Gaspard va au mariage

Film 2017 | Commedia, Sentimentale 103 min.

Regia di Antony Cordier. Un film Da vedere 2017 con Félix Moati, Laetitia Dosch, Christa Théret, Marina Foïs, Johan Heldenbergh. Cast completo Titolo internazionale: Gaspard at the Wedding. Genere Commedia, Sentimentale - Francia, Belgio, 2017, durata 103 minuti. - MYmonetro 3,11 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 23 gennaio 2019

Tre fratelli si riuniscono per il matrimonio del padre; tra loro Gaspard si sente un pesce fuor d'acqua.

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Consigliato sì!
3,11/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 2,71
CONSIGLIATO SÌ
Commedia sentimentale (e familiare) che non assomiglia a nient'altro che a se stessa, ironica e sensuale, organica e animale.
Recensione di Marzia Gandolfi
mercoledì 23 gennaio 2019
Recensione di Marzia Gandolfi
mercoledì 23 gennaio 2019

Gaspard ha venticinque anni e nessuna ambizione. Da qualche parte nel mondo ripara ascensori e un'infanzia mai risolta. Il ri-matrimonio del padre lo costringe a rientrare nello zoo familiare da cui era fuggito. Gaspard ritorna con apprensione e con Laura, una ragazza spensierata incontrata per caso che ingaggia per giocare il ruolo della fidanzata. Arrivati a destinazione, Laura comprende la resistenza di Gaspard. La madre è morta anni prima 'divorata da una tigre', il padre è affetto da dongiovannismo compulsivo ma vorrebbe tanto sposare Peggy, la sua veterinaria, Virgile, il fratello virtuoso, espone le sue rimostranze e la fatica di gestire lo zoo, Coline la sorella minore vaga nel parco e sotto una pelle d'orso, 'oggetto transizionale' mai abbandonato. Laura sarà la chiave per uscire dal labirinto del passato, misurando la forza e la validità dei ricordi che riemergono.

Impossibile dire a quale specie appartenga la commedia sentimentale (e familiare) di Antony Cordier. Gaspard va au mariage non assomiglia a nient'altro che a se stesso, ironico e sensuale, organico e animale.

Il solo modo di preservarlo è di guardarlo con gli occhi dell'infanzia, gli stessi che posavamo sugli animali in plastica del nostro zoo in miniatura. Per la famiglia discretamente disfunzionale di Gaspard, lo zoo simboleggia proprio quell'infanzia, la sua immaturità, la sua ferocia, il suo gusto per le classificazioni e le collezioni, il suo anacronismo. E negli anni quel parco di animali selvaggi ha preservato i morti, la madre scomparsa in circostanze più o meno orribili a seconda del familiare che la racconta, più dei vivi, che adesso si insinuano da tutte le parti, i cani dal bosco, Laura dalla porta principale.

Ritratto di una famiglia libertaria in un interno, una bolla favolosa che permette ai suoi componenti di proteggersi dai colpi della vita, Gaspard va au mariage incrocia lungo i binari Laura, fanciulla disinvolta che va dove il vento la porta. La presenza di Laura, non cautela soltanto Gaspard dalle pretese e dai rancori dei suoi, accompagnatrice e custode, è lei a guidarlo fuori dal passato, a dimostrargli che la 'ricerca del tempo perduto' non offre alcuna garanzia di esattezza.

Tutta la malinconia del film si riassume allora nella sua conclusione: diventare grandi è arrivare ad amare qualcuno più della propria famiglia. Perché accada è necessario che i personaggi imparino a rinunciare, a lasciare andare il ruolo che si sono assegnati e da cui il film progressivamente li emancipa. Se Gaspard va au mariage debutta come una screwball comedy, un uomo e una donna si incontrano per caso e decidono di fingere di amarsi prima di finire per amarsi veramente, Antony Cordier segue altre direzioni, permettendo agli altri personaggi di esistere coi loro segreti e i loro capricci. La questione centrale del film è come riuscire ad essere soli e con quelli che amiamo, come sentirsi liberi e legati.

Il cast, combinazione di attori tutti differenti e tutti sbalorditivi, pratica la medesima filosofia senza che nessuno prevalga sull'altro. In testa alla cordata ci sono Lætitia Dosch e Félix Moati, allineati e radiosi dentro un film di padri immaturi e di figli eccentrici, di malinconie fraterne e di lutti incompiuti che rimandano direttamente all'universo di Wes Anderson (I Tenenbaum) e di Noah Baumbach (Il matrimonio di mia sorella).

In questo gioco di referenze, che mette in scena fratelli inconsolabili, le loro invenzioni infantili e i loro casti amori incestuosi, la comparazione non si limita ai soggetti. Nel quadro fissato in uno zoo, Cordier interrompe il realismo con la favola, in equilibrio perfetto tra sogno infantile e lucidità adulta. C'è la prosa e la poesia in questo racconto sulla fine del mondo (dell'infanzia) dove le frecce scoccate addormentano gli innamorati che poi si risvegliano adulti e assetati. E in fondo alla notte, uomini e animali partecipano a un ultimo abbraccio familiare prima dell'inevitabile dispersione.

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