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Il terrore contemporaneo in Sinister.
di Roy Menarini

In foto Ethan Hawke in una scena del film di Scott Derrickson Sinister.
Ethan Hawke (Ethan Green Hawke) Altri nomi: (E. Hawke ) (53 anni) 6 novembre 1970, Austin (Texas - USA) - Scorpione. Interpreta Ellison nel film di Scott Derrickson Sinister.

domenica 17 marzo 2013 - Approfondimenti

Solo gli amanti dell'horror sanno quanto sia difficile imbattersi in ottimi film di genere, e al tempo stesso quanto siano eccitanti l'attesa, la ricerca, la speranza di trovare qualche pellicola importante. Sinister, che sta già raccogliendo il plauso dei fan, ha tutte le carte in regola per farsi ricordare nell'orticello del macabro e dell'occulto. Ci sono, per di più, parecchie frecce all'arco del film di Scott Derrickson anche nei confronti di coloro che non necessariamente stravedono per il genere.
Riallacciando il rapporto mai interrotto tra horror e sistemi dello sguardo, Sinister cova una dimensione malvagia e terrificante nascosta proprio nella tecnologia di riproduzione, quegli home movies che vengono recapitati al protagonista come messaggi audiovisivi dal male assoluto. Fin dall'agghiacciante sequenza d'apertura, Sinister dimostra, ancora una volta, che è il genere horror a potersi permettere potenti meditazioni sull'intreccio tra guardare e avere paura, o tra osservare sentendosi al sicuro (come lo spettatore in sala) ed essere travolto dal male. Tutto il film di Derrickson, infatti, ruota intorno al superamento di questo patto, e dunque alla chiamata di corresponsabilità verso l'horror e i suoi fan. Concepito probabilmente come una risposta seria e antispettacolare alla saga di Paranormal Activity, Sinister emana - al netto di alcune incongruenze nel soggetto - un'intensità stilistica molto apprezzabile, come del resto accadeva in un altro recente horror metaforico sul tema dell'immagine e sull'aldilà dello schermo, Insidious di James Wan.

Da notare che tutte le opere citate, seppur diverse e persino in competizione tra di loro, hanno a che fare con case maledette e impossessate. A ben vedere queste case sono più che altro "spossessate", ovvero vengono sottratte ai loro legittimi proprietari da forze estreme, demoni, fantasmi o divinità pagane che siano. L'insistenza su magioni infestate da spettri non rimanda solamente all'ovvia tradizione gotica e ai tanti modelli del cinema horror precedente, bensì indica una vera e propria ossessione verso la perdita e di terrore per lo smarrimento dei propri averi. Il sottogenere haunted house emerge e si moltiplica quando la crisi sociale si acuisce, e non sarà un caso che stia ritornando in auge proprio negli anni della crisi economica e dei mutui tossici. Sono le mura delle case (e dunque della proprietà primaria su cui si basa il sistema capitalistico e individualista americano) a crollare. L'horror non fa che esprimere le tensioni coeve, senza peraltro coprire troppo le tracce della metafora storica. Anche il personaggio interpretato da Ethan Hawke è in difficoltà economica, come molte altre figure di questi anni. E se Sinister non ha - né vuole avere - la lucidità autoriale di Drag Me to Hell, vero capolavoro di questo nuovo genere di "horror della crisi", può vantare quanto meno la costruzione di un grande discorso sul terrore di perdere il controllo e sui sistemi con cui osserviamo le nostre più profonde paure. Lo sguardo finale verso lo spettatore - a chi appartiene lo scopriranno solo coloro che decidono di vedere il film - ci ricorda che anche noi siamo compresi nell'inquadratura.

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