Avete sentito dire che la nuova Cenerentola è una tipa moderna e non sapete cosa aspettarvi, quasi vi ponete il dubbio se portare al cinema i vostri figli o meno. Con quel che si vede in giro... Quella Tinderella, per esempio, che ha tanta popolarità in rete: beh, non si può certo dire che sia rassicurante. Alla fata madrina ha preferito una App -Tinder, appunto- che permette di rintracciare le persone interessanti nei tuoi dintorni. È così che si sono conosciuti lei e il principe (certo, sullo smartphone di lui sono comparse prima anche Genoveffa, Anastasia e la loro onnipresente mammina, ma lui le ha ignorate con uno scroll, non ha speso mezzo secondo sul loro profilo). I due giovani si sono accordati per un appuntamento, c'è stato l'inghippo della batteria scarica sul più bello (visto? Nessuna fata, nessun avvertimento; sono gli inconvenienti del caso) ma poi via, verso una vita libera e felice, ovvero senza rincontrarsi mai più.
Tranquillizzatevi, la Cenerentola di Kenneth Branagh non è così moderna. Ha un'opinione personale, questo sì, non prende le consuetudini per pratiche marmoree: per esempio, non trova una buona idea dare la caccia a un cervo, spaventandolo a morte per puro divertimento, né sposarsi per pura convenienza, senza traccia di sentimento. Però è anche una ragazza molto ubbidiente, non c'è che dire. La madre le ha fatto promettere di essere sempre gentile e di avere coraggio e lei ha preso le istruzioni alla lettera, adottando il buon viso di Pollyanna anche quando la sorte più che cattiva si è fatta per lei intollerabile, e ha dimostrato un coraggio non da poco facendosi scarrozzare di notte a gran velocità da un'oca in livrea da cocchiere, per strade boscose e affatto illuminate.
Per altri versi, per la maggior parte dei versi, Cenerentola, poi, è una ragazza del suo tempo, il che significa -senza spingerci indietro agli albori incalcolabili della fiaba orale- una ragazzina del 1950. Non c'è dubbio, infatti, che il film di Branagh si proponga come una sorta di traduzione live action del classico d'animazione della Disney, immerso nella stessa ideale Mitteleuropa, solo con interni domestici più squisitamente inglesi e una soffitta che ricorda da vicino il laboratorio del dottor Frankenstein (dello stesso regista). Là come qua, Cenerentola è una romanticona, ma anche una che si rimbocca le maniche e non ci sta a suscitare troppa compassione. Anche se non ammetterebbe mai che non se ne scappa a gambe levate perché semplicemente non saprebbe dove e come campare, non ci pensa proprio a lamentarsi, e anzi sa far fruttare al massimo il tempo impiegato nelle faccende domestiche, riempiendolo di fantasie e desiderata. Lei, infatti, ha una cosa che le sorellastre non hanno, tutte prese dai vestiti e dalle acconciature ancora da sperimentare: una vita interiore. E se una fetta d'ironia si perde per strada, per esempio quella che circondava la figura del granduca col monocolo, è innegabile che questa Cenerentola di carne e ossa sia meno "piatta" di quella disegnata, persino più simpatica, perché se così non fosse -diciamocelo- una come Helena Bonham Carter non si sarebbe mai scomodata per soccorrerla.