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Il delirio pop definitivo

La follia di Takashi Miike al servizio di Yattaman.
di Emanuele Sacchi

Kyoko Fukada (in foto) interpreta Miss Dronio in Yattaman - Il film di Takashi Miike.
Kyoko Fukada (41 anni) 2 novembre 1982, Tokyo (Giappone) - Scorpione. Interpreta Miss Dronio nel film di Takashi Miike Yattaman - Il film.

giovedì 27 gennaio 2011 - Approfondimenti

Era solo questione di tempo prima che avvenisse il fatidico incontro tra il più scombiccherato degli anime giapponesi e il genio fuori controllo di Takashi Miike. Inevitabile, come se una fetta della carriera del prolifico Miike fosse una sorta di preparazione al delirio pop definitivo; il rapporto del regista con il mondo di manga e anime è storia antica, dal diluvio di sangue e ultraviolenza surreale di Ichi the Killer a un omaggio deliberato e privo di inibizioni al genere come quello di Zebraman, in cui un padre di famiglia si reinventa uomo-zebra per salvare – come in ogni buon nippo-fantasy che si rispetti - il mondo dalle forze del male.

Una delle strisce più sconcertanti dell'animazione orientale
La sensibilità del maestro dello sconveniente e del disturbante (capace di violare la sacralità della famiglia nell'iconoclasta Visitor Q come pure di mutare il macabro in musical nell'incredibile Happiness of the Katakuris) trova il suo naturale contraltare in una delle strisce più sconcertanti e meno strettamente infantili tra quelle che hanno costituito la storia dell'animazione del Sol Levante. Realizzata dalla Tatsunoko Productions tra il 1977 e il 1979, Yattaman è di gran lunga la serie più popolare tra quelle della saga di Time Bokan (tra le serie incluse Predatori del tempo e Calendar Men, come collante un umorismo goliardico e nonsense), rimasta nel cuore e nell'immaginario di un esercito di nerd grazie a diversi fattori: dalla varietà di artifici ludici nelle mani tanto dei buoni che della sgangherata gang di villain – atta a soddisfare le esigenze degli spettatori più giovani - alla sensualità prorompente di Miss Dronio (Doronjo in originale), generosamente esposta - con accenno di sado-maso - alle punizioni ricorrenti del malvagio Dokrobei.

La schematicità come chiave del successo
Ma forse la chiave del successo di Yattaman è da individuare nella sua schematicità, nella sua adesione ortodossa a un pattern iterativo. Ogni buon prodotto creato per durare e per reclutare legioni di fan, specie di quelli che non si pongono troppe questioni, deve far leva su uno schema consolidato, rappresentato qui dallo scontro robotico (dall'esito iper-scontato), in cui sono le (poche) variazioni sul tema a rappresentare quel minimo consentito di cambiamento nella continuità.
Miike si avvale in pieno della formula, calcando la mano sugli scontri tra gli Yatta Men e il trio Drombo e mescolando il puntiglio nostalgico del fan dell'anime all'abilità – il cameo dei doppiatori originali dell'anime - da manipolatore di effetti digitali dagli esiti imprevedibili. Le evoluzioni degli Yattacan e le assurde invenzioni di Boyakki sono un piacere destinato ad accontentare tanto gli esegeti quanto coloro che dello Yattaman originale non hanno visto neanche un episodio.

La miss discinta e la goliardia di Miike
Se il sogno di orde di nerd bramosi (e dello stesso Miike, c'è da giurarlo) di vedere Miss Dronio discinta nel live-action come nell'anime di origine, è destinato a infrangersi di fronte allo status di star di Fukada Kyoko (già protagonista in Dolls di Kitano e nel cult Kamikaze Girls), il regista non lesina certo sul lato più malizioso e irriverente, prendendosi abbondantemente la rivincita. Il perennemente allupato Boyakki, ideatore di robot che proiettano il suo desiderio sessuale, e i suoi tentativi disperati di conquistare il cuore di Dronio sono il motore principale per gli spunti di gag che si spingono sino a un'incredibile scena di sesso tra Yattacan e un robot dalle fattezze femminili.

La profondità di Miike nella solitudine dei personaggi
Goliardia a parte, però, Miike si rivela, ancora una volta, molto meno ovvio e appiattito sul lato visivo di quanto di primo acchito possa apparire: nella malinconica vicenda del trio Drombo si respira la solitudine di personaggi che, nella buona e nella cattiva sorte, sono destinati a percorrere insieme il medesimo sentiero, in un perenne loop in cui il Male si adopera per sfidare Yattaman e per incassare l'ennesima sconfitta. Come illustra l'auto-citazione di Gozu verso il finale, morire e (ri)nascere sono la stessa cosa quando il destino è circoscritto a un'unica, insensata e infinita, danza di marionetta guidata da un sadico burattinaio.

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