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Ultimo aggiornamento giovedì 22 aprile 2021
Due ragazzi detenuti in carcere si scambiano sguardi e lettere clandestine ma in prigione l'amore è vietato e i due non possono incontrarsi. Il film ha ottenuto 6 candidature ai Nastri d'Argento, 6 candidature e vinto un premio ai David di Donatello, In Italia al Box Office Fiore ha incassato 268 mila euro .
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Dafne si trova in riformatorio per aver cercato di rubare un telefonino nella stazione in cui dormiva, sdraiata sopra una panchina. La ragazza è un gatto selvatico con alcuni precedenti alle spalle, una madre assente e un padre amorevole ma inadeguato che ha conosciuto da vicino la galera. Dafne vive alla giornata, e anche in riformatorio afferma la sua indole ribelle. Ma è anche una creatura profondamente sensibile, capace di profonda compassione e di quella solidarietà umana che nei suoi confronti è quasi sempre mancata. Quando incontra Josh, detenuto nell'ala maschile del riformatorio, individua in lui un'anima gemella e comincia a sperare in un happy ending opposto a quel destino che le è sempre apparso segnato.
Dopo Alì ha gli occhi azzurri, Claudio Giovannesi torna a raccontare gli ultimi concentrandosi in particolare sui più giovani e scansando la retorica e il buonismo grazie alla forza documentaria della sua regia agile e mai edulcorata. Giovannesi è un cavallo di razza dietro quella cinepresa che non stacca mai dai personaggi, stando loro sul collo e respirando il loro stesso respiro.
La storia di Fiore poggia sulle spalle esili (solo fisicamente) del personaggio femminile (un trend molto interessante del nuovo cinema italiano) che la regge con la grazia inconsapevole di un papavero di campo: il debutto di Daphne Scoccia è davvero notevole per immediatezza e carisma, e assai credibile è anche Josciua Algeri, con il suo accento che mescola hinterland milanese e radici meridionali con dolcezza e tracotanza. Ne emerge il ritratto di una vitalità insopprimibile come quelli dei fiori che crescono in mezzo al letame, o nelle fessure dei marciapiedi.
Il pregio di Giovannesi è soprattutto lo sguardo pulito che scansa istintivamente gli autocompiacimenti di molti altri autori cinematografici. Il difetto è l'esilità di una trama già vista, soprattutto nel cinema francofono: il personaggio di Dafne, senza tetto né legge, ha già avuto mille incarnazioni precedenti, da Bresson a Truffaut, da Agnès Varda ai Dardenne. Più originali la figura del padre, cui presta la consueta mestizia Valerio Mastandrea, e della matrigna rumena, né strega né fata benefica. Daphne Scoccia sconta purtroppo la somiglianza fisica con Astrid Berges-Frisbey, protagonista del più coraggioso e innovativo Alaska, anch'esso assai legato all'estetica cinematografica (e alla coproduzione) francese.
Auguriamo a Giovannesi di spingersi oltre le sue conoscenze filmiche pregresse e di buttare la cinepresa (e il cuore) oltre l'ostacolo per trovare la propria cifra originale, possibilmente radicata nel suo essere un regista italiano, oltre che un cittadino del mondo.
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“ … forse alla fine di questa triste storia, qualcuno troverà il coraggio per affrontare i sensi di colpa, e cancellarli da questo viaggio (…) forse la vita non è stata tutta persa, forse qualcosa s'è salvato, forse era giusto così ….” [...] Vai alla recensione »
Una ragazzina triste e ribelle, senza tetto né legge, rinchiusa in un carcere minorile per rapina. Un correzionale né buono né cattivo, ma come tutte le istituzioni di reclusione grigio, asfittico, percorso da tensioni latenti e pervasive pronte ad esplodere ad ogni momento. Dafne è chiusa a riccio e in lotta contro tutto e tutti, ma è anche disperatamente bisognosa di affetto.
