Treno di parole

Film 2018 | Documentario, Storico biografico, 58 min.

Regia di Silvio Soldini. Un film Da vedere 2018 con Gigio Alberti, Silvia Baldini, Roberto Barbolini, Aroldo Beltrami, Daniele Benati. Cast completo Genere Documentario, Storico biografico, - Italia, 2018, durata 58 minuti. Uscita cinema domenica 11 novembre 2018 distribuito da Fondazione Cineteca Italiana. - MYmonetro 3,22 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 21 novembre 2018

Un omaggio a Raffaello Baldini, poeta e drammaturgo romagnolo, che rivive attraverso le testimonianze di scrittori, poeti e artisti impreziosite da immagini inedite di repertorio.

Consigliato sì!
3,22/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 2,94
CONSIGLIATO SÌ
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Soldini rievoca non solo un poeta, ma il suo mondo e la sua epoca.
Recensione di Paola Casella
domenica 21 ottobre 2018
Recensione di Paola Casella
domenica 21 ottobre 2018

Raffaello Baldini era un poeta romagnolo, “uno dei tre o quattro poeti più importanti d’Italia”, come ricorda la scrittrice Vivian Lamarque. Eppure molti non sanno neppure della sua esistenza, e men che meno della sua importanza all’interno del panorama letterario italiano, perché Baldini si è espresso soprattutto nel dialetto della sua terra, potente ed evocativo, ma di difficile comprensione fuori dalla Romagna. Nato e cresciuto a Santarcangelo, Raffaello detto Lello ha fatto parte di quel gruppo creativo, il cosiddetto Circolo del Giudizio, che si riuniva al Caffè Trieste, di proprietà della famiglia Baldini, e che ha visto fra i suoi accoliti anche Tonino Guerra. Si è poi trasferito a Milano, dove è stato per anni redattore alle pagine culturali della rivista Panorama.

In Treno di parole poeti – fra cui alcuni frequentatori del Caffè Trieste, come Rina Macrelli e Gianni Fucci – scrittori, giornalisti e attori che hanno interpretato sul palco le poesie di Baldini e il suo monologo Zitti tutti! – i più noti Ivano Marescotti e Gigio Alberti – raccontano il poeta di Santarcangelo come un uomo timidissimo e riservato, pacato e di una gentilezza antica.

Però, quando leggeva le sue poesie, si trasformava, rivelando una “capacità istrionica” insospettabile “in un uomo così misurato”. “Solo lui sa leggere quelle poesie come vanno lette”, afferma Marescotti. “Si sente l’endecasillabo, il settenario”. Perché Baldini aveva una competenza musicale assoluta e la sua metrica, nonostante (o forse proprio grazie) l’uso di una parlata quotidiana e colloquiale, era di una precisione impeccabile. La sua poesia era, come dice il titolo del bel documentario di Silvio Soldini, un “treno di parole”, una cascata libera e irruenta di sonorità e significati, di allitterazioni ed evocazioni, che camminava sul filo teso fra il tragico e il comico, raccontando la condizione umana con un’ironia ricca di pathos e di pietas.

“Certe cose accadono solo in dialetto romagnolo”, diceva Baldini, riferendosi alla sua ”isola linguistica” e ad un certo “modo di stare al mondo”. Ma in quel dialetto Baldini recitava le sue poesie con l’urgenza di chi vuole raggiungere l’umanità intera, in un “vortice di parole, pensieri, suoni ed emozioni”, come ricorda Marescotti, di digressioni per passare al pensiero successivo, di incisi che non andavano però mai ad intaccare la “tessitura logica e perfetta” dei suoi testi poetici.

Soldini celebra quei “treni di parole” nella voce dello stesso Baldini e dei suoi interpreti (fra cui anche Silvio Castiglioni e Rudy Gatta), disegna il ritratto dell’uomo e dell’artista attraverso i ricordi dei suoi colleghi e amici, dà spazio ai suoni (commovente l'uso registico dei rumori della campagna dietro le immagini di certi filmini in bianco e nero girati da Baldini a Santarcangelo) e alle immagini ripescate da Silvia, la figlia di “Lello”. Così facendo rievoca non solo un poeta, ma il suo mondo e la sua epoca.

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