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Marina Abramovic, l'artista è presente

L'idea di un'arte che vuole divenire specchio.
di Giancarlo Zappoli

In foto l'artista Marina Abramovic.
Marina Abramovic (77 anni) 30 novembre 1946, Belgrado (Serbia) - Sagittario. Nel film di Matthew Akers Marina Abramovic - The Artist Is Present.

lunedì 16 luglio 2012 - Approfondimenti

Marina Abramovic – The Artist Is Present (in streaming su MYMOVIESLIVE! fino a domenica 22 luglio) costituisce un'eccezione nel panorama dei documentari su artisti contemporanei. Innanzitutto per un pregio che detiene in modo quasi assoluto: non è necessario che chi lo vede debba essere un fan della protagonista. Andrei anche oltre: può anche non averla mai sentita nominare prima ed iniziare a guardare perché interessato alla forma documentaristica o per pura curiosità. C'è anche un’altra fascia di pubblico che potrebbe uscire dalla visione con un pregiudizio fortemente intaccato. Si tratta di coloro i quali dinanzi all'arte contemporanea in genere reagiscono con la frase "Lo potevo fare anch'io" (come recita un interessante libro di Francesco Bonami sul tema). Tutti costoro (facilitati invece che ostacolati da una 'non conoscenza' pregressa) usciranno trasformati dall’esperienza.

Quest'ultimo vocabolo non è utilizzato a caso perché più che di un documentario quello di Matthew Akers (alla sua prima prova con l'intera responsabilità di un progetto) è un tentativo (riuscito) di far condividere non solo l'esperienza dell'ultima performance dell'artista, da cui prende il titolo, ma un intero percorso di vita. Mentre si segue la preparazione della Mostra che il MoMa le dedica (al cui interno si inserisce la performance) ci si accorge primariamente di una verità solo apparentemente contraddittoria. Marina (che venerdì scorso è stata nominata giurata delle prossima Mostra del Cinema di Venezia) ha continuamente lavorato sul proprio corpo e anche ora che ha superato i sessant'anni non si ritrae dal mostrarsi nella sua significativamente pregnante nudità. Ma qui è tanto più nuda quanto più e vestita. Perché si offre senza paratie alla macchina da presa, truccata ma anche senza trucco mostrando i segni del tempo e della fatica. Quello che più la spoglia però è il consentire di entrare nella sua intimità di bambina figlia di genitori tanto 'eroici' quanto rigidi e lontani, o nella sua qualità di compagna di un uomo (artista come lei) uscito dalla sua vita da tempo senza mai essere realmente andato via nel profondo.

Tutto quegli elementi che fanno gridare allo scandalo le ipocrite conduttrici di un Tg americano emergono come elementi di un'arte che vuole divenire specchio. Tutte le performance di Marina, viste retrospettivamente e in successione cronologica, non sono altro che provocazioni che vanno ben oltre la semplice provocazione fine a se stessa. Ogni volta coloro che vi assistono non sono chiamati solo a un ruolo di voyeur passivi. Viene chiesto loro molto di più. Vengono messi in gioco e costretti a reagire e così a scoprire lati rimasti in ombra della loro personalità. Come nell'ultima performance in cui, ogni giorno e per molte ore, Abramovic è rimasta seduta davanti a un tavolo al cui lato opposto potevano sedersi i visitatori. Marina apriva gli occhi e li guardava, senza muoversi così come loro potevano guardare lei senza fare nulla per il tempo che volevano. Il documentario riesce a far 'sentire' quanto questo apparente vuoto di azione si sia caricato per ognuno (e per Marina stessa) di sensi ogni volta differenti. L'artista ha saputo cogliere un bisogno profondo, ma raramente soddisfatto, di questa nostra società. La necessità di fare pausa, di fermarsi, di dare al tempo una scansione diversa. Ma ha saputo andare oltre: ha capito (innanzitutto su se stessa) che si sta facendo sempre più impellente l'esigenza di avere di fronte qualcuno che non ti chieda nulla, che non pretenda ma che sia semplicemente lì per guardarti negli occhi lasciandosi guardare. È a questo incontro di sguardi, in cui la parola non fa più da schermo, che emergono stati di emotività profonda. A cui poi si aggiunge un ulteriore pregio di Marina Abramovic – The Artist Is Present: Marina non nasconde un passato di rigorosa povertà (gli artisti ‘dovevano' essere poveri) così come oggi non occulta l'apprezzamento per quanto la fama le ha portato anche sul piano economico. I falsi pudori non le appartengono in nessun ambito. Così come non rimuove il suo bisogno (che ha radici, come abbiamo visto, nell'infanzia) di essere amata e ammirata. Mai però in modo narcisistico ma sempre con la necessità di offrire all'altro qualcosa in cambio. Che può essere anche (consigliamo in proposito di vedere per intero i titoli di coda) 'solo' uno sguardo.

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