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ONDA&FUORIONDA

Hitchcock, ancora Hitchcock. I 50 anni de Gli uccelli.
di Pino Farinotti

Alfred Hitchcock (Alfred Joseph Hitchcock) 13 agosto 1899, Londra (Gran Bretagna) - 29 Aprile 1980, Los Angeles (California - USA).

domenica 14 aprile 2013 - Focus

Nella primavera del 1963 usciva nella sale Gli uccelli. C'è una certa corrente di pensiero, una delle molte, che lo colloca al vertice dell'opera di Hitchcock. Va detto che, secondo appunto le correnti, i titoli... cambiano. Come molti dei grandi maestri legislatori - Wilder, De Sica, Kubrick, Fellini, e non molti altri - l'inglese ha molto sperimentato. Significa che per ogni periodo ha posto un titolo "miliare". Cito nella fase inglese Il club dei 39, in quella americana in b/n Rebecca e Notorious, in quella successiva spettacolar-hollywoodiana, La finestra sul cortile, L'uomo che sapeva troppo, La donna che visse due volte, Intrigo internazionale. Tutte grandi opere. Non posso dimenticare, naturalmente -se ne parla in questi giorni- Psyco e quello che una certa (altra) corrente considera a sua volta un "vertice": La congiura degli innocenti, il titolo di minore successo popolare del regista. Nel film "attuale" Psyco, diretto da Sacha Gervasi, nell' ultima sequenza, Hitchcock/Hopkins, nel giardino della sua villa di Hollywood, conclusa la fatica del suo Psyco, si rivolge al pubblico e dice, "adesso non mi resta che pensare al prossimo film, e non so proprio che fare". In quel momento si posa sulla sua spalla un enorme, minaccioso, corvo. Eccolo, il "prossimo film". "Gli uccelli" fece subito discutere. Il grande pubblico non lo decifrò, usiamo questo termine, subito. Tutto rimaneva sospeso, tanto che il regista, per accreditare la sospensione, rinunciò al "The end".

Daphne
Non si può ignorare un dato importante e suggestivo, il film era tratto da un racconto di Daphne Du Maurier, sì, quella di "Rebecca", romanzo di contenuti e significato del tutto diversi. Ma come Daphne, anche Alfred non era uno che si facesse spaventare dalla diversità. Gli uccelli non è un mondo, sono più mondi. Non esiste un altro, film nel percorso di Hitchcock, che presenti tanti codici e tanti simboli: quelli nelle intenzioni del regista e altri nelle letture dei critici. Ma non c'è dubbio Hitchcock fosse uno che non rimaneva in superficie. Gli uccelli che attaccano gli abitanti del villaggio di Bodega Bay, in California, non sono solo un fenomeno naturale, un elemento inspiegabile e thriller, ma una sorta di punizione divina. I caratteri, nella loro normale, piccola quotidianità, diventano modelli per significati grandi, magari iperbolici, surrealisti, persino horror. Una piccola comunità si vede improvvisamente minacciata da forze incomprese e irresistibili, che vengono a scovare nelle coscienze e trovano residui sepolti, queste forze sono gli uccelli. Non lontani dalle piaghe d'Egitto che Mosè inflisse ai persecutori degli ebrei. Questa è la lettura generale, una didascalia che Hitchcock rappresentò attraverso i "caratteri" detti sopra. Melanie, una ricca che non sa come passare il tempo cerca di sedurre un avvocato, Mitch, che vive con mammà che cade nell'angoscia nel vedersi portare via il figlio. Intorno a questo nodo si dipanano le parabole. Gli uccelli, gabbiani e corvi, attaccano una persona, poi una famiglia, poi il villaggio. Sono violenti e fortissimi, bucano il vetro e il legno col becco. Non c'è fuga e non c'è difesa. Hitchcock non si preoccupa di spiegazioni logiche o di colpevoli svelati in principio o alla fine. Non gli interessa il razionale, ma la paura di ciò che non si capisce. Inoltre capovolge il rapporto fra la natura e gli umani, il controllo è passato dagli umani agli uccelli, che si appostano sui fili della luce, sugli alberi, sui tetti delle case. Rimangono lì in attesa, prima di attaccare, trasmettendo angoscia ancora maggiore. Melanie e Mith trovano un riparo. Fuori gli uccelli sembrano essersi presi una tregua. Occupano le strade e i prati, ma rimangono lì immobili. L'uomo e la donna escono dal rifugio, camminano piano, fra gli uccelli, devono raggiungere la macchina, per mettersi in salvo, forse. La raggiungono, Mitch mette in moto, la macchina, lentamente parte. E' la fine che non è la fine. Film dunque anomalo, di ricerca, e, come sempre accade al regista, di soluzione trovata. Oltre che quelli degli autori non si possono non citare i nomi di Ray Berbwick, l'ammaestratore che... diresse Gli uccelli, e poi quello di Ub Iwerks, il disegnatore, che con sovrapposizioni di tavole trasparenti, diede la percezione angosciante degli attacchi dei corvi e dei gabbiani. Sopra ho detto "vertice", ho parlato di corrente e di "discrezionale". Ma è legittimo affermare che Gli uccelli se non è l'opera assoluta del regista è probabilmente quella che può rappresentare il suo testamento artistico, se intendiamo usare questi termini. Lascio a chi frequenta Hitchcock il ripasso dei titoli successivi a quel 1963.

P.S.: il titolo prediletto da chi scrive è Notorious, 1946.

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