Il giovane favoloso

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Un film di Mario Martone. Con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis.
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Biografico, durata 137 min. - Italia 2014. - 01 Distribution uscita giovedì 16 ottobre 2014. MYMONETRO Il giovane favoloso * * * 1/2 - valutazione media: 3,60 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Leopardi: un poeta moderno Valutazione 3 stelle su cinque

di Valentino Giorgi


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mercoledì 29 ottobre 2014

Il giovane favolosoè un breve viaggio che ripercorre a tratti la vita di Leopardi. Inizia dall’insofferente Recanati, una prigione tagliata fuori dal mondo in cui il giovane poeta è rinchiuso, costretto tra uno studio “matto e disperatissimo” e la severa educazione del padre. Solo il rapporto epistolare con il famoso classicista Pietro Giordani darà a Leopardi brevi momenti di conforto e riconoscimento personale; anche grazie a Giordani il poeta maturerà l’idea di fuggire da Recanati per farsi una nuova vita altrove. Ci prova e viene scoperto dal padre ma questo non impedirà una sua futura e definitiva evasione. Dieci anni dopo, Leopardi vive a Firenze insieme al suo amico Ranieri che lo sostiene e assiste quasi come fosse infermo. Lì entrerà in contatto con l’élite intellettuale fiorentina, liberale, borghese, patriottica, ma troppo tradizionalista per comprendere la portata delle opere leopardiane: apprezzavano la lirica e l’erudizione del poeta ma ritenevano che le teorie sul pessimismo fossero pericolose e controproducenti per l’epoca. In un periodo in cui gli animi dei letterati erano animati dal sogno patriottico dell’Italia unita il pessimismo leopardiano annichiliva gli spiriti entusiasti che ardevano per le insurrezioni. Di conseguenza i tormenti e le sofferenze del poeta, secondo un’analisi rigidamente classicista, venivano letti come le cause di una realtà materiale oggettiva che fosse politica o legata alle debilitazioni fisiche dell’autore piuttosto che frutto di ragionamenti teorici. Il pessimismo di Leopardi invece è una presa di coscienza filosofica estremamente moderna, molto simile a Shopenhauer, letterariamente più vicino alle inquietudini di uno Svevo o di un Pirandello. Leopardi fa una riflessione esistenziale sull’uomo preso nella sua individualità senza declinarla collettivamente (dandogli quindi un senso politico), la sua filosofia non è pratica ma speculativa, è un’interpretazione della realtà che assume l’assolutezza in quanto filtrata dalla sensibilità del poeta; per questo i suoi contemporanei non riuscivano a capirlo. Aveva poco a che vedere con i pensieri degli intellettuali fiorentini dell’epoca, più intenti agli studi classici e alla situazione politica italiana. La portata innovatrice del poeta è compresa solo da pochi intimi, tra cui l’amico Ranieri sempre intento a sostenere e assistere un Leopardi che diventa ogni giorno più debole. L’amore non corrisposto con la bella Fanny, invece, contribuisce a una nuova svolta della poetica leopardiana, un nuovo approdo al pessimismo dopo brevi momenti di aspettative e speranze – che si dissolvono in una segreta infelicità quando scopre della relazione tra l’amata e l’amico Ranieri. Privo di ogni illusione, Leopardi si trasferisce ancora affrontando le ultime parti della sua vita quasi arrancando. Goffo e lento come un vecchietto si aggira nei vicoli di Napoli senza che nessuno ancora conosca la sua grandezza, parla con la gente, va a prendere il suo gelato, ma soprattutto se ne sta a letto, per i dolori non riesce neppure a scrivere; prova anche ad avere un rapporto con una prostituta ma non ci riesce a causa delle burle di alcuni ragazzini. Ormai sempre più debole è qui che la sua vita giunge al termine. Si trova nella villa di Ranieri ai piedi del Vesuvio quando, sussurrando i versi de La Ginestra, Leopardi tira il suo ultimo sospiro.
Il film racconta con minuzia di particolari molti episodi della vita del poeta concentrandosi giustamente sulla figura di Leopardi interpretato dal capacissimo Elio Germano. L’attore riesce bene ad approfondire l’interiorità e la psicologia del personaggio mettendo in luce le ossessioni e le inquietudini del poeta: quello che soffre è un Leopardi moderno capace di dire molto anche ai giorni d’oggi, non un autore rinchiuso in libri polverosi ma un uomo in grado di parlare al presente. Il Leopardi pensato dal regista Mario Martone è quello che facilmente ci si può immaginare quando a scuola si studia l’autore. È deboluccio e gracile, insicuro e infelice, ma dotato di intelligenza e lucida ironia. Possiamo dire che è un personaggio azzeccato in quanto corrisponde all’idea che le persone generalmente hanno di Leopardi. Un altro elemento fondamentale nel film sono gli scritti del poeta che assumono, come si può intuire, un valore importante. Le poesie recitate, quasi sussurrate dietro un sottofondo di immagini evocative e musica elettronica mischiata a sinfonie classiche, scandiscono la narrazione e accompagnano lo spettatore durante tutta la vicenda. Sono importanti anche perché fanno capire (o almeno ci provano) lo sviluppo della poetica leopardiana nel corso degli anni. Per quanto riguarda gli aspetti un po’ più tecnici del film,  il giovane favoloso ha una buona fotografia e una sceneggiatura molto attenta, soprattutto nei dialoghi molto profondi e suggestivi. A non convincere però è l’andamento della narrazione, il film passa dal raccontare le vicende a Recanati subito a 10 anni dopo, quando il poeta si trova a Firenze insieme all’amico Ranieri, cosa succede nel frattempo non è dato di saperlo. Solitamente questo tipo di espediente narrativo si usa o nel prologo o nell’epilogo di un film, messo in una parte così centrale è infruttuoso e anti-cinematografico. Appare in questo momento molto fastidioso che venga introdotto nel film un personaggio fondamentale come quello di Ranieri come fosse spuntato dal nulla. Ma non è l’unico caso. A guardare il film a volte si ha la sensazione che certe cose vengano date per scontate, in molti casi sembra quasi un collage, Il giovane favoloso è privo di una continuità narrativa, una catena causale che accompagna la vita di Leopardi. Su questo il film ha un grosso limite perché appare elitario, rivolto a una minoranza: di fatto chi non conosce bene Leopardi dal film ci capisce poco. Fatte queste osservazioni non banali, il giovane favoloso rimane un buon film la cui visione è obbligata almeno per tutti gli appassionati di Leopardi.

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