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Napoli, Napoli, Napoli: il documentario partito dal carcere femminile

Ferrara risponde alla polemiche dei giorni scorsi sul remake del film Il cattivo tenente.
di Marlen Vazzoler

Napoli secondo Ferrara
Abel Ferrara (73 anni) 19 luglio 1951, New York City (New York - USA) - Cancro. Regista del film Napoli Napoli Napoli.

venerdì 11 settembre 2009 - Incontri

Napoli secondo Ferrara
La pellicola di Abel Ferrara è nata come un documentario che è partito per volere del regista dal carcere femminile di Pozzuoli, per raccontare attraverso le donne non il carcere ma l'umanità e la città. Durante questo percorso Ferrara ha deciso di allargare il progetto aggiungendo delle piccole fiction sceneggiate da Peppe Lanzetta, Maurizio Braucci e Gaetano Di Vaio.

È stato semplice avere a disposizione questi racconti, c'è stato un casting della vita, come sono andate le cose?

Gaetano di Vaio: Abel conosceva un po' il mio percorso di vita e ha fatto si che il contatto e la mediazione con le persone recluse avvenisse soprattutto attraverso me, diciamo che sono stato uno strumento positivo di Abel.
Giovanna Di Tonno, ex carcerata: Io stavo a Pozzuoli, dove mi hanno intervistato. Parlando della mia storia mi fa male ancora, quando ero là dentro è venutq a mancare mia mamma, poi ho perso mio padre, ora sono sola e vado avanti.
Gaetano di Vaio: Abel ha voluto dare voce in maniera forte, oserei dire anche in modo prepotente a un'umanità, in cui abbiamo voluto capovolgere questo tipo di situazione. Il tentativo è stato di fare incontrare queste Napoli, di confrontarci e di costruire qualcosa di positivo.

Come ha lavorato sulla sceneggiatura per arrivare a questo film? Abel Ferrara: Abbiamo iniziato a fare un film molto semplice in cui abbiamo intervistato le detenute del carcere e abbiamo cercato di perseguire quello che esprimevano queste donne, l'altro lato della vita. Poi abbiamo iniziato a girare delle storie scritte da alcuni scrittori, e abbiamo iniziato a creare una piccola storia simile a un documentario, molto organica, a cui ne sono seguite altre due.

Tutti gli italiani si chiedono che fine farà Napoli e i napoletani, lei da cineasta straniero che idea si è fatto? Pensa che Napoli abbia una possibilità di riscatto?
Penso che Napoli riuscirà a sopravvivere e tutto, è una città molto dinamica che non è mai cambiata. La mia famiglia proviene da quel luogo ed è come se avessi dei legami di sangue con questa città. La città è stata un centro culturale del mondo dal suo primo giorno.

La violenza di questo documentario è animalesca, perché? Si tratta dello stesso tipo di violenza che ha usato in altri film?
La città mi ricorda un po' la New York degli anni Novanta, tutto quello che proviene è molto reale perché proviene dal cuore, abbiamo lavorato con persone che non sono attori, non è un prodotto hollywoodiano. In questo film ho cercato di incorporare attori e persone vere in una forma documentaristica. Queste tre storie che sono state scritte sono vere anche se difficili da filmare, provengono dal cuore di questi scrittori e sono felice di aver fatto questa pellicola.

Cosa ci può dire sulla polemica sul Cattivo tenente, a cui Herzog ha risposto di voler incontrarsi con lei davanti a una bottiglia di whiskey ? Lo sa non bevo whiskey ma bottigliette d'acqua. Non ho problemi con Herzog, mi piacciono i suoi film. Essendo un regista non potrei mai arrabbiarmi con Cage, ho lavorato con lui, non potrei mai essere arrabbiato con lui. Ho un grosso problema con il produttore perché quando abbiamo fatto il film non c'erano soldi e abbiamo lavorato per niente.

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