La guerra dei fiori rossi

Film 2006 | Commedia drammatica, 92 min.

Titolo originaleKanshangqu Henmei
Anno2006
GenereCommedia drammatica,
ProduzioneCina, Italia
Durata92 minuti
Regia diZhang Yuan
AttoriDong Bowen, Ning Yuanyuan, Chen Manyuan, Zhao Rui, Li Xiaofeng .
Uscitavenerdì 12 gennaio 2007
TagDa vedere 2006
DistribuzioneCinecittà Luce
MYmonetro 3,05 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Zhang Yuan. Un film Da vedere 2006 con Dong Bowen, Ning Yuanyuan, Chen Manyuan, Zhao Rui, Li Xiaofeng. Titolo originale: Kanshangqu Henmei. Genere Commedia drammatica, - Cina, Italia, 2006, durata 92 minuti. Uscita cinema venerdì 12 gennaio 2007 distribuito da Cinecittà Luce. - MYmonetro 3,05 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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La vicenda di un bambino di quattro anni nella Cina Popolare delle origini tra timori e ribellione. In Italia al Box Office La guerra dei fiori rossi ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 291 mila euro e 32,1 mila euro nel primo weekend.

Consigliato sì!
3,05/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 3,00
PUBBLICO 3,14
CONSIGLIATO SÌ
La vivace storia di un bambino in un Istituto della Cina Popolare del 1949.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Qiang è un bambino di 4 anni che, nella Cina Popolare del 1949, viene portato in un Istituto pechinese dei migliori dai genitori troppo impegnati nel lavoro. Qiang deve confrontarsi con la vita della collettività, regolata in modo per lui troppo rigido dalle educatrici. Dalla fase del pianto sconsolato passa ben presto a quella della disobbedienza attiva supportato in questo da una coetanea. Quando riuscirà a convincere tutti i compagni che la loro insegnante non è altri che un mostro sotto le sembianze di una donna la situazione si complica.
Il regista Zhang Yuan torna ad occuparsi dei giovani ma questa volta il salto mortale è davvero senza rete perché si tratta di bambini molto piccoli e quindi, per definizione, difficilissimi da dirigere. Ma l'acrobazia riesce perfettamente perché la regia unisce la mano ferma alla disponibilità ad accettare l'improvvisazione infantile. Questo può avvenire anche grazie a una sceneggiatura ben scritta che favorisce due piani di lettura. Quello più immediatamente "ad altezza di bambino" (stavamo per scrivere "truffautiano" e con motivo) e quello sociale, se non addirittura politico. Qiang, con il carattere che si ritrova, con lo spirito ribelle che lo contraddistingue, quando diventerà un giovane uomo si troverà nel bel mezzo della Rivoluzione Culturale. Non è difficile pensarlo inviato in campagna a "rieducarsi". Così come è facile pensarlo sicuramente vessato ma mai domo.
Peccato che il film non sia in Concorso. Se lo meritava.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 26 gennaio 2011
kaipy

scelta coraggiosa. in un mondo malato come il nostro tanti bambini nudi, nonchè un sottile erotismo fanno un po' impressione. all'inizio il film è davvero divertente, i bambini sono meravigliosi e il regime dell'asilo pazzesco. dopo un po' la personalità del bambino comincia a delinearsi e appare chiaro il suo istintivo anelito di indipendenza.

lunedì 17 ottobre 2011
Luca Scialo

La Repubblica comunista cinese è stata da poco fondata e già punta all'omologazione del suo popolo. In uno dei tanti convitti che punta alla formazione totalitarista dei bambini, c'è Qiang, di soli 4 anni. Il bimbo sfugge alle regole impostegli dalle maestre, non ci sta a rispettare ordine e disciplina estenuanti, che impongono perfino i ritmi dei bisogni fisiologici. [...] Vai alla recensione »

Frasi
"Perchè a me neanche un fiorellino?"
Fang Quiangqiang (Dong Bowen)
dal film La guerra dei fiori rossi - a cura di laura
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Lietta Tornabuoni
L'Espresso

Naturalmente si può anche fuggire come lepri, sentendo parlare di un film cinese ambientato in un asilo a tempo pieno di Pechino riservato a bambini di non oltre cinque anni. Invece La guerra dei fiori rossi di Zhang Yuan è interessante, bello e si occupa d'uno dei problemi contemporanei più dilemmatici non soltanto in Cina: libertà e comando, omologazione e individualismo, regole e disobbedienza, [...] Vai alla recensione »

