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Mine vaganti: Pasta, outing e fantasia

Il Panorama berlinese accoglie la nuova commedia di Ferzan Ozpetek.
di Edoardo Becattini

Segreti e bugie in Puglia
Riccardo Scamarcio (44 anni) 13 novembre 1979, Andria (Italia) - Scorpione. Interpreta Tommaso nel film di Ferzan Ozpetek Mine Vaganti.

domenica 14 febbraio 2010 - Incontri

Segreti e bugie in Puglia
Ancora un nucleo familiare e un mucchio di tensioni latenti e segreti stridenti a minare l'equilibrio degli affetti. A cambiare, nel nuovo lavoro di Ferzan Ozpetek, sono soprattutto i toni, che passano dal dramma intimista alla commedia e al divertissement puro, e le location che per la prima volta si allontanano dagli appartamenti borghesi di Roma per spostarsi nelle ville salentine e nei vicoletti di Lecce. Le Mine vaganti del titolo sono alcuni membri della famiglia Cantone, proprietaria di uno storico pastificio salentino. In particolare è una mina pronta ad esplodere Tommaso, il più giovane membro della famiglia benpensante, rientrato da Roma solo per dichiarare alla famiglia i suoi desideri di giovane letterato e soprattutto i suoi gusti sessuali poco inclini al machismo pugliese. Non ci saranno violenze, lutti improvvisi o parabole cristologiche per loro, ma una ricerca esasperata del perbenismo di facciata, nel nome di una vita che può anche essere vissuta pericolosamente, ma il più possibile in silenzio e mantenendo intatta la propria forma.

Da dove parte il tuo nuovo film?
Ferzan Ozpetek: L'idea è partita prima di tutto dal titolo, dalla voglia di fare un film per divertirci e poi da una storia vera che ho raccontato a Domenico Procacci su due fratelli omosessuali che lui ha molto gradito e che ha insistito perché la sviluppassi per un film. All'inizio non doveva ambientarsi proprio a Lecce, ma in una qualsiasi città del sud, poi durante lo sviluppo della sceneggiatura, con Ivan abbiamo visitato diverse città e fatto alcune ricerche sulle location delle fabbriche della pasta e siamo arrivati a Lecce. Girare per la prima volta fuori da Roma dopo sette film non è stato facile all'inizio, però mi sono ambientato piuttosto facilmente.
Come hai lavorato per interpretare un personaggio omosessuale?
Riccardo Scamarcio: Devo dire che non mi sono preparato per interpretare un ruolo di un omosessuale. Mi sono preparato a fare un personaggio che è un ragazzo che torna a casa dopo tanto tempo perché il padre vuole dividere con lui le responsabilità dell'azienda familiare. È chiaro che ci sono delle caratteristiche che il personaggio richiedeva rispetto al suo essere omosessuale, non ero però preoccupato da questo. Ho cercato di capire semplicemente quali fossero i suoi bisogni, quali fossero le sue difficoltà: il fatto di essere circondato da persone che non gli permettono di manifestarsi per quello che è. C'è un equilibrio in questa famiglia che viene interrotto quando il fratello maggiore dichiara apertamente la sua omosessualità di fronte ai parenti nel momento in cui lui stesso era pronto a farlo e questo evento inaspettato fa crollare ulteriormente le certezze del mio personaggio. Il film poi affronta anche l'argomento del pregiudizio, dell'essere costretti a recitare un ruolo per poter essere accettati. Non è solo una caratteristica che riguarda la provincia: in ogni nucleo circoscritto succede che ci adeguiamo e non ci manifestiamo liberamente. Il mio personaggio è uno scrittore che rifiuta il mondo del padre ma che poi finisce col preoccuparsi sempre per gli altri. Non gli manca il coraggio ma ha troppo a cuore la felicità degli altri.

