Titolo originale | Hyakuen no koi |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Masaharu Take |
Attori | Sakura Andô, Hirofumi Arai, Miyoko Inagawa, Saori, Shôhei Uno Tadashi Sakata, Yozaburo Ito, Osamu Shigematu, Toshie Negishi, Yuki Okita, Kaito Yoshimura, Osamu Shigematsu, Ako Masuki, Shinichirô Matsuura, Megumi Morino, Tateto Serizawa, Sakiko Shiroiwa, Ruka Wakabayashi, Yuji Wauke. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 1 maggio 2015
Una ragazza depressa conosce un pugile. Da quel momento, la sua rinascita passerà attraverso un paio di guantoni da boxe.
CONSIGLIATO SÌ
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Ichiko è una ragazza depressa di 32 anni, che dedica le sue giornate ai videogiochi senza aiutare il negozio dei suoi genitori. Dopo l'ennesima lite con la sorella Fumiko, Ichiko va a vivere da sola e trova lavoro in un negozietto che svende merce a 100 yen (l'equivalente di un dollaro). Lì conosce il pugile Banana Man, di cui si invaghisce immediatamente. Ma dopo l'ennesima delusione sarà lei stessa a salire sul ring.
Boxe e riscatto. Un binomio che al cinema vanta una lunga tradizione. Il cinema nipponico non fa eccezione, tanto in Ashita No Joe di Hasebe Yasuharu che nell'allucinato Tokyo Fist di Tsukamoto Shinya, ma la principale fonte di ispirazione di 100 Yen Love, come testimonia il titolo, è certamente Million Dollar Baby di Clint Eastwood. Anche qui a salire sul ring è una ragazza difficile, che forse non ha più nulla da chiedere alla vita se non quella botta di adrenalina che deriva dall'abbattere un avversario, scaricandogli addosso quintali di rabbia repressa. E l'effetto drammatico di compartecipazione emotiva cresce, sottolineato da un cambio nelle musiche stile Rocky e da un montaggio ora frenetico, con la sensazione da parte dello spettatore che qualcosa di tragico possa accadere. Ma è proprio su questi trabocchetti che gioca Take Masaharu, regista del film, preferendo mantenere l'attesa di una svolta o di un colpo di scena che restano destinati a non arrivare mai.
La tecnica ormai abusata di riempire gli spazi del racconto cinematografico di stranezze che fungano da diversivi (qui le gag al minimarket) diverte e aiuta a mantenere l'attenzione su Ichiko, nell'attesa o speranza che una protagonista per cui è immediato fare il tifo abbia il suo momento di gloria. In fondo una filosofia di anti-spettacolarizzazione del cinema, che intenda cancellare l'assunto per cui si tratti della "vita senza le parti noiose".
Discutibile, gratuita e disturbante, invece, la scena dello stupro subito dalla protagonista, che pare preludere a un revenge movie ma si risolve nell'ennesimo MacGuffin. Performance micidiale anche da un punto di vista fisico per Ando Sakura (Love Exposure), capace di trasformarsi in peso, aspetto e movenze nell'arco del film.