Anno | 2016 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Filippine |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Brillante Mendoza |
Attori | Jaclyn Jose, Julio Diaz, Felix Roco, Kristoffer King, Mercedes Cabral Baron Geisler, Jomari Angeles, Neil Ryan Sese, Andi Eigenmann, Mark Anthony Fernandez, Felix Roco, Mon Confiado, Maria Isabel Lopez, Ruby Ruiz, Timothy Castillo, Mark Dionisio, John Paul Duray, Tony Fabian, McMurphy Quito, Vince Rillon. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 18 maggio 2016
Quando i genitori vengono arrestati, i figli fanno di tutto per racimolare i soldi necessari alla scarcerazione. Il film è stato premiato al Festival di Cannes,
CONSIGLIATO SÌ
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Ma' Rosa Reyes e il marito Nestor gestiscono un minuscolo alimentari negli slums di Manila. Tra i dolciumi e le sigarette nascondono la droga, metanfetamina in cristalli, che spacciano nel quartiere. La soffiata di un ragazzino, una sera, li fa arrestare. Mentre scorrono le ore, con i due bloccati in un seminterrato della centrale di polizia, in balia di un manipolo di poliziotti corrotti, i loro quattro figli si dividono per la città, per cercare di raccogliere la somma che serve a liberarli, ognuno facendo o offrendo quel che può.
Mendoza torna sul luogo di Kinatay, un luogo inteso non solo in senso geografico e antropologico, ma anche e soprattutto stilistico. La camera a mano che si fa strada tra un'umanità sovraffollata; le voci alla radio, le lingue che si sovrappongono; i margini del mondo che diventano il centro di un universo; i percorsi reiterati e tortuosi, tra i vicoli del quartiere o i corridoi della centrale, sotto una pioggia-zavorra, che altro non sono se non diversivi sfiancanti di un tragitto in realtà diritto come una condanna.
Questa volta, però, il filippino racconta una storia diversa, che si scarta da quella del massacro per puro caso, come una sera è per caso sempre diversa da ogni altra sera, e nasce però nello stesso contesto, trovando cinematograficamente il suo mordente e la sua fonte di tensione proprio nel fatto di essere continuamente sull'orlo di un simile epilogo, almeno per tutta la prima metà del film. Nella seconda parte, l'obiettivo si sposta a seguire i ragazzi, i tre figli maggiori, ognuno dei quali traccia un sentiero che apre uno squarcio, un altro possibile film, e stratifica con maestria e con intelligenza il film che li contiene.
Come i Reyes si lasciano scavalcare dal pusher che chiamano in causa, così i figli si caricano del loro fardello, lo rimandano ai parenti a cui chiedono i soldi e così via, e la sovrapposizione si rivela facilmente la figura principale dell'architettura di Ma' Rosa.
L'occhio di Mendoza non perde niente per strada, pur riuscendo a non distrarsi rispetto ai soggetti principali del suo racconto: a sua volta è in grado di contenere e restituire una moltitudine di sguardi che rimbalzano e di micromovimenti, tanto che sembra addirittura, a tratti, di leggere le intenzioni che si affacciano alla mente dei personaggi e che essi stessi ricacciano indietro prima che si completino del tutto. È un pedinamento ravvicinato ma non morboso, e in questo sta un punto non da poco a favore del film. Mendoza segue la storia nel suo farsi, la scrive rapidamente con la macchina da presa, compresa di punteggiatura e piccole cancellature, costringendosi dentro i margini, mentre attorno è tutto un brulicare di voci e di corpi.
Larga parte dei paesi del terzo mondo è dilaniata da una corruzione endemica e dilagante in tutti i settori dell'amministrazione. Una delle cause del sottosviluppo è proprio tale corruzione. Il regista Brillante Ma Mendoza ha voluto proprio spiegarne i meccanismi perversi che condannano la povera gente all'indigenza perpetua. Non c'è il sole dell'avvenire per questi poveracci , sono verghianamente [...] Vai alla recensione »