Mia madre |
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Un film di Nanni Moretti.
Con Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Nanni Moretti.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 106 min.
- Italia, Francia, Germania 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 16 aprile 2015.
MYMONETRO
Mia madre
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il cinema, la realtà, la finzionedi carlosantoniFeedback: 5973 | altri commenti e recensioni di carlosantoni |
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martedì 12 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questo di Moretti non è solo e al solito un film fortemente autobiografico, ma è prima di tutto un film che si interroga sul ruolo del cinema, che si interroga circa la sua possibilità di confrontarsi con la realtà e sulla sua capacità-possibilità di raccontarla. Tutto il film, fin dalla primissima scena, ci sbatte in faccia il dilemma fra ciò che il cinema come parvenza ci vuole rendere della realtà effettuale, e la realtà in sé. Il film inizia con una violentissima scena di scontro fra un gruppo di lavoratori che manifestano per difendere il loro posto di lavoro e i soliti poliziotti manganellatori. Salvo renderci conto, appena pochi istanti dopo, che era tutta una finzione: non si trattava di qualcosa di “reale”, qualcosa di simile a una ripresa dal vero, ma di una “finzione”: in realtà il film “di Moretti” ci parla di un film di Margherita (Buy) che tratta di una complessa, e per i nostri tempi normale, vicenda di svendita di fabbriche attive e che funzionano, a imprenditori rapaci stranieri, i quali hanno interesse unicamente a smembrare, licenziare e quindi svendere i resti della carcassa. Si tratta di un film nel film, il quale fin da subito ci avverte: occhio, ciò che state vedendo non è la realtà. La sceneggiatura del film, eccellente come il montaggio e la regia, va avanti su questa traccia: tu non sai mai dove sta la verità. Esemplari in questo senso le scene oniriche, si fatica a distinguerle dal “vero”, se non ex post e soltanto a partire dal loro contenuto latente. Sulla vicenda apparentemente principale e “pubblica” del film che Margherita sta girando, si innesta quella non meno potente della vicenda sua privata, relativa alla madre gravemente ammalata e che sta morendo. Anche qui il rapporto verità/apparenza si fa sentire: fra Margherita e suo fratello Giovanni (Nanni Moretti), fra i due e la mamma. Senza contare i rapporti secondari, fra lei e l’amante, lei e la figlia, lei e l’ex marito. Tutto in questo film è messo in discussione, in maniera per niente banale, proprio riguardo al rapporto fondamentale tra la realtà e la capacità-volontà di saperla raccontare. Il cinema, come possibile mezzo espressivo e descrittivo, è qui il bersaglio prescelto da Moretti regista. A suo grande merito l’essersi scelto un ruolo secondario come attore, e di aver saputo individuare in una davvero straordinaria Margherita Buy la sua alter ego. Eccellente anche la prova non facile di Turturro, impegnato (credo) a descrivere un personaggio-attore a metà strada fra ciò che è veramente (un eccellente attore) e ciò che può apparire (un cialtrone yankee privo di spessore, degno di fare la comparsa in un filmetto di Totò con gli americani tonti). Inutile dire che il film è pieno, pienissimo di profonda e sincera emotività, tanto più vera quanto il più delle volte trattenuta. Ugualmente inutile elencare le modalità per le quali Margherita dimostra di essere intimamente “Nanni”, tanto dal ripeterne le fisse e le idiosincrasie che Moretti ben ci ha fatto conoscere. Esemplare la raccomandazione che fa agli attori che si apprestano a recitare: sii il personaggio, ma accanto al personaggio da interpretare sii te stesso. Una dialettica fra oggettività e soggettività che soltanto un inclito classicista come Moretti si può permettere di sottolineare.
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