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La nascita dell'horror? Tutta colpa di un vulcano

Tra cambiamenti climatici, letteratura e cinema, il racconto dell'eruzione del Tambora e le origini del genere.
di Andrea Bellati

lunedì 23 maggio 2016 - Focus

Il 2016 promette di essere l'anno più caldo di sempre. Se non limitiamo le emissioni di gas serra e manteniamo la crescita della temperatura planetaria entro i due gradi, il futuro sarà un disastro. Lo hanno appena detto a Parigi, alla Cop21, dove finalmente 195 paesi hanno firmato un accordo salva clima dopo venti conferenze andate a vuoto. Siamo salvi? Forse, se lo rispettiamo. Sempre che la natura non decida di lanciare la boccia che scombina il gioco. Duecento anni fa una violenta eruzione sconvolse il clima e tutte le attività umane: persino la letteratura. La catena di eventi che diede vita al genere horror sembra, infatti, la trama di un film horror.

Gli ingredienti ci sono tutti: c'è la catastrofe, c'è una compagnia di giovani vivaci, c'è un nobile tenebroso, c'è una villa isolata in riva al lago, e c'è la giusta atmosfera plumbea. Personaggi ed interpreti: il nobile tenebroso è addirittura Lord Byron, il grande poeta romantico.
Andrea Bellati

Nel 1816 George Gordon Byron lasciò per sempre l'Inghilterra dopo la scandalosa separazione con la moglie Annabella e le maldicenze moralmente inaccettabili che circolavano sul suo conto. Lasciò la moglie e la figlia Ada ancora bambina, quella Ada Byron Lovelace genio della matematica che svilupperà il primo programma informatico della storia: Lynn Hershman Leeson ce lo ha raccontato in Conceiving Ada. Lord Byron affittò Villa Diodati, una lussuosa magione sul lago di Ginevra; con lui c'era John William Polidori, suo segretario e medico personale. Nell'agosto, Byron fu raggiunto dal poeta e filosofo Percy Bysshe Shelley con la moglie Mary Shelly e la sorellastra di lei, Claire Clairmont, con la quale il Lord aveva avuto una breve relazione in Inghilterra poco prima di partire. Di questa singolare compagnia di eroi romantici, Ken Russell ha proposto una versione allucinante e spaventosa nel film Gothic.


In foto una scena di Gothic (1986).
In foto una scena di Gothic (1986).
In foto una scena di Gothic (1986).

Furono sfortunati, l'estate del 1816 fu perturbata da anomale ondate di freddo e da una fitta e persistente pioggia. Scriveva Mary Shelly: "Fu un'estate umida e sgradevole, tanto che la pioggia incessante ci tenne spesso confinati in casa per giorni". Il 1816 fu un anno strano, gli storici del clima lo ricordano come l'anno senza estate; vi furono tempeste, nubifragi e inondazioni. Si persero i raccolti e il prezzo dei cereali salì alle stelle: l'Europa fu colpita da una terribile carestia. Cosa sconvolse il clima della Terra? La causa è da ricercare dall'altra parte del Pianeta, in Indonesia, nell'Arcipelago della Sonda. Nell'aprile del 1815 il Tambora, un enorme vulcano nell'isola di Sumbawa, scaraventò in atmosfera 150 miliardi di metri cubi di ceneri e polveri: oltre cento volte la quantità eruttata dal Vesuvio nel 79 a.C.

Fu un'esplosione catastrofica: il Tambora si accorciò di 1.300 metri passando dai 4.100 originari agli attuali 2.850. L'eruzione fu seconda solo a quella del Krakatoa del 1883, la più imponente della storia, dalla quale trasse spunto Bernard L. Kowalski per il film Krakatoa, est di Giava.
Andrea Bellati

La colonna di ceneri del Tambora raggiunse i 25 km di altezza, quasi il doppio di quella del Vesuvio quando distrusse Pompei ed Ercolano. Le ceneri si diffusero negli strati alti dell'atmosfera e offuscarono la luce del sole in tutto il mondo: fu un vero inverno vulcanico, qualcosa di paragonabile all'inverno nucleare descritto dal film per la televisione The day after del 1983. Le ceneri colorarono i tramonti per almeno un anno e infuocarono i cieli di alcuni dipinti di William Turner, il pittore inglese dolce e ruvido ritratto da Mike Leigh in Turner.


In foto una scena di Krakatoa, est di Giava (1969).
In foto una scena di Turner (2014).
In foto una scena di Dracula contro Frankenstein (1972).

Come ingannò la noia la compagnia di Byron? Erano poeti e letterati, ospiti del più carismatico rappresentante del movimento romantico inglese. Quelle lunghe giornate al chiuso, raccolti intorno al camino, mentre la pioggia batteva sotto il cielo livido, erano perfette per raccontarsi storie di fantasmi. E quando le scorte personali di racconti terrorizzanti terminarono, Lord Byron propose agli amici di inventarne di nuovi. Il Dottor Polidori tornò dalla sua stanza con l'embrione del vampiro, ripreso e sviluppato in seguito da Bram Stoker con Dracula. Mary Shelley, invece, concepì Frankenstein, o il moderno Prometeo, probabilmente suggestionata, lei appena diciannovenne, dai macabri esperimenti di Giovanni Aldini che, a differenza dello zio Luigi Galvani, non elettrificava rane morte ma cadaveri umani. Prometeo, l'eroe che donò il fuoco all'umanità, il simbolo mitico della sfida al divino.

Con Frankenstein, la Shelley dava voce ai timori del suo tempo per una scienza dalla potenza incontrollata. Erano gli albori di molte delle scoperte scientifiche che avrebbero cambiato l'umanità per sempre. L'elettricità per molti era un fenomeno magico e incomprensibile, la chimica reinventava la natura.
Andrea Bellati

L'uomo, moderno Prometeo, stava per sfidare gli dei. Ma la Shelley non poteva immaginare che un giorno avremmo addirittura influito sul clima: quando Frankenstein nacque, solo i vulcani, i capricci dell'attività solare e le perturbazioni dell'orbita terrestre potevano farlo. Per valutare i contributi naturali e artificiali ai cambiamenti climatici possiamo giocare con il grafico interattivo disponibile sul sito di Bloomberg Business e costruito a partire dai dati del NASA Goddard Institute for Space Studies.


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