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Guida alla realtà virtuale

Da miraggio negli anni '90 a JesusVR, primo esempio di cinema girato in RV.
di Gabriele Niola

Un'immagine tratta dal primo film girato in RV JesusVR.
domenica 16 ottobre 2016 - Focus

La realtà virtuale è stato il miraggio degli anni '90. Una tecnologia che ha fatto il suo debutto nella decade di maggior sviluppo del digitale e che è stata subito recepita dal cinema come un oggetto della narrazione.

A differenza della terza dimensione, che come racconta il documentario presentato a Venezia Viaggio nel cinema in 3D - Una storia vintage è stata sempre una maniera di guardare, la RV prima di tutto è stata un espediente di racconto, un topos narrativo nato e morto nella decade dei '90.
Gabriele Niola

Ben prima di essere effettivamente utilizzata per la fruizione infatti, la RV con il cinema ha avuto un rapporto subalterno, è stata raccontata invece di essere invisibile strumento di racconto. Luogo di perdizione o di annullamento dell'uomo, realtà secondaria e deleteria, strumento a cui venivano imputate le peggiori trasformazioni e deviazioni dell'animo umano, per circa un decennio la RV al cinema ha significato fantascienza e horror. I film che la utilizzavano o solo la prevedevano raccontavano dell'annullamento dello spirito o di un male da combattere che si trovava lì dentro, nel (non) luogo in cui perdersi.
Oggi molto è cambiato, prima di tutto tecnologicamente perché la RV è molto più stabile, seria e "utile", poi anche in termini di impatto sociale, non abbiamo più la fobia nei confronti della tecnologia di 20 anni fa. Collettivamente ci siamo innamorati delle potenzialità e dell'utilità della tecnologia, così anche la RV non ci fa più paura e da soggetto per film può diventare strumento per guardarli.


Un'immagine tratta da Matrix dei fratelli Wachowski.
Un'immagine tratta da Matrix dei fratelli Wachowski.
Un'immagine tratta da eXistenZ di David Cronenberg.

Da sempre associata più alla videoludica che al cinema la RV è stata a lungo percepita come un affare tecnologico, una questione da appassionati lontana dalle persone comuni a partire da un armamentario di caschi e visori che facevano pensare al laboratorio più che alle case.

È stato forse Matrix il film che più di tutti ha sublimato quella maniera di vivere un'altra vita.
Gabriele Niola

Attraverso un complicato sistema di trame e svelamenti a sorpresa, il film dei fratelli Wachowski metteva in scena una persona comune presa in una vita noiosa che però riusciva a scoprire l'esistenza di qualcosa di più. Per quel film la vita nel mondo vero era la RV, una specie di stato di animazione sospesa indotto dalle intelligenze artificiali che coltivano gli esseri umani (o meglio l'energia che producono). Ma anche i ribelli, attraverso un cavo attaccato alla corteccia celebrale, entrano in quella che quel film non chiama mai RV, eppure della RV per come veniva immaginata aveva tutte le caratteristiche: era un mondo alternativo, programmabile, plasmabile, in cui muoversi senza la cognizione di essere altrove, in totale trasparenza. Infatti a differenza di quello che la tecnologia effettivamente poteva e può offrire, nei film la RV o è a bassissima definizione, cioè palesemente finta, oppure è perfetta, indistinguibile della realtà. Due estremi molto lontani dalla realtà dei fatti.
Con Matrix ed eXistenZ di David Cronenberg (che arriva nello stesso anno ma ha una storia più piegata sulla videoludica e meno centrata sul passaggio da un mondo all'altro) e la sua versione allegorica della RV quella tecnologia ha chiuso i conti con il cinema. Come se quella versione dei fratelli Wachowski di un mondo alternativo creato dalla tecnologia e in cui si può entrare grazie alla tecnologia, fosse la pietra tombale su uno strumento che aveva da un po' smesso di comparire sui titoli dei giornali.


Un'immagine tratta dal primo film girato in RV JesusVR.
Un'immagine tratta dal primo film girato in RV JesusVR.
Un'immagine tratta dal primo film girato in RV JesusVR.

Negli ultimi anni invece, grazie al ritorno della RV nella nostra vita tecnologica, uno annunciato da tecnologie come Oculus Rift o Samsung Gear e fomentato da un progresso che ne ha aumentato potenzialità, qualità e interesse, i mondi virtuali possono smettere di essere materia di film e cominciare a contenere film.

È stato il festival di Cannes a lanciare il sasso che sta originando una valanga. Nel grande festival francese, che è anche e soprattutto il principale mercato di cinema del mondo, quest'anno ha fatto capolino uno stand di VrWerx, società dedita allo sviluppo di contenuti per la RV.
Gabriele Niola

Nello stand era possibile giocare a Paranormal Activity, il primo videogame in RV che lo studio ha aiutato a sviluppare. Forse non è nemmeno un caso che il primo videogioco ad essere presentato fosse tratto da una serie di film, perché poi, solo 4 mesi dopo, alla Mostra del Cinema di Venezia, sempre VrWerx ha portato un consistente assaggio di JesusVR, il primo film girato in RV.
L'anteprima consisteva in 40 dei 90 minuti totali che formano il film da distribuirsi a Natale per chiunque abbia un set di RV e in diverse sale attrezzate. Il film ovviamente si guarda indossando un visore (che non è più come i caschi degli anni '90 ma un occhialone molto più leggero) e stando su una sedia girevole, in modo da poter guardare ovunque si voglia. Per ogni scena il regista imposta un punto di osservazione, cioè pianta la speciale videocamera a 360 gradi in un punto e gli attori recitano tutto intorno. Non c'è anfratto del set che non sia inquadrato, si può guardare sopra sotto e tutto intorno, ogni angolo della scena può essere osservato come se si stesse lì, immobili, nel luogo in cui è stata fissata la videocamera. Gli attori ci recitano davanti, dialogano e hanno la grazia di indicare quando sta per accadere qualcosa in un certo punto, così che venga spontaneo a chi guarda girarsi per non perdersi gli eventi che accadono dietro o le persone che arrivano. È una forma di cinema molto embrionale e molto diversa da quello cui siamo abituati, perché manca la grammatica degli stacchi di montaggio, la consueta alternanza di campo controcampo e mancano i dettagli. Siamo lì, immobili in un punto e vediamo tutto accadere, sembra più di essere a teatro che al cinema.
Questo ponte tra la messa in scena e il punto di vista fisso del teatro, ma le soluzioni di luce, set, costumi ed effetti speciali del cinema, è quello che da questo Natale chiameremo "cinema in RV", non ancora simile a quel che i film ci raccontavano negli anni '90 (non possiamo muoverci dentro le scene, quello si può fare solo nei videogiochi in RV), ma già sufficientemente autonomo per essersi guadagnato il diritto a provare ad entrare nella nostra dieta mediatica.


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