Una carriera di oltre 100 titoli quella di Ahn Sung-ki, che abbraccia l'intero arco dell'evoluzione del cinema sudcoreano dalla Golden Age a oggi. Nato a Daegu nel 1952, da una famiglia cattolica, impiega solo otto anni per arrivare a recitare in un film che segnerà la storia del cinema sudcoreano. The Housemaid di Kim Ki-young, del 1960 - oggetto di un remake 50 anni più tardi, affidato a Im Sang-soo -, è il film più rappresentativo della cosiddetta Golden Age del cinema sudcoreano. In The Housemaid sono già presenti in nuce tutti i temi che caratterizzeranno il cinema al di sotto del 38° parallelo negli anni a venire: un contrasto sociale caratterizzato da un gap incolmabile tra le classi e il maschilismo confuciano di una società patriarcale. Un'epoca, quella della Golden Age, in cui l'industria del cinema, supportata dalle quote nazionali e da uno stato attento allo sviluppo della cultura nel Paese, diverrà il vanto di una nazione. E che Ahn Sung-ki, come molti, rimpiangerà, durante i cupi anni Settanta del regime dittatoriale di Park Chung-hee: Ahn preferirà abbandonare il cinema per prestare servizio militare dal 1974 al 1976.
Al suo ritorno il cinema saprà aspettarlo: dopo i fatti del 1979 e la morte del presidente Park, Ahn diverrà uno dei divi indiscussi del firmamento sudcoreano. In particolare in virtù del sodalizio con Im Kwon-taek, un regista che ha attraversato come lui le diverse epoche di una cinematografia in continua evoluzione, sino alla New Wave a cavallo del terzo millennio. Titoli come Mandala del 1981, coraggiosa svolta di una carriera, o A Fine, Windy Day del 1980, permettono ad Ahn di emergere come il volto ideale per rappresentare i sommovimenti dell'animo che albergano nell'uomo medio sudcoreano. I lineamenti duri di un uomo fermo, risoluto, di successo (Ahn per due volte interpreterà il ruolo del Presidente), ma anche saggio e comprensivo: che può fallire ma che sa sempre rimediare ai propri errori.
Dopo il 2000 Ahn Sung-ki, oltre a impreziosire successi come Silmido o Unbowed, si è dedicato a diverse coproduzioni panasiatiche, come i wuxia Musa o A Battle of Wits, e a qualche occasionale flirt con il cinema occidentale. È infatti del 2015 il blockbuster The Last Knights, che vede Ahn al fianco di Morgan Freeman e Clive Owen.