Doppio amore

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Un film di François Ozon. Con Marine Vacth, Jérémie Renier, Jacqueline Bisset, Myriam Boyer.
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Titolo originale L'amant double. Thriller, Ratings: Kids+13, durata 110 min. - Francia 2017. - Academy Two uscita giovedì 19 aprile 2018. MYMONETRO Doppio amore * * * - - valutazione media: 3,12 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Rosemary’s Cat Valutazione 4 stelle su cinque

di carlosantoni


Feedback: 5973 | altri commenti e recensioni di carlosantoni
venerdì 20 aprile 2018

Davvero un film che funziona, che funziona eccome! Intanto negli aspetti formali, il che non significa esteriori. Eccellente la fotografia, specialmente se si considera che la maggior parte delle sequenze sono in notturna o girate in ambienti a luminosità scarsissima (quando non al contrario, di un chiarore smagliante): i toni cupi, le penombre, le tonalità calde e sfumate, rendono ottimamente il clima di mistero, d’incertezza e di ansia che la storia vuol comunicare. Certe immagini sono davvero preziose, come quella della protagonista che, scesa irosamente dalla macchina guidata dal suo uomo, vomita sul ciglio della strada… poi, dopo una specie di soggettiva dall’interno dell’auto, la scena è ripresa all’aperto, di notte, in grandangolo, contro una barriera altissima e uniforme di alberi, dei quali la luce radente di qualche faro o cellula fotoelettrica mette in evidenza soltanto un’esilissima trama di rami, e intorno il nero più nero. O come, al contrario, le immagini nitidissime girate nell’interno del museo dove lavora Chloé, dove ella stessa, compostamente seduta come guardiana tra un’opera d’arte e altra, può essere considerata dallo spettatore parte costitutiva dei diversi allestimenti artistici. Eccellente la musica elettronica che fa da commento sonoro, ma che, e non è certo un caso, inizia a fare la sua comparsa soltanto quando sono terminate le scene iniziali di sedute psicoterapiche, una buona decina di minuti dall’inizio del film: come dire, prima c’è da ascoltare le dichiarazioni d’intenti dei personaggi, nel loro nitore.
Che dire poi degli attori protagonisti, Marine Vacth e Jérémie Renier? Molto convincenti, perfettamente nel loro ruolo (per Jérémie dovrei dire: ruoli). Peraltro, ottima la scelta del casting specialmente per quanto riguarda la Vacth, per il semplice motivo che ha un viso i cui lineamenti ricordano molto quelli di Mia Farrow (e come dirò non mi sembra affatto casuale) e al tempo stesso un corpo stupendamente sensuale, insomma tale da racchiudere nella stessa persona caratteristiche che possono alludere a due ben diverse personalità. La storia, di cui non dico niente se non che è del genere thriller-horror, direi che è ben congegnata e le scelte scenografiche alludono continuamente al concetto del doppio, con un continuo utilizzo di specchi che duplicano l’immagine, o con l’utilizzo di effetti speciali che permettono l’esplicita duplicazione del volto o della persona di lei, o di lui, o addirittura di entrambi nello stesso momento, all’interno della stessa sequenza: il film, in fondo, s’interroga su questo, sull’ossessione per il doppio e il mistero che questa ossessione può nascondere.
Alludevo alla non casualità della somiglianza della Vacth alla Farrow, perché il film richiama per più motivi “Rosemary’s Baby”: non solo per la centralità del tema della gravidanza, ma per la presenza della vicina di casa che pare assomigliare alla megera del film di Polanski, o per le simbologie connesse alla presenza dei gatti. Peraltro, l’idea dei gemelli e delle fantasie orrorifiche sul corpo umano rinviano a Cronenberg (“Inseparabili”), mentre quella che fonde l’idea dei gemelli con quella dei gatti rimanda con forza al “Bacio della pantera”, straordinario noir-horror di Tourneur. C’è poi una citazione esplicita ad una scena di “Alien” di Scott, laddove la protagonista… “partorisce”, e non è difficile rinvenire allusioni al mondo di Hitchcock e di De Palma nelle strutture architettoniche, soprattutto degl’interni.
Un film sicuramente da vedere (e almeno rivedere: una volta per gemello).

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