Entourage

Vince Chase, giovane attore di successo, è circondato dagli amici di sempre, un entourage di bad guys che gozzovigliano nella L.A. hollywoodiana. Appena sposato e già divorziato, Vince riunisce i suoi compagni sullo yacht di una luna di fiele per discutere il prossimo passo artistico. Eric Murphy, manager col vizio della gonna, ha rovinato una volta di troppo la relazione con Sloan, compagna storica che aspetta una figlia da lui, Drama Chase, fratello maggiore ma attore minore di Vince, è cronicamente disoccupato e in attesa perenne della sua occasione, Turtle, autista e assistente, 'guida' i compagni per la città e insegue il suo sogno d'amore con un peso gallo bellicoso e marziale. Tra un mojito e un bichini, ricevono la telefonata di Ari Gold, manager a capo di un prestigioso studio che propone a Vince un nuovo ruolo. L'attore accetta ma a una condizione: stare (anche) dietro la macchina da presa.
Il cinema non fa bene alle serie. Lo sanno bene Carrie Bradshaw e compagne che sul grande schermo hanno sciupato un 'discorso amoroso' che aggiornava la commedia romantica tra parole, cuore e sesso. Entourage conferma la tesi e getta nello sconforto lo spettatore occasionale, precipitato dentro una commedia americana in cui mancano le coordinate, e quello seriale, invitato a una rentrée che non ha (più) niente da dire su Hollywood, sul cinema, sui personaggi, disinnescati, impietosamente scritti e fiaccamente incarnati. Tutti tranne l'Ari Gold di Jeremy Piven, vincitore di uno, due e tre Emmys e di un Golden Globe, l'unico in grado di mantenere dentro la caricatura un'impronta di realismo. Mescolando con competenza gioia, tristezza, paura e collera, Piven è il vero protagonista del film, un agente iperattivo che ancora una volta trova ispirazione ed equilibrio morale nella consorte.
Febbrilmente atteso per quattro anni, Entourage riparte otto mesi dopo la fine dell'ottava (e ultima) stagione, arrancando lungo le strade di Los Angeles, stordendo con led pulsanti e montaggi serrati e scorrendo 'convitati illustri' nel tempo di un piano. Liam Neeson, James Cameron, Jessica Alba, Pharrell Williams, Ronda Rousey, Piers Morgan, 'interpretano' l'ossessione per la celebrità e anticipano l'ingresso goliardico di Mark Wahlberg, che produce di nuovo quella che doveva essere una glamorama televisiva ed è diventata a tutti gli effetti una versione per soli uomini di Sex and the City. Il film cavalca uno spirito dozzinale e prosegue vita e vicende di Vince Chase, star di Hollywood, e dei suoi amici d'infanzia avviata nel 2004 sul canale HBO. A questo giro, 'accomodato' su una Cadillac modificata e gonfiata, Doug Ellin scrive e dirige un oggetto neutro che non riesce a conciliare cinema e televisione e il cui unico antidoto è la prima stagione.
Versione deprimente dell'originale, Entourage esibisce un femminile ridotto a puro elemento decorativo, contenuto in poche repliche ed espresso soltanto col sesso, praticato senza troppe difficoltà. La ribellione di un paio di fanciulle davanti al comportamento colpevole di Eric e la nascita di una bambina non risolvono né compensano la scarsa e avvilente applicazione di Doug Ellin sull'argomento. Eppure la serie, che si è misurata per otto stagioni con Hollywood e si è mossa tra le sue pieghe e lungo la scia di una giovane star, aveva nel soggetto e nel DNA ragioni sufficienti per giustificare un passaggio dal piccolo al grande schermo. In lungo e dentro le sale buie avrebbe dovuto e potuto trovare qualcosa da (ri)dire, un'ambizione narrativa, un'idea per i suoi protagonisti, un'ampiezza emozionale che gratificasse una fine attesa quattro anni e che ci saremmo aspettati in assoluto coinvolgente e toccante. Cut e "otto mesi più tardi" tutto sacrificato per svolgere feste esagerate, guidare automobili da milioni di dollari, girare blockbuster impossibili e 'menarsi' l'ego in un buddy movie bling-bling from L.A.. 