The Thorn in the Heart

La fiction surreale e fantasiosa di Gondry fa tappa in questa non fiction reale e domestica senza veramente deviare dal proprio percorso, bensì proseguendo l'ode alla memoria e al cinema come suo supporto più congeniale e intimo, inaugurata con "Se mi lasci ti cancello".
Nel documentario L'épine dans le coeur, l'autore ritrae la zia Suzette, che ha insegnato per quarant'anni nelle scuole elementari dei paesi di montagna delle Cevenne, nel sud est della Francia, riportandola a contatto con i luoghi e le persone del passato. Ne esce il ritratto di una donna intraprendente e sensibile, che ha superato le fratture della propria storia (la perdita del marito), assistito all'irrompere della grande storia nel suo piccolo mondo (l'arrivo degli Harkis, dopo la guerra d'Algeria), valicato gli oceani (per una parentesi di vita newyorkese), mescolato ad arte severità e leggerezza. Una donna che ha dato tanto a tanti bambini e non è riuscita ad impedire che il proprio, Jean-Yves, divenisse una sua vittima.
Ma Gondry non scava, non cerca il caso a tutti i costi, umilmente, delicatamente, lascia che la vita si riveli nella sua dolorosa imperfezione. Si inserisce nella (propria) storia con estrema modestia, ricorrendo di quando in quando ad un trenino animato, ad un'invenzione ludica. Soprattutto mette in evidenza ciò che condivide con Suzette, la passione per il bricolage e l'artigianato del cinema che li racconta entrambi, zia e nipote: lei lo ha aiutato sul set dell'Arte del sogno, lui ora la mette al posto che è stato di Mia Farrow in "Be Kind Rewind", tra il piccolo gruppo di spettatori del girato, protagonista sullo schermo e fuori di esso.
Ancora: il legame si traduce e giustifica nella scelta di girare un home-movie, sottogenere borderline del documentario, in quanto -in una parola che dice tutto- "amatoriale" per natura e definizione.
La spina nel cuore del titolo, sebbene sia Suzette ad usare l'espressione a proposito del suo insuccesso di educatrice col figlio, sembra appartenere piuttosto al regista, cui la donna ha rimproverato di non aver restituito la profondità della sua gioia di vivere, costringendolo a sua volta ad uscire dal film e a scriverle una lettera, inventando una prosecuzione del documentario su un diverso supporto, non montabile, non raccontabile, affidato alla memoria di chi l'ha letta. 