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La cultura del passato

Il canale Fox Retro è un sintomo preciso e forte.
di Pino Farinotti

Nel segno del vintage
Farrah Fawcett (Ferrah Leni Fawcett) Altri nomi: (Farrah Fawcett-Majors ) 2 febbraio 1947, Corpus Christi (Texas - USA) - 25 Giugno 2009, Santa Monica (California - USA). Interpreta Jill Munroe nel film di Dennis Donnelly, Don Chaffey, Allen Baron, George McCowan Charlie's Angels.

lunedì 3 agosto 2009 - Focus

Nel segno del vintage
MYmovies ha dato molto spazio al nuovo canale Fox Retro di Sky, che offrirà proposte... retro, appunto. Saranno programmate serie antiche della prima fase dell'emittenza privata italiana. Quelle che composero i codici della cultura televisiva "reiterata", chiamiamola così, quando una proposta diventava da settimanale e giornaliera, con tutto ciò che ne deriva in termini di attenzione, coinvolgimento, assuefazione. Soprattutto quelle serie, - alludo a titoli come Il mio amico Arnold, Miami Vice, Dallas, Dinasty, Charlie's Angels, diventati culto - fecero esplodere la concorrenza e di conseguenza l'offerta divenne esponenziale. Era la stagione eroica della televisione. Erano prodotti di qualità, con modelli di forte identità, che avrebbero creato dei precedenti quasi inalienabili. Gli utenti si affezionarono a caratteri cattivi a oltranza, cattivi fino in fondo, inutile attendersi un qualche ... ripensamento. Larry Hagman, che dava corpo e volto a J.R. Ewing era odiato con tutto il cuore, oltre il suo personaggio. Lo stesso accadeva a per la terribile Alexis, interpretata da Joan Collins, in Dinasty. Quei personaggi potevano contare su caratteri antagonisti che ne "ottimizzavano" la cattiveria, il buono Bobby (Patrick Duffy) e la buona Krystle (Linda Evans). Tutto questo funzionava a meraviglia. Ma c'era dell'altro, c'era quell'opportuno distacco fra la fiction e la realtà. La fiction televisiva delle stagioni recenti presenta codici che hanno finito per omologarsi in virtù del mercato.

Concorrenza
Un certo prodotto funziona ed ecco che (quasi) subito la concorrenza lo fa suo e lo ripropone in termini il meno possibile diversi. Una digressione: fa testo per esempio la pletora delle trasmissioni di calcio. Il primo motore, è notorio –anche perché non si manca di farlo notare- è il processo di Biscardi. Le reti private propongono un clone di quel programma più volte al giorno. Si parla di calcio e di... indotto, chiamiamolo così, del calcio. Poi ci sono i programmi serali tipo "festa in piazza", musica popolare e vecchi (sì, vecchi) che ballano il liscio. Da un'idea di Telelombardia ecco gli opportuni cloni, dovunque.

Linguaggio
Tornando alla fiction, naturalmente comandano le serie americane. Anche in quel caso l'omologazione ha prevalso. Le inquadrature sono le stesse: non più il primo piano televisivo ma una mediazione fra piccolo e grande schermo, che non sempre riesce. E poi il linguaggio, il montaggio, sincopato, veloce, cerca di essere quello dei film. I polizieschi americani sono tutti sospettosamente simili, effetti (quasi) speciali, e poi sua maestà il computer. Per trovare un poliziotto che cammina, bussa alle porte, fa domande a qualche essere umano di passaggio, devi rivolgerti alla fiction francese. Le nostre serie vivono di due grandi spunti. Il melò alla Capri o i polizieschi iperrealistici dove quasi sempre si parla romanesco e dove, fra i personaggi ci deve sempre essere quello domestico-maldestro che prepara la pastasciutta e la offre agli altri magari impegnati in un interrogatorio. E poi la tragedia della recitazione, minimale, iporealista, bisbigliata, uguale per tutti. Non ci devono essere eroi, di conseguenza non ci devono essere attori che hanno studiato recitazione, emergerebbero, "se la tirerebbero", appunto. E così, benvenga Fox Retro, con la sua qualità, coi suoi modelli pieni di appeal, com'erano le Charlie's Angels, o com'erano Starsky & Hutch. Una televisione che guardi volentieri, dove ti rifai gli occhi, perché poi i "nostri" te lui puoi ritrovare dovunque, nella realtà. Guai, la nostalgia! Minacciano molti critici, operatori, gente intelligente, ma la proposta del piccolo schermo, quella attuale, fa di tutto per spingerti verso la nostalgia.

I più bravi
Proprio in questi giorni MYmovies, precedendo Fox ha indotto a un promemoria di qualità attraverso la Storia 'poconormale' del cinema. Il titolo delle ultime 4 puntate è "Quando eravamo i più bravi del mondo". La storia è andata indietro di molti decenni, quando c'era ancora il bianco e nero. B/n significa una demarcazione ancora più precisa, quasi drammatica si potrebbe dire. Nel titolo c'è il termine "sintomo", una nostalgia tanto lontana da non avere neppure il colore rappresenta un sintomo ancora più "grave". E non si tratta di (mia) discrezionalità, c'è una misura ben precisa ad avallare, quella dei premi vinti. Basta leggere la puntata n. 4 di "Quando eravamo i più bravi...".

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