Daphne è una giovane sbandata che rapina cellulari e finisce nel carcere minorile. Lì si innamora di Josh, anche lui rapinatore. In carcere l'amore è vietato ma tra sguardi in lontananza, lettere recapitate di nascosto, brevi conversazioni attraverso le sbarre Josh diventerà il legame cui Daphne si aggrappa per sperare di sparigliare le carte del suo futuro già [...] Vai alla recensione »
Piccoli Ken Loach crescono. Questa citazione viene da pensare con il film Fiore del giovane (del ’78) Claudio Giovannesi, ambientato nel disagio sociale, ragazzi che vivono di espedienti, che soggiornano spesso in riformatori o case di correzione. Lontani dalle sicurezze a cui tendiamo noi, cosiddetta gente “perbene”, con la nostra pensioncina o gli anni che ci mancano per raggiunger [...] Vai alla recensione »
“Fiore” è il nuovo film di Claudio Giovannesi, molto applaudito alla Quinzaine des realisateurs a Cannes 2016. “Fiore” racconta la storia d’amore di Daphne e Josh, due ragazzi detenuti in un carcere minorile, dove i maschi stanno separati dalle femmine. Quello che nasce tra i due è un rapporto di sguardi, piccoli incontri fugaci, lettere scambiate di nascosto. I [...] Vai alla recensione »
Finita nel carcere minorile per rapina, Daphne, si innamora di Josh, rinchiuso nel blocco maschile poichè giovane rapinatore. La parte più bella e sincera del film è lo spazio dedicato all'amore vietato all'interno del penitenziario; la relazione dei protagonisti vive la logica conseguenza dei loro sguardi da una cella all’altra, bigliettini clandestini lasciati all'interno del carrello delle vivande [...] Vai alla recensione »
Decisamente coriaceo questo film,anche se realistico e ben interpretato.Il carcere è un'esperienza dura e ogni tanto uno sguardo su quel mondo è utile.Francamente pensare che la riabilitazione possa passare attraverso quelle mura, sembra improbabile ,è più facile che invece incarognisca ulteriormente.Per parlare di detenzione "evoluta" dovremmo spostarci [...] Vai alla recensione »
Come in "Alì ha gli occhi azzurri" dove trattata la condizione degli immigrati in Italia, così ora in "Fiore" Claudio Giovannesi torna a parlare e rappresentare un'altra categoria di "emarginati" : quella precisamente di due giovani detenuti in un carcere minorile. I due protagonisti, che nel film si chiamano con lo stesso nome degli attori esordienti [...] Vai alla recensione »
Il bravissimo Giovannesi racconta ancora una volta una storia di chi rimane ai margini della vita sociale,lei sensibile e buona,ma ribelle,nata in un ambiente di assoluta ignoranza dove la famiglia sempre assente,senza un punto di riferimento a cui aggrapparsi,amicizie spesso ambigue una vita appena all'inizio ma già sfortunata è compromessa. Il riformatorio diventa un luogo di assoluta negatività [...] Vai alla recensione »
Daphne (Daphne Scoccia), è ancora adolescente, un frutto acerbo, che vive con una amica nella periferia romana. La carta da 50 euro che a loro serve per mangiare – comperano soprattutto biscotti e patatine chips – se la procurano rapinando all’uscita delle stazioni delle metropolitane smartphone, rivendendoli a un ricettatore.
L'amore tra Dapne e Josh è alimentato dalla condivisione di un passato difficile e di un presente tra le sbarre di un carcere misto dove maschi e femmine hanno solo sporadici contatti. La diversa scadenza della loro detenzione e la prospettiva di una inevitabile separazione sembra compromettere il loro rapporto; ma il loro sogno adolescente di libertà e vicinanza sembra più forte di qualunque costrizione [...] Vai alla recensione »
Uno dei film che più mi sono rimasti impressi nella memoria dell'ultimo anno cinematografico. Giovannesi racconta in maniera nuda e cruda la vita della giovane Daphne,chiusa in un carcere minorile e con rapporti familiari spesso difficili. Nel grigiore generale troverà un caldo raggio di sole nell'amore verso un ragazzo con altrettante problematiche.
Fanno scuola i Dardenne, soprattutto i primi Dardenne, nella volontà e capacità di raccontare la realtà del mondo contemporaneo nei suoi aspetti più duri e sgradevoli, ma proprio per questo più autentici. Nell’uso della macchina da presa, incalzante, costantemente incollata ai volti ed ai corpi dei protagonisti. Forse una maggiore asciuttezza però, sempre sull’esempio dei Dardenne, non avrebbe nuociuto, [...] Vai alla recensione »
Un film per tre quarti senza pathos. A parte l'inizio e fino al risveglio verso la fine è una collazione, perfettamente riuscita, di spezzoni sulla vita nei riformatori, da utilizzarsi come case-history in riunioni con specialisti del settore. Una noia mortale, nonostante una passabile recitazione. Eccesso di primi piani e di riprese a breve distanza ( tanto per contribuire al senso di oppressione [...] Vai alla recensione »
Davvero un ottimo lavoro. In primis, credo che la protagonista femminile,Daphne,abbia dato qualcosa in più all'intera opera. Agile e molto Esile nel fisico ma di una energia ed intensità davvero ammirevoli. Detto questo,la pellicola è a tratti spiazzante e pragmatica,non ci sono infatti momenti sdolcinati e oserei dire nessuna pietà.
La storia del film è già stata sviluppata molte altre volte e questa è l'ennesima versione . La prima parte la ritengo la migliore poichè nella seconda ho avuto l'impressione che il regista non sapesse come sviluppare la storia ; dal momento dell'uscita dal carcere della protagonista per un permesso , il film ha una caduta di ritmo e di interesse notevole . Vai alla recensione »
Era dai tempi de L'intervallo che un film italiano non mi coinvolgeva in modo così positivo. Una carezza senza ricatti, calda e sincera. Straordinaria l'interpretazione di Daphne Scoccia. La fotografia di Ciprì riscatta il digitale arrivando a dargli un'anima. La citazione musicale de Il vangelo secondo Mateo di Pasolini dice di per sé quanto cuore abbia messo Giovannesi [...] Vai alla recensione »