Mia madre |
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Un film di Nanni Moretti.
Con Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Nanni Moretti, Beatrice Mancini (I), Stefano Abbati.
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Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 106 min.
- Italia, Francia, Germania 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 16 aprile 2015.
MYMONETRO
Mia madre
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un racconto sincero e disillusodi Federico BagniFeedback: 208 | altri commenti e recensioni di Federico Bagni |
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mercoledì 29 aprile 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E' un film solo apparentemente intimista, quello di Moretti. A me pare più che altro una coraggiosa presa di coscienza di quanto l'arte, spesso, si dimentichi che il presupposto di ogni sincera rappresentazione è l'ascolto attivo, la compassione intesa come reale predisposizione empatica a calarsi nella vita degli altri. Ecco allora che la regista, Margherita, scopre di non essere davvero tale, perché incapace di ascoltare davvero gli altri, e pertanto di ritrarre il mondo per quello che è (emblematica la scena in cui Turturro recita in auto: Margherita la vorrebbe più vera, ma riesce soltanto a renderla inverosimile, costringendo Turturro a guidare per davvero, senza però avere modo di vedere dove sta andando). La vera artista del film è la madre di Margherita, come (non a caso) ricorda un vecchio alunno in una delle ultime scene del film: artista perchè sapeva ascoltare, perché sentiva importanti gli altri per la propria vita (cosa che invece Margherita si dimentica spesso di fare; quasi come se intorno a sé ci fosse spazio solo per delle comparse, non per dei ruoli da protagonista). Splendida la recitazione di Turturro (nettamente al di sopra di tutti, insieme a Giulia Lazzarini), e molto intenso il suo personaggio. A differenza di Margherita, lui soffre notevolmente a causa della consapevolezza di vivere una vita "finta"; ma, per assurdo, proprio questa consapevolezza lo rende molto più "vero" di Margherita. Alla fine del primo tempo si ha l'impressione di assistere a una rappresentazione finta e asettica. Nella seconda parte del film, si capisce che questa rappresentazione finta ed asettica è la strada che scegliamo quando ci alziamo al di sopra degli altri, scordandoci che la nostra vita è molto più povera (molto più "finta") senza il reale apporto di quelle altrui. Il film è anche una coraggiosa critica a una bella fetta di cinema e di artisti italiani, così presi da se stessi da aver scordato il motivo principale per cui si fa arte: raccontare (anche di sé) è e deve restare, prima di tutto, una forma di comunicazione, un ponte verso il prossimo. Non si può vedere una nave all'orizzonte se non si guarda lontano da noi.
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