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Tutti i numeri del sesso: ironia e cinismo tra le lenzuola

Daniel Waters realizza un film oltraggioso e comico per raccontare la sessualità di oggi.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

Una questione di nomi (e cognomi)

mercoledì 12 marzo 2008 - Approfondimenti

Una questione di nomi (e cognomi)
Innanzitutto va chiarito un concetto: tutti i numeri del sesso del titolo italiano non è un riferimento alle misure o circonferenze di uno stallone, ma a una lista di nomi che il protagonista del film riceve (per sbaglio) via mail. Cento e uno donne, per l'esattezza, ventinove delle quali già finite nel letto dell'avvenente Roderick Blank (Simon Baker), e ben settantadue da conoscere intimamente entro la fine dei suoi giorni. Il fatto che Blank sia a una settimana dalle nozze non gli impedirà di fare sesso con la trentesima della lista, di cui sa nome e cognome ancor prima di conoscerla. Tuttavia, quello che Blank non sa, è che l'identità dell'ultima donna, la numero 101, corrisponde a Death Nell (Winona Ryder), una famelica femme fatale che seduce le sue vittime per farle cadere in uno stato di coma dal quale non è certo il risveglio. Se da una parte il protagonista maschile è preso da una febbrile ansia di adempiere il suo dovere lanciandosi in una corsa sfrenata verso quell'ultimo nome della lista, dall'altra la bella e pericolosa protagonista femminile sceglie le sue vittime con cura, conscia che la vendetta è un piatto da servire freddo.

Una commedia per riflettere
Sebbene sia una commedia (dark) sufficientemente leggera e alquanto grottesca, Tutti i numeri del sesso non manca di spunti riflessivi. Come accade al protagonista di Cambia la tua vita con un click - al quale viene data la possibilità di vivere la sua vita saltando a piè pari le tappe intermedie e i momenti più sgradevoli del quotidiano - anche Roderick Blank salta dritto allo scopo perdendo di vista il gusto della seduzione, del primo appuntamento, del primo bacio. Il film di Daniel Waters sembra indicare che a vivere freneticamente la propria vita si rischia di perdere dei pezzi (e se stessi) lungo il percorso. Se la rivoluzione sessuale degli anni '60 ha ottenuto l'amore libero, è anche vero - come ha osservato George Leonard nel libro "La fine del sesso" - che "laddove abbiamo scisso il sesso dall'amore, dalla creazione e dal resto della vita... abbiamo banalizzato e spersonalizzato lo stesso atto di amore".

Il cinismo di un regista
Fratello maggiore di quel Mark Waters che lanciò definitivamente la carriera di Lindsay Lohan dirigendola in Mean Girls, Daniel ha sempre mostrato una certa predilezione per la commedia nera, ovvero da quando scrisse il teen movie Schegge di follia descrivendo con sottile ironia e cinismo l'etica della società moderna. Nel suo esordio alla regia (Happy Campers, premiato al Sundance Film Festival nel 2000), Waters mostrava di cosa era capace un gruppo di ragazzi scatenati lasciati soli senza la supervisione dei loro genitori. In Tutti i numeri del sesso, invece, posa lo sguardo sul mondo dei trentenni di oggi, figli di quella società che li ha portati a perdere di vista i valori, giovani rampanti che nascondono le proprie fragilità dietro la maschera - e l'abito - dell'uomo di successo.

La sessualità nel cinema (moderno)
Da sempre il pubblico si lamenta della quantità di sesso e violenza contenuta nei film. Il livello di violenza è sicuramente aumentato nel tempo, ma, onestamente, che cosa è successo al sesso?", si chiede Daniel Waters, secondo il quale oggi i film non sono più capaci di affrontare l'insieme dei fenomeni e dei problemi attinenti alla sessualità.
"Nelle storie d'amore prodotte dagli studio - che fanno la felicità della censura americana - le coppie litigano platonicamente per 88 minuti fino a quando uno dei due non insegue l'altro a bordo di un taxi" afferma. "D'altra parte, i film indipendenti adorano esplorare i temi della grande S, ma solo in termini di dolore, trauma e distruzione dell'esistenza". Nel tentativo di far rivivere quella tradizione hollywoodiana che puntava il dito, con intelligenza e ironia, contro i luoghi comuni della libertà sessuale degli anni '60 (Bob & Carol & Ted & Alice, Shampoo), il regista fa un uso oltraggioso e comico della volgarità per raccontare con leggerezza la sessualità di oggi.

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