Titolo originale | Roger Waters: Us + Them |
Anno | 2019 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Sean Evans, Roger Waters |
Attori | Roger Waters, Dave Kilminster, Jess Wolfe, Joey Waronker, Holly Laessig Jon Carin, Jonathan Wilson, Gus Seyffert, Bo Koster, Ian Ritchie, Azzurra Caccetta, Anais Dupay-Rahman, Lucas Kornacki, Buket Komur, Rufat Aliyev, Farshid Azizi, Nikoo Bafti, Azzurra Caccetta, Salem Hanna, Hayley, Glendon Jones, Farzad Khaledi, Lukasz Kornacki, Jad Marz, Pedram Mehdian, Nader Moradi, Liat Mordechai, Feride Morçay, Farahnaz Rahmani, Sylvana Savvas, Reza Zohreh Kermani. |
Uscita | lunedì 7 ottobre 2019 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Nexo Digital |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,19 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 10 ottobre 2019
I più grandi successi dei Pink Floyd e le canzoni del nuovo album di Roger Waters. In Italia al Box Office Roger Waters - Us + Them ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 440 mila euro e 440 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Tra maggio del 2017 e dicembre del 2018 il fondatore e autore dei Pink Floyd Roger Waters intraprende con una band completamente rinnovata un tour mondiale di 157 date tra Nord, Centro, Sud America, Europa e Australia/Nuova Zelanda. La strepitosa serie di sold out si trasforma, com'era prevedibile, in un film che non intende essere pura riproposizione di quel live magnificente e grandioso ma integrarlo con contenuti creati ad hoc. Waters lo firma con il collaboratore Sean Evans, già direttore creativo di "US + Them tour" e regista del precedente Roger Waters: The Wall e dei video di "The Last Refugee" e "Wait for Her", entrambi compresi nell'ultimo album di Waters, "Is This the Life We Really Want?" (2017). Che poi è la domanda che dà la direzione allo show. Ovvero: è davvero questa, nel 2019, la vita (l'idea di mondo) che vogliamo?
La scaletta - che fa incontrare i classici dei Pink Floyd di "The Dark Side of the Moon" e "Animals" (da "Breathe a Time", da "Money" a "Wish You Were Here" e "The Wall" a "Pigs" ("Three Different Ones") e i brani dell'ultimo album - riaccende la tensione ribellistica che viene da lontano e che non si è mai spenta.
Il tour si intitola come il pezzo scritto nel '73, un'esortazione al recupero dell'empatia. La congiunzione di allora si trasforma in un segno grafico, ma il senso è lo stesso, gli allarmi di George Orwell e Aldous Huxley sempre validi: contrastare conformismo e consumismo, mettere un freno ad avidità, bestialità, alienazione.
A rafforzare la loro dichiarazione egualitaria e pacifista, Evans e Waters, oltre alle proiezioni e ad effetti come gli schermi mobili, lanciati da tutte le direzioni sulla platea, aggiungono allo spettacolo - e sulla superficie di 26 metri di larghezza che campeggia dietro il palco - le immagini, a tratti un po' troppo curate, di conflitti associabili a contesti di guerra mediorientali, barriere artificiali tristemente note, viaggi di migranti per mare. Incorniciate dalla separazione e del ritrovarsi di una madre e di una figlia profughe; materiale, quest'ultimo, che in parte arriva dal video di The Last Refugee.
Mentre i testi delle canzoni curiosamente non sono stati sottotitolati né tradotti (almeno, non nella versione proiettata nel fuori concorso vista a Venezia 2019), cartelli, slogan da street art e citazioni colte si sprecano, con effetto molto meno dirompente, per esempio, dell'altrettanto politico e recente "Mezzanine Tour" dei Massive Attack. La didascalia "nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo" (dalle "Affinità elettive" di Goethe) corre sulla coreografia di "The Wall", con una fila di ballerini che da prigionieri in stile Guantanamo si liberano dalle uniformi in una danza euforica.
Si dispiega ovviamente anche gran parte dell'iconografia psichedelica più riconoscibile dei Pink Floyd: la piramide di raggi laser della cover di "Storm Yorgerson", le ciminiere e la centrale elettrica di Battersea di "Animals", gli elementi siderali e lunari, il maiale che sorvola il pubblico con la scritta stay human, fino ai video dai colori acidi che raffigurano Trump e la sua rozza retorica: a dimostrazione che i pigs (sinonimo nell'originale di politici ipocriti e scriteriati), a distanza di decenni dall'exploit di quegli album epocali, non sono mai usciti di scena.
Se i fans hanno quello che si aspettano, non ultima un'esecuzione tecnica ineccepibile della super band, il 76enne Waters, t-shirt e jeans neri stretti d'ordinanza, occhi e voce stanchi, braccia che si spalancano con parsimonia, porta sulle spalle tutta la storia di uno degli ultimi veri rocker in circolazione (come il luciferino Keith Richards, suo coetaneo). Ma si illumina improvvisamente quando è il momento di sottolineare (e la regia cerca spesso le reazioni del pubblico più giovane), anche col gesto del dito medio, la contestazione verso i leader vettori del neoliberismo più selvaggio, che stanno condannando il pianeta ("picture a leader with no fucking brains").
Protagonista di uno show ad altissima definizione digitale, il suo corpo consumato, simbolo di un'era leggendaria perché analogica, rivendica ostinatamente il diritto di non mollare la scena, di essere ancora un tenace portavoce della resistenza.
Tra maggio del 2017 e dicembre del 2018 il fondatore e autore dei Pink Floyd Roger Waters intraprende con una band completamente rinnovata un tour mondiale di 157 date tra Nord, Centro, Sud America, Europa e Australia/Nuova Zelanda. La strepitosa serie di sold out si trasforma, com'era prevedibile, in un film che non intende essere pura riproposizione di quel live magnificente e grandioso ma integrarlo [...] Vai alla recensione »
Può un film concerto essere anche un'esperienza sociale, un pamphlet politico e una realtà distopica? Probabilmente sì se di mezzo c'è Roger Waters, che tra un tour e l'altro sembra sempre più interessato al formato audiovisivo e alla distribuzione in sala. Così a pochi anni di distanza da The Wall Live, ecco un nuovo film sul tour che l'ex bassista dei Pink Floyd ha intrapreso in giro per il mondo [...] Vai alla recensione »
A volte il limite di alcuni di questi concerti in forma di film è quello di sembrare diretti solo ai fan del cantante o del gruppo che si esibisce. Sarebbe però un peccato liquidare così Roger Waters - Us+Them, che è qualcosa di più della sola registrazione audiovisiva di uno dei 157 concerti del grandioso tour mondiale del co-fondatore dei Pink Floyd.
Cronaca in sintesi dell'omonimo tour? Non proprio. Film jukebox con pezzi vecchi e nuovi sulla falsariga delle cariatidi del rock in perenne "ultima tournée"? Ma non diciamo stupidaggini. Dopo un esperimento cinematografico simile dedicato a The Wall, Roger Waters, insieme al regista Sean Evans, realizza l'opera definitiva sul senso del suo essere artista.
La canzone rimane la stessa, per dirla coi Led Zeppelin. Dopo l'implosione dei Pink Floyd, Waters ha reclamato d'autorità la sua centralità floydiana, anche se ha dovuto moltiplicare i chitarristi per sostituire un solo David Gilmour. Diventato cover band lussuosissima di se stesso, con tanto di coriste bladerunneriane, brandendo il suo impegno politico come una clava, Waters e il suo film (in sala [...] Vai alla recensione »