Advertisement
Jesse Owens, 4 medaglie che fecero la storia

La storia dell'atleta nero che stravinse nel 1936 le Olimpiadi di Berlino e minacciò l'assunto hitleriano della supremazia ariana. Race - Il colore della vittoria, al cinema.
di Pino Farinotti

Impostazioni dei sottotitoli

Posticipa di 0.1s
Anticipa di 0.1s
Sposta verticalmente
Sposta orizzontalmente
Grandezza font
Colore del testo
Colore dello sfondo
0:00
/
0:00
Caricamento annuncio in corso
Stephan James nei panni dell'atleta di colore Jesse Owens, protagonista del film Race - Il colore della vittoria. Dal 31 marzo al cinema.
lunedì 4 aprile 2016 - Focus

Race - Il colore della vittoria non è un capolavoro del cinema, ma è un racconto importante e corretto di una vicenda che, come si dice, ha fatto la storia.

Il film racconta di Jesse Owens, l'atleta nero dell'Alabama che nel 1936 vinse quattro medaglie d'oro alle Olimpiadi di Berlino: i 100, i 200, la staffetta 4X100 e il salto in lungo. Con misure che sarebbero competitive anche adesso. Trattasi della più grande performance atletica di tutte le epoche. Eppure nel contesto generale di quella vicenda il dato sportivo, pure nella sua leggenda, finisce per non essere il protagonista assoluto. Valgono, in questo senso, contesti, implicazioni, momenti della storia, enormi.
Pino Farinotti

Nel 1936 il nazismo è ormai all'apice della sua organizzazione, politica, militare, di propaganda. Fra poco Hitler darà il la al suo progetto di invasione dell'Europa. Quelle Olimpiadi dunque, organizzate dal ministro della propaganda, e figura apicale del regime, Goebbels, devono mostrare al mondo l'organizzazione e la potenza del Reich. E la superiorità della razza ariana. Owens arrivò, se non a scardinare, certo a compromettere il disegno.


In foto una scena del film Race - Il colore della vittoria
In foto una scena del film Race - Il colore della vittoria
In foto una scena del film Race - Il colore della vittoria
La diplomazia americana e l'entusiasmo di Jesse Owens

Il film focalizza la storia dal 1933, quando Owens, ventenne, ha già dimostrato la sua incredibile attitudine e si pone come possibile vincitore di medaglie. Ma in America c'è una corrente, forte, che vorrebbe boicottare i Giochi.

Tutta la dialettica politica viene raccontata, parallela alla vita privata dell'atleta, che ha una compagna e un figlio. Alle pressioni per farlo rinunciare Jesse risponde "ma lei ha mai corso?". E così... correrà.
Pino Farinotti

Il film diretto da Stephen Hopkins non presenta la qualità e la poetica di un Momenti di gloria, di Hugh Hudson (4 premi Oscar), ma è efficace e diligente nel resoconto delle gare e anche della fase politica e dell'imbarazzo dei gerarchi e del führer a fronte delle vittorie dell'americano. Ed è felice quando tocca Leni Riefenstahl la geniale regista che riprese tutta l'Olimpiade e ne fece, appunto, Olympia, film innovatore, opera autentica. Quando Goebbels ordina di non riprendere i "duecento" e la staffetta, sicure medaglie americane, la regista diventa una furia e quasi insulta il gerarca. E... ci voleva coraggio.


In foto una scena del film Race - Il colore della vittoria
In foto una scena del film Race - Il colore della vittoria
In foto una scena del film Race - Il colore della vittoria
L'atto di coraggio del maggiore tedesco Lutz Long

Coraggio ancora maggiore ebbe Lutz Long. L'avversario di Owens nel salto. Un eroe, anzi un doppio eroe. Il film racconta, parzialmente, la sua storia, che non finì sul campo rosso di quello stadio. Long merita un canto.

Lutz Long era nato a Lipsia nel 1913, in aprile. In settembre a Oakville, Alabama, sarebbe nato Owens, suo compagno di destino. Lutz fu il migliore saltatore tedesco dell'epoca. Si era consacrato a Torino, agli europei, vincendo la medaglia di bronzo nel lungo. Ma anche la sua leggenda appartiene a Berlino 1936.
Pino Farinotti

Il regime contava molto su Long, alto, bello, biondo, iridi azzurre, ariano perfetto. Guai se non avesse battuto quel nero americano. E Long avrebbe vinto, se fosse stato meno... eroe. Successe che nelle qualificazioni Owens sbagliasse i primi due salti. Un terzo errore e sarebbe stato fuori. In quei giorni i due atleti erano già amici, per affinità e istinto, certo non per razza e politica. Giravano per le vie di Berlino insieme, si facevano fotografare sorridenti. Long notò che il rivale prendeva una ricorsa un po' breve. Gli disse "ti manca mezzo passo". Owens fece quel mezzo passo in più e si qualificò. La finale fu una delle più intense della storia di tutto lo sport.


CONTINUA A LEGGERE

{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati