Mia madre |
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Un film di Nanni Moretti.
Con Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Nanni Moretti.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 106 min.
- Italia, Francia, Germania 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 16 aprile 2015.
MYMONETRO
Mia madre
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Mia madredi catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
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mercoledì 6 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Margherita è una regista di mezza età in crisi nella vita e nella professione: la faticosa lavorazione di un film resa ancor più complicata dalla presenza del bizzoso attore americano Barry Huggins si accompagna agli ultimi giorni di vita della madre Ada, al cui capezzale si alterna o si affianca insieme al fratello Giovanni. Il soggetto è tutto qui, ma dietro alle apparenze di una storia intima e semplice, il nuovo film di Moretti dispiega un labirinto di meditazioni e argomenti che ne fanno un lavoro ben più complesso di quanto possa risultare a una lettura superficiale: tutto ciò, insieme a un argomento doloroso (e mettiamoci pure un manifesto bruttarello che non invoglia di certo), richiede nello spettatore una pizzico di predisposizione al sacrificio che però verrà assai ben ripagato. Il regista romano ormai, specie nelle opere più personali, si limita a suggerire quel che da giovane era solito a proclamare ad alta voce: una scelta sussurrata, sottolineata anche da una colonna sonora costituita in gran parte dalle rarefatte composizioni pianistiche di Arvo Pärt, che si alza di tono solo nel momento dell’autocritica. Quando il suo ormai ex amante (Enrico Ianniello) la accusa apertamente di egoismo e autoreferenzialità, Margherita, la cui figlia è affidata al marito, è più che mai immagine di un certo Nanni, ben al dilà della difficoltà del comune ruolo dietro la macchina da presa: così l’attore Moretti nel più defilato ruolo del fratello (i due personaggi mantengono i nomi di battesimo degli interpreti) è un uomo concreto, capace di trarre le conseguenze dall’insoddisfazione per la vita attuale – la rinuncia a un lavoro remunerativo – fino a delinearsi come una sorta di grillo parlante che si trova costretto a mettere la donna di fronte alla realtà riguardo alla condizione della madre. Il rapporto fra i due fratelli è delineato con estrema delicatezza e partecipazione, come del resto quello tra di essi e Ada, interpretata con grande sensibilità da Giulia Lazzarini: Margherita si trova a dover elaborare un lutto non ancora avvenuto e per farlo deve rimettersi in discussione entrando nella vita vera, in aperto contrasto con il comandamento che dà ai suoi attori di restare sempre ‘fuori’, almeno in parte, dal personaggio. E’ a questo punto ovvio che l’influsso della vicenda personale si avverta anche nell’esistenza professionale, dove, malgrado il film ‘impegnato’, il personaggio finisce per non credere più a ciò che sta facendo perché le diventa evidente lo scollamento tra finzione e realtà: insomma, una vita da ribaltare come un calzino dove le svolte decisive del passato possono essere messe in discussione. Ecco allora anche i flash-back, in cui Margherita arriva a interagire con se stessa da giovane (Camilla Semino Favro) come nella scena che consente a Moretti un duplice omaggio a Wim Wenders, con i cartelloni de ‘Il cielo sopra Berlino’, e a Leonard Cohen di cui si ascolta la sempre struggente ‘Famous blue raincoat’. Nei panni della protagonista, Buy può dimostrare tutta la sua bravura grazie a un personaggio all’altezza, così sfaccettato e pieno di contrasti, seguito comunque con partecipazione dalla macchina da presa. A far da contraltare alla molta cupezza sta l’umorale Huggins, a cui Turturro regala un’interpretazione divertita che alterna italiano e inglese quanto sbruffoneria e fragilità: anche in lui, però, la realtà è diversa da quanto appare visto che l’egocentrismo e l’atteggiamento indisponente sul set nascondono una situazione ben più complessa, mascherata per marketing e dolorosa da raccontare. Così, il vero, unico raggio di sole si accende nel finale, quando l’inevitabile si compie e gli ex studenti di Ada – professoressa di italiano e latino come la vera mamma di Moretti – la ricordano com’era in gioventù: doti appannate dalla malattia, a parte il bel rapporto con la nipotina Livia (bello l’esordio di Beatrice Mancini), ma che la fanno rivivere nella memoria di chi resta innalzando nel contempo una lode alla sovente bistrattata categoria degli insegnanti.
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