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

All'asilo come in un campo di concentramento. Senza sevizie, senza privazioni, anzi, se a tavola si vuole qualcosa in più basta alzare la mano. Tutto però costretto entro un ordine prestabilito e meticoloso, orari, gesti, abitudini, dal momento di andare a dormire a quello di andare di corpo, e anche quello a ora fissa, tutti insieme e tutti in fila accovacciati, i bambini di qua le bambine di là e, [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

La guerra dei fiori rossi di Zhang Yuan, 44 anni, regista e produttore dissidente (dev'essere l'ultimo) è prodotto dalla società Downtown di Marco Muller, da RaiCinema e dall'Istituto Luce; è tratto da un romanzo dello scrittore (dissidente pure lui) Wang Shuo, montato da Jacopo Quadri con musiche di Carlo Crivelli. E' un film bello e molto interessante sull'omologazione e l'individualismo, sulle [...] Vai alla recensione »

Callisto Cosulich
Left

Quiang, 4 anni, è rinchiuso a tempo pieno in un asilo di Pechino da genitori troppo spesso via per lavoro. Ci arriva strillando, trascinato dal padre, che lo consegna a due istitutrici, entrambe impegnate ad avviano alle pubbliche virtù dei giovani maoisti. Nessun metodo brutale, per carità. Ma fiori rossi che si sommano o si sottraggono su un'apposita lavagna, a seconda del comportamento tenuto durante [...] Vai alla recensione »

Antonello Catacchio
Il Manifesto

Zhang Yuan, già regista di Diciassette anni, premiato a Venezia, propone un film dedicato a protagonisti ancora più precoci. Il piccolo Fang ha infatti solo quattro anni. I genitori sono spesso assenti da casa, dove lui vive sereno con la nonna. Ma questa ha deciso di tornare al paese e per Fang inizia l'incubo. Viene condotto a un asilo nido a tempo pieno, in cui i piccoli devono imparare le regole [...] Vai alla recensione »

Valerio Caprara
Il Mattino

Non è facile trovare il punto d'equilibrio quando sullo schermo s'esibiscono i bambini: se le cineteche traboccano di classici, non si contano i casi in cui registi e sceneggiatori speculano sulla leggiadria dell'argomento. La guerra dei fiori rossi del cinese Zhang Yuan - coprodotto dal direttore della Mostra di Venezia Marco Muller - non difetta di motivazioni e gestisce le emozioni con una grinta [...] Vai alla recensione »

Roberto Nepoti
La Repubblica

Fang, quattro anni, è abbandonato dal padre in un'istituzione scolastica totalizzante, un collegio che somiglia a un falansterio. Scopre così le regole della vita in Comunità (tra cui la distribuzione di piccoli fiori rossi in ricompensa ai bambini più disciplinati), ma anche l'impossibilità a sottomettervisi. In un'epoca imprecisata, che potrebbe essere quella odierna (e risiede qui l'indotto sovversivo [...] Vai alla recensione »

Gilles Renault
Libération

Oltre che il titolo di regista, Zhang Yuan può vantare anche quello di equilibrista e prestigiatore, almeno a giudicare dal modo in cui cerca di aggirare la censura cinese, riuscendo a toccare argomenti sensibili senza dare l'impressione di farlo. Certo l'impresa non sempre gli riesce e alcuni suoi film, incensati all'estero, sono stati messi all'indice in patria.

Roberta Bottari
Il Messaggero

Passare a 2 anni dalle braccia della nonna a un asilo comunale, per di più a tempo pieno, è dura. Ma i genitori di Qiang sono troppo impegnati con la rivoluzione socialista per occuparsi di lui e la nonna si ammala. Ammesso alla classe dei piccoli (fra i 2 e i 3 anni), Qiang in pochi giorni diventa l'incubo delle maestre. Bagna il letto, è prepotente e non sta mai fermo.

Pier Maria Bocchi
Film TV

Zhang Yuan è uno dei registi cinesi contemporanei più sopravvalutati. In vita sua ne ha centrate poche, e il fatto che molti suoi film siano risultati importanti per il contesto politico locale (indipendenza, guai con la censura) non è di per sé un avvaloramento. Sono stati tutti strombazzati e premiati i suoi lavori, Bastardi a Pechino, East Palace, West Palace, Diciassette anni e tutti immeritatamente. [...] Vai alla recensione »

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