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Michel Ocelot

Michel Ocelot è un regista, sceneggiatore, è nato il 27 ottobre 1943 a Parigi (Francia). Michel Ocelot ha oggi 80 anni ed è del segno zodiacale Scorpione.

Le ombre dell'Africa

A cura di Fabio Secchi Frau

Dalle avventure di un prodigioso bambino africano a quelle di due fratelli di latte che vanno a caccia di creature magiche per deserti e minareti. Il regista francese Michel Ocelot, uno degli autori di lungometraggi animati più gratificati al botteghino, esce dai soliti schemi morfologici dell'animazione moderna e, raccogliendo le ombre della sua Africa, un'Africa nella quale è cresciuto, ci restituisce vecchie tecniche di intrattenimento cinematografico.
Lo stile utilizzato è abbastanza chiaro, così come il luogo di un'indagine, che oggi potremo definire senza esagerazioni "antropologica". Le note della kora e del balafon (due degli strumenti africani più utilizzati per la composizione musicale), i colori abbaglianti e le straordinarie immagini ispirate a quei movimenti che hanno da sempre colpito la sua sensibilità di studioso, segnano nella Storia del Cinema europeo il passaggio di titoli relativi alla saga di Kirikù, ma anche a quelli di Azur e Asmar, di Dilili e di altri principi e principesse, che hanno trasformato questo appassionato di pittura in un rinomato volto di questo genere della Settima Arte.

Studi
Nato a Villefranche-sur-Mer, in Costa Azzurra, Michel Ocelot ha trascorso la sua infanzia a Conakry, in Guinea, ritornando in Francia solo nell'adolescenza, trascorsa tra Angers e Parigi. Studente dell'École supérieure d'art et design Le Havre-Rouen e dell'École nationale supérieure des arts décoratifs, ha ultimato la sua istruzione artistica al California Institute of the Arts, specializzandosi in pittura.
Dapprima in forma amatoriale, ha coltivato la passione per l'animazione principalmente durante le sue vacanze. Un periodo ideale nel quale utilizzava tutto il suo tempo libero per realizzare, con un gruppo di amici anche loro pittori, una serie di cortometraggi con le tecniche più disparate. Questo, secondo le sue dichiarazioni, diede origine a opere molto semplici con vari stili, fra i quali il suo prediletto: l'uso dell'animation de silhouettes. Un metodo di facile animazione di origine cinese con la carta tagliata, che avrebbe poi riutilizzato in futuro.

Prime opere
Nel 1976, raccogliendo l'eredità dell'illustratore e autore Benjamin Rabier e collaborando con Yves Rousset-Rouard, crea la serie tv animata Les Aventures de Gédéon. Cui seguirà nel 1979 il suo primo corto professionale: Les Trois Inventeurs. Questa piccola opera è finanziata dallo studio aaa (Animation art graphique audiovisuel), lo stesso che produsse Jacques Rouxel e il suo cartone a puntate Les Shadoks. Il sodalizio tra Ocelot e la casa di produzione si fortifica non solo dopo la vittoria di un BAFTA, ma anche dopo quella di un César, ottenuto nel 1983, per il mediometraggio La Légende du pauvre bossu.

