Titolo originale | Les filles du soleil |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia, Belgio, Georgia, Svizzera |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Eva Husson |
Attori | Golshifteh Farahani, Emmanuelle Bercot, Erol Afsin, Arabi Ghibeh, Behi Djanati Atai Zübeyde Bulut, Sinama Alievi, Mari Semidovi, Roza Mirzoiani, Zinaida Gasoiani, Maia Shamoevi, Nia Mirianashvili, Evin Ahmad, Ahmed Zirek, Nuka Asatiani, Adik Bakoni, Tornike Alievi, Hamid Mirzoian, Farook Fadhil Hussein, Massoud Seydo, Kakha Kupatadze, Nino Osmanovi, Xavier Muntz, Fahmi Guerbaa, Ivan Anderson, Mohamed Magdy Elsayed Moursy, Aseel Fahd Ali Abdulrazzaq, Hassan Ariyapour, Dato Jokharidze. |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
MYmonetro | 2,58 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 16 aprile 2019
Una storia di incredibile solidarietà femminile durante la guerra. Al Box Office Usa Girls of the Sun ha incassato 16,1 mila dollari .
CONSIGLIATO NÌ
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Mathilde è una reporter di guerra, con un trauma fisico evidente ed uno psichico più profondo. Incapace di stare lontano dalla guerra, o vicino a sua figlia, si fa assegnare in Kurdistan dove viene affidata ad una pattuglia di sole donne, capitanate dalla coraggiosa Bahar. Ex prigioniere, vendute, violentate, torturate, le donne kurde lottano per la liberazione del loro paese dalla furia assassina dell'Isis e sono pronte a morire, piuttosto che cadere in mano al nemico, e a nutrire col sangue la terra dei figli dei loro figli.
Dopo aver raccontato, con fare languido e a suo modo coraggioso, un'ubriacatura sessuale tra studenti in Bang Gang, Eva Husson alza radicalmente il tiro, con un soggetto dall'argomento molto più forte e difficile, che sceglie di trattare in maniera epica e, a dirla tutta, quasi hollywoodiana, pur restando fedele allo stile soggettivo e ipnotico che già aveva mostrato di prediligere.
Niente di male nella rivisitazione personale degli avvenimenti, ma la combinazione stilistica è ardita e qualcosa va storto. Le filles du soleil si spacca così in due, nella percezione dello spettatore, tra parti di grande bellezza (specie quelle più statiche, tra le giovani donne) e sequenze di grande retorica, incorrendo per di più in un finale sbagliato. Il magnetismo di Golshifteh Farahani, nel ruolo di Bahar, è qualcosa di travolgente, mentre il personaggio di Mathilde, senza farne alcuna colpa alla sua interprete, Emmanuelle Bercot, sembra uscito direttamente dall'intervista di un magazine femminile alle reporter di guerra dei nostri anni: nulla aggiunge a ciò che un buon documentario avrebbe potuto dire o, ancor meglio, mostrare.
Nel complesso, il film della regista francese funziona comunque in maniera migliore laddove non parla e lascia che siano le immagini a farlo e a dire l'avventura straordinaria di queste donne, che si battono nel nome della vita anziché della morte, per le quali il solo fatto di combattere è di per sé una vittoria, e che, come madri di una generazione a venire, sentono di dover essere d'esempio, malgrado il prezzo che pagano. La Husson ha, cioè, per le mani una storia eccezionale, che è in grado di far vibrare il suo film in diversi momenti, ma doppia l'errore del personaggio di Mathilde, quando, nel suo reportage finale in voice over, affonda la verità sotto un linguaggio ridondante e pseudoletterario, che nulla ha a che fare con la polverosa ed essenziale natura dei fatti.