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Moby Dick secondo Ron

Howard, ospite a Che tempo che fa di Fazio, ha presentato anche al pubblico italiano il suo Heart of the Sea, racconto della tragedia che ispirò il romanzo di Melville. Dal 3 dicembre al cinema.
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di Roy Menarini


sabato 28 novembre 2015 - Focus

Le origini delle storie, si sa, affondano nelle radici della leggenda. Specie quando, come nel caso di Heart of the Sea, hanno poi conosciuto molte declinazioni, prima letterarie poi cinematografiche. Il fatto è che Moby Dick di Melville, oltre ad essere un classico di grande successo, è considerato anche una pietra miliare della storia del romanzo statunitense. Non si contano infatti le letture e le interpretazioni di un capolavoro della letteratura, dove convivono aspetti tradizionali (secondo l'umanista Harold Bloom, oltre alla lotta tra uomo e balena, si intravede la lotta tra Melville e il canone biblico) e spinte moderniste, già all'altezza del 1851, quando il libro uscì.

La tendenza alla divagazione da parte di Melville, che mescolava avventura e saggio enciclopedico e umanista (un po' come farà un secolo e mezzo più tardi Peter Weir al cinema con Master & Commander - Sfida ai confini del mare), era certamente espressione di modernità, tanto da costare al volume una lunga incomprensione, fino al successo tardivo, giunto solo nel nuovo secolo. Ed è proprio nel Novecento che Moby Dick suscita il desiderio di appropriazione da parte del cinema americano.

E il grande cinema muto americano non poteva che tenerne conto - vista la predisposizione al melodramma e all'avventura - già nel 1926, con un film per fortuna oggi pressoché integro e visibile come The Sea Beast di Milard Webb, con John Barrymore nei panni di Achab, il folle cacciatore che si vuole vendicare del capodoglio per avergli maciullato una gamba. Si tratta di un film molto potente, dove regista e sceneggiatori hanno aggiunto cornici narrative e spiegazioni di trama non presenti nel romanzo di Melville. Il che non deve affatto stupire o scandalizzare, visto che il cinema è sempre stata una grande macchina degli adattamenti infedeli. In effetti, pur lontano dalla lettera, lo spirito della "quest", ovvero della caccia metafisica all'animale che è in noi, rispetta - grazie a Barrymore, davvero vibrante - lo spirito letterario dell'impresa.

Piace ricordare questo precedente poco citato, perché le altre versioni del classico sono più note. Se negli anni Trenta, e a breve distanza, se ne occupano sia Lloyd Bacon (di nuovo con Barrymore) sia Michael Curtiz (con il futuro regista William Dieterle nei panni di Achab), è certamente Moby Dick - La balena bianca di John Huston il precedente meglio conosciuto. Adattato da Ray Bradbury, il romanzo di Melville viene anche in questo caso in parte riletto, ma la trovata migliore rimane quella di affidare a un sulfureo Gregory Peck la parte del protagonista (e Orson Welles nei panni del predicatore). Huston, per sua stessa ammissione, realizzò un film parzialmente blasfemo, dove la balena rappresenta la crudeltà di Dio e della natura da Lui creata. Ma forse non molti se ne accorsero.

In verità la rifondazione mitica da parte di Ron Howard cerca di risolvere gli aspetti più problematici degli adattamenti cinematografici di Moby Dick, il primo dei quali è la traduzione per immagini del linguaggio immaginifico di Melville. Difficile ricreare la febbricitante sospensione di elementi realisti, simbolici, tra razionale e irrazionale, della prosa melvilliana, che usava - come spesso ricordato da Umberto Eco, grande lettore del romanzo - forme intriganti di reticenza romanzesca. Il cinema può quasi tutto, ma sulla reticenza può meno, perché deve in ogni caso rappresentare. E gli Achab su grande schermo sembrano sempre una spanna sotto il comandante spiritato del romanzo.
Il caso epocale della baleniera Essex, che a causa degli attacchi di capodogli costrinse nel 1820 l'equipaggio a un drammatico naufragio, fu importante anche per come è stato tramandato. All'epoca, oltre alle notizie che i giornali del tempo riportarono, fiorì un commercio di stampe, disegni, memoriali e diari apocrifi in grado di eccitare e sostenere per anni l'immaginazione dei lettori, affascinati da quella storia di cruda battaglia e tragica lotta per la sopravvivenza. Grazie al recente libro di Nathaniel Philbrick ("Nel cuore dell'oceano - La vera storia della baleniera Essex"), Ron Howard torna al cinema con un tema che già aveva attraversato la sua opera, e soprattutto ci permette di riparlare di Moby Dick, cui tanto deve l'intero impianto dell'epos hollywoodiano.

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