Come avete vissuto il vostro ruolo?
Ennio Fantastichini: Per quel che mi riguarda sono molto lontano dal mio personaggio. Talmente lontano che direi che mi ci sono avvicinato da lontano, abbiamo proprio due visioni diametralmente opposte. Credo che di un figlio ci si debba preoccupare solo del fatto se sia felice o no. Mi rendo conto che sia una visione un po' facile, vista all'interno di una società pare essersi risvegliata solo di recente e in modo piuttosto brutale sul tema dell'omosessualità. Ho cercato però anche di capire e di adeguarmi non solo al totem familiare di un nucleo borghese del sud o al tipico ideale della mascolinità italiana, ma anche alle motivazioni più profonde, al disagio coniugale, al bisogno di affetti del mio personaggio. Quest'ultimo aspetto in particolare mi ha attirato nella sceneggiatura di Ferzan e Ivan, l'idea di rappresentare un tipico membro di questa società così apparentemente sicura di sé eppure così bisognosa di affetti.
Elena Sofia Ricci: Sono molto grata a Ferzan per avermi proposto un ruolo così lontano dalle mie caratteristiche e dai miei personaggi più consueti. Ormai ero specializzata nei ruoli di mamma e invece per una volta essere "solo" una zia è stato un onore. Zia Luciana è un po' una somma dei caratteri di alcune zie di Ferzan e ciò mi ha in un certo senso fatto sentire in dovere di restituire adeguatamente questi affetti. Ho quindi cercato di farne un personaggio ironico, tenero, anche struggente nella sua disperazione. È stata un'impresa delicata non farla cadere nel cliché o nella macchietta, anche perché sul set ci divertivamo talmente che era difficile non eccedere anche nelle nostre performance. Di questo personaggio amo il fatto che sia così controcorrente, che difenda il silenzio anziché il dialogo e che sia una donna sola ma capace di gestirsi. La ricorderò molto a lungo anche perché segna il mio ritorno al cinema dopo molto tempo.
Lunetta Savino: Il personaggio di Stefania mi è piaciuto da subito ma l'ho scoperto mano a mano che ci addentravamo nella storia. Anch'io ho fatto tantissime madri nella vita, ma per la prima volta ho fatto una madre con molte ombre, che rispetto all'affettività ha dei grossi blocchi. Quel che ho pensato mentre la studiavo è che in fondo per lei l'omosessualità del figlio è come un secondo tradimento dopo quello del marito. Ma forse ancor più grave perché va ad intaccare la forma e il suo bisogno di avere controllo su tutto. È una donna che evidentemente ha un fuoco che la agita dentro, ma per cui è fondamentale che i panni sporchi si lavino in casa. Anche se sa e intuisce tutto quello che succede in casa, non sopporta che qualcosa vada ad intaccare la facciata e il prestigio della famiglia.

Come vedi il rapporto fra il tuo personaggio e quello di Scamarcio?
Nicole Grimaudo: Tommaso e Alba sono due anime che si incontrano, due mine vaganti che trovano un momento di equilibrio l'uno nell'altra. È un rapporto di amicizia, ma anche un rapporto d'amore fra due persone piene di fragilità che si fortificano nella reciproca conoscenza. Per Alba incontrare Tommaso rappresenta una via di uscita da quel torpore, da quel silenzio in cui si chiude nonostante la sua giovane età, dal rifiuto degli altri, dalla paura di avere un rapporto serio con un uomo. Sicuramente è un rapporto speciale che nonostante l'impossibilità a trasformarsi in amore concreto le da la forza di credere agli altri e di aprirsi di più alla vita.
Si può dire che sia il personaggio della nonna il vero cardine del film?
F. Ozpetek: Le persone anziane sono molto più avanti come sguardo sulla modernità rispetto a molti di noi. Il personaggio della nonna di Ilaria Occhini è molto aperto come mentalità e anche per questo è stata concepito un po' come la cornice del film e colei che regge la sua vena malinconica. Ilaria è un'attrice straordinaria ma devo ammettere che l'ho scelta non tanto per la sua bravura, quanto per la bellezza che mi ha comunicato fin dal nostro primo incontro.
Ivan Cotroneo: È sicuramente il personaggio più importante, quello che rappresenta la memoria, il ricordo e quello che di incompreso e di impossibile questa famiglia si porta avanti fin dal passato. Volevamo però un personaggio molto vitale e non solo nostalgico, una donna che ha vissuto la sua vita degnamente e che di essa non rimpiange neanche l'infelicità, neanche l'aver sublimato per tutta la vita un amore impossibile. Durante il film dichiara: "Sto preparando un attentato" e anche per questo la vediamo uscire di scena con una beffa che le permette di far avvicinare tutti gli altri. Un "attentato" che è un sussulto di dignità e che ricompone le sorti dell'intera famiglia, con grande generosità.

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