Torna la vendetta di Gibson
Dopo qualche esperimento dietro la macchina da presa (La passione di Cristo, Apocalypto) dopo il divorzio dalla moglie Robyn Moore, e soprattutto dopo qualche indecoroso episodio (arresto in stato di ebbrezza e offese antisemite) che gli procurarono terra bruciata tra i produttori di Hollywood (molti dei quali ebrei), torna alla ribalta, nella veste di attore, Mel Gibson. A richiamarlo all'ordine, è il regista di Zorro e James Bond, Martin Campbell, che per il protagonista del suo Fuori controllo altri non voleva che proprio l'attore statunitense naturalizzato australiano. Adattamento per il grande schermo di una miniserie britannica datata 1985 e diretta dallo stesso Campbell, Fuori controllo è un thriller che fonde politica e affari, incentrato sull'azione quanto sui sentimenti di vendetta e redenzione. Dopo aver visto morire la figlia (Bojana Novakovic), il detective Craven (Gibson) tenta di sublimare il dolore e il senso di colpa (tutti sostengono che il bersaglio fosse lui) cercando il colpevole. Ma questa ricerca solitaria dell'assassino lo porterà a vivere un'odissea fatta di scoperte emotive e misteri da risolvere.

Paradossi
Non tutti però combattono i delitti come Craven. A volte il crimine diventa sopravvivenza e l'omicidio rito di iniziazione: è questo il caso de Il profeta di Jacques Audiard, il trionfatore degli ultimi César che si è guadagnato anche una prestigiosa nomination agli Oscar. Audiard grazie a una lodevole interpretazione dell'attore Tahar Rahim, racconta il carcere come è e non come dovrebbe essere, descrivendo il paradosso di un ragazzo che proprio grazie alla galera raggiunge una posizione di potere, una posizione che mai avrebbe potuto raggiungere fuori. Condannato a sei anni di reclusione, Malik El Djebena (Rahim) non sa né leggere né scrivere ed è il più timido di tutti. Preso di mira dal leader della gang corsa che spadroneggia nel carcere, Malik è costretto a svolgere numerose "missioni", che però lo fortificheranno e gli meriteranno la fiducia del boss. L'aspra denuncia della maleducazione del sistema carcerario è evidente e Commedie sentimentali
Cambiando genere, arriva nelle sale anche la stra pubblicizzata commedia di Nancy Meyers (What Women Want, Tutto può succedere), È complicato. Interpretata da tre veterani del cinema, Meryl Streep, Steve Martin e Alec Baldwin, la nuova opera della Meyers torna a parlare dei sentimenti e delle sfaccettature dell'amore con quel brio e quell'ironia che da sempre la contraddistinguono. Stavolta sotto la lente d'ingrandimento c'è il divorzio e quel legame tra ex che la separazione non può distruggere, anzi, a volte idealizza e manca. Gli adulti della cineasta americana si trovano immancabilmente faccia a faccia con verità che avevano a lungo evitato e il triangolo amoroso tra Jane, Jake e Adam ne è un esempio.
Con Io sono l'amore e Tutto l'amore del mondo, si torna al made in Italy stavolta con la regia di Guadagnino e Grandi. Io sono l'amore è una commedia corale, nata dalla collaborazione tra il regista palermitano e l'attrice Tilda Swinton (che per l'occasione è anche produttrice) e descrive, con attenzione maniacale all'estetica delle immagini, le vicende umane e professionali di una famiglia di industriali milanesi. L'amore compare nelle veste di unica possibilità di redenzione da una casa falsa e compromessa.
Interpretata e prodotta dal giovane Nicolas Vaporidis, Tutto l'amore del mondo è invece una commedia sull'innamorarsi ed è ispirata alla pièce teatrale di Massimiliano Bruno, "InterRail". Tra romanzo di formazione e road movie, il film racconta il viaggio (fisico, attraverso l'Europa, e sentimentale, attraverso la crescita emotiva) di quattro giovani interpretati da Ana Caterina Morariu, Alessandro Roja, Myriam Catania e dal citato Nicolas Vaporidis.