La saga di Kirikù
In Italia, Ocelot diventa famoso grazie al suo primo lungometraggio: Kirikù e la strega Karabà (1998). Riappropirandosi della sua infanzia africana, il regista sceglie di raccontare le avventure di un minuscolo bambino che, con straordinaria intelligenza e buon cuore, lotta contro una tirannica strega in grado di mettere in ginocchio un'intera tribù. Tra perfidi sortilegi e un esercito di feticci, Ocelot dispiega tutto ciò che ama di più dell'animazione (la possibilità di creare scenari esteticamente indelebili nella memoria dello spettatore, la cura per la grafica, l'importanza della colonna sonora), andando incontro a un successo invidiabile. Più di una trentina i premi vinti in tutto il mondo, accompagnati da un successo commerciale a sei zeri. Kirikù diventa la prima prova lampante che una produzione di lungometraggi animati europei, che possa essere un'alternativa originale e qualitativa a quella americano-disneyana, è possibile.
Ma non è ancora in grado di lasciare andare la sua creatura, così comincia a intavolare una saga che proseguirà nel 2005 con Kirikù e gli animali selvaggi e nel 2012 con Kirikou et les Hommes et les Femmes.
Al primo, collabora anche Bénédicte Galup, che si unisce a lui per narrare le nuove avventure "morali" di questo piccolo grande eroe africano che, anche stavolta, andranno incontro a eccellenti recensioni e a un successo commerciale che è addirittura superiore a quello del titolo precedente. Il pubblico non solo è totalmente preso dalle virtù civili del protagonista (buon senso, coraggio, scaltra ironia, generosità), ma anche dalla bellissima parte visiva della pellicola, che strizza l'occhio all'impressionismo.

Di Principi e di Principesse
Nel mezzo, si affaccia uno dei suoi progetti sperimentali più ambiziosi: Principi e Principesse (2000), che consiste in sei storie ambientate in mondi e tempi diversi, ma tutte raccontate attraverso l'animation de silhouettes. Un omaggio ricollegabile alle antiche ombre cinesi e alla pellicola del 1926 Le avventure del principe Achmed di Lotte Reiniger, che però si arricchisce di morbidi sfondi colorati, preziose astuzie visive e un doppiaggio irresistibile (in Italia, fu affidato alle voci della geniale Anna Marchesini e degli altrettanto ottimi Pino Insegno ed Elio Pandolfi).

Il passaggio alla computer grafica
Con Azur e Asmar (2006) segna invece il suo passaggio alla computer grafica. La fiaba di due bambini allattati dalla stessa nutrice e cresciuti come fratelli, che partono per un viaggio nel Maghreb alla ricerca di una fata, diventa una storia con un messaggio di pedagogica tolleranza molto forte che richiama al cinema oltre 1,5 milioni di spettatori. Il medioevo islamico, così sontuoso e cosmopolita rispetto a quello cattolico, è l'incantevole chiave per un'affabulazione sull'incontro di due culture che possono unirsi pacificamente. In più, rimangono invariate quelle che sono le caratteristiche del cinema di Ocelot: la vocazione didattica; la critica all'etnocentrismo, al pregiudizio e alla superstizione; il raffinato e chimerico irrealismo visivo; la ricchezza di scenografie, costume e caratterizzazione dei personaggi; il recupero di movimenti pittorici passati. Lo stesso anno, dirigerà anche la cantante islandese Björk nel videoclip di "Earth Intruders", primo singolo estratto dal suo album "Volta", mentre due anni dopo, firmerà per Canal + Family, la serie animata fantasy Dragons et Princesses, poi riadattati nel lungometraggio Les contes de la nuit. Nel 2018, ultima il suo quinto lungometraggio: Dilili a Parigi. Qui, nella Belle Époque di una Parigi fantasticata, una bambina franco-canachese combatte contro il colonialismo e il razzismo e permette a Ocelot di vincere il César per il miglior film d'animazione.

Ultimi film

Animazione, (Francia - 2018), 95 min.

Focus

CELEBRITIES
lunedì 15 aprile 2019
Fabio Secchi Frau

Dalle avventure di un prodigioso bambino africano a quelle di due fratelli di latte che vanno a caccia di creature magiche per deserti e minareti. Il regista francese Michel Ocelot, uno degli autori di lungometraggi animati più gratificati al botteghino, esce dai soliti schemi morfologici dell'animazione moderna e, raccogliendo le ombre della sua Africa, un'Africa nella quale è cresciuto, ci restituisce vecchie tecniche di intrattenimento cinematografico

News

L'autore di Kirikù e Azur e Asmar torna al cinema con le avventure di Dilili a Parigi. Al cinema dal 24 aprile.
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