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Origin: l'ultimo Dan Brown e l'ultima rivelazione

Con il suo nuovo romanzo, Origin, Dan Brown non tradisce se stesso ma prosegue, coraggioso e sicuro, nel suo percorso: raccontare la Storia.
di Pino Farinotti

giovedì 5 ottobre 2017 - Focus

Duecento milioni di copie vendute, libri tradotti in 56 lingue, tre film di enorme successo tratti dai suoi libri. Questo è Dan Brown. È uscito il suo ultimo romanzo, "Origin", e non c'è dubbio che, a sua volta, diventerà un film, "vivrà due volte". Letteratura e cinema, una chimica non sempre semplice da comporre. Brown se n'è impadronito come pochi altri, con un compagno di viaggio che ha saputo decifrare, mediare, accordare discipline diverse, con regole a volte opposte, il regista Ron Howard.

Quando devi "filmare" un testo che quasi sempre supera le cinquecento pagine, dove gli episodi si inseguono e si incastrano uno dentro l'altro facendo del racconto una striscia che non puoi interrompere, occorre fare delle scelte, occorre omettere, senza che la logica narrativa ne venga compromessa. E Howard è arrivato vicino alla soluzione, perché la soluzione integrale non era possibile. Non è mai possibile.
Pino Farinotti

È il compromesso che separa il libro dal film, appunto. Ma c'è un risvolto positivo: dover tenere sempre alta la velocità, dei contenuti, della colonna sonora, del dialogo, delle indicazioni spesso complesse e colte, può risolversi in una frenesia che volge a favore di quel genere di cinema, l'azione. Anche se il romanzo prevale sempre. Questa combinazione scrittura-pellicola finisce per assumere una grande potenza che va a scapito della ricezione dell'opera. Un esempio: Robert Langdon, protagonista di gran parte dei libri di Brown, nell'immaginario dell'utenza ormai è diventato Tom Hanks, e magari è un peccato, perché così l'azione attiva della fantasia personale che forma il modello nella lettura, è abrogata. Hanks ti risolve lo sforzo a priori. E c'è dell'altro, che riguarda la fruizione dell'opera d'arte. Il Cenacolo di Leonardo è meta storica di milioni di persone. Quando ci sei davanti il punto focale è il Gesù, al centro della composizione. Adesso non è più così. Adesso l'attenzione è catalizzata dalla figura al suo fianco, Giovanni. Lo si deve al "Codice da Vinci" (libro), soprattutto film - dove un certo professore esperto di religione e di simboli esterna la sua teoria: " .. lunghi capelli rossi, femminili mani giunte, un accenno di seno... non è un uomo, è Maddalena, la moglie di Gesù...". E così, il cinema rilegge, e se vogliamo "contamina", l'arte, e che arte, uno dei più alti incanti dell'umanità. E poi quell'ultima affermazione sulla coppia Maddalena - Gesù, azzardata quanto meno.


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Un'immagine dal film Inferno
Lo scrittore Dan Brown
Un'immagine dal film Il codice Da Vinci

Ma è il gioco di Dan Brown che è uomo, oltre che di grande intelligenza, anche di opportuna scaltrezza. Ti dice, anzi ti fa capire: "la mia idea è questa, ma c'è la possibilità che io mi sbagli." E aggiunge, altro tocco di scaltrezza, "sta a te giudicare". E dunque è pronto, al caso, a ritrattare. Che tutto questo sia funzionale lo dimostrano i numeri detti all'inizio. La ragione c'è: lo scrittore ha saputo cogliere in pieno le istanze del pubblico di questa epoca. Nei suoi libri c'è dunque tutto, codici anche di cinema: avventura, thriller, tocchi di horror, scenari della terra, il destino umano. E il codice trasversale di tutte le opere di Brown: un pericolo immane che minaccia il mondo.

In "Origin" Brown non tradisce se stesso ma prosegue, coraggioso e sicuro, nel suo percorso: raccontare la storia secondo mistica, cultura, estetica, scienza, rivoluzioni, senza naturalmente ignorare l'essenza del racconto, che sia cinema, arte figurativa, letteratura: l'emozione e il sentimento, e l'identificazione. Il tutto sulla base di una cultura impressionante, che gli permette di porsi, lo dico come concetto estremo e con un po' di paradosso, addirittura come nuovo, ultra-apocrifo, evangelista.
Pino Farinotti

Per la quinta volta il protagonista è Robert Langdon, presente a Bilbao per assistere a una conferenza tenuta da Edmond Kirsch, un futurologo geniale, noto in tutto il mondo, già suo allievo, e ateo radicale e provocatore. Nel suo intervento svelerà il mistero che l'uomo e la Storia non sono mai riusciti risolvere: da dove veniamo? soprattutto dove andiamo? Uno degli assunti viene da una citazione del poeta William Blake: "Le religioni oscure sono scomparse, regna la dolce scienza". E poi Charles Darwin, altro nome in auge: "E' meglio un mondo senza religione o un mondo senza scienza?". L'attesa abnorme della rivelazione sfocia in una vera esplosione della serata. Ed ecco la minaccia dall'alto, la solita forza, il solito sortilegio che pare invincibile. E Langdon dovrà entrare in azione. Lo schema ricalca quelli precedenti, ad accompagnare lo scienziato c'è una bellissima donna che divide cultura e avventura con lui. Come l'Ulisse di Joyce, altro collettore di invenzioni e provocazioni, l'azione di "Origin" si svolge nell'arco di poche ore. Un altro dei codici ricorrenti, seducenti di Brown sono gli ambenti. In precedenza eravamo stati a Parigi, Roma, Firenze nei luoghi d'arte più magici del mondo. Adesso l'estetica è quella del museo Guggenheim di Bilbao di quell'architetto-scultore che è Frank O. Gehry e quella dell'incantata Sagrada Familia di Antoni Gaudì, a Barcellona. Roba che ti fa un film.
Alla fine, Brown, come sua abitudine - scaltrezza e prudenza - preferisce scovare il suo compromesso. La fede e la chiesa non verranno scardinate, solo scalfite. L'eresia sarà solo un sospetto. E siccome Brown è fortunato, ecco che ci si mette anche la cronaca a dargli un discreto assist, se è vero che c'è chi, ultra-ortodosso, accusa papa Francesco di eresie. "Origin" è, per conseguenza, storia e "aritmetica", il miglior romanzo di Dan Brown.


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