'era contemporanea gli "schermi" hanno rosicchiato sempre più spazio fino ad occuparlo quasi tutto. Inoltre si è affermato un principio singolare e inquietante: l'eccesso di informazioni invece di favorire la verità, l'ha compromessa e nascosta. Ha tutto relativizzato a seconda delle fonti. C'è sempre una verità provata a fronte di un'altra verità, opposta, altrettanto provata. Non è improprio chiamarla "politica". L'utente ha sempre a disposizione una doppia o tripla, o quadrupla lettura. E deve decifrare fra fonti che dicono cose del tutto diverse. Prima, gente come Pirandello o Pavese, o Pasolini, veniva accettata come fonte credibile, come verità e come maestro. Adesso nessuno, proprio nessuno ha la personalità e la potenza di proporsi come maestro, come fonte univoca e accettata. C'è subito un antagonista da un'altra parte. E poi i due schermi, come ho detto, sono troppo prevalenti e propongono i loro ... dico modelli, le dita si rifiutano di battere "maestri". E così se prima un modello poteva essere un Pasolini, adesso un modello è Signorini. Lascio all'utente la scelta dell'aggettivo e del concetto riferito al vivente: invadente, pensiero debole, imbarazzante, devastante.

Premessa
La lunga premessa per arrivare ai titoli. Nella prima metà del Novecento il cinema, rispetto alla letteratura, ha presentato i suoi maestri omologhi, come Rossellini, De Sica, Visconti, Fellini e altri che citerò salendo. Erano autori di cinema della qualità più alta, artisti generali che hanno invaso il mondo. Ma erano registi, a fronte degli scrittori, consapevoli di un assunto: "solo" di film trattasi.
Certo, erano grandi film, rappresentavano e spiegavano molto. Ma non erano letteratura. Titoli importanti del cinema, che hanno segnato come segna il cinema: verranno fatti.

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