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Carlo Lizzani: una classe infinita

Se ne va un regista, scrittore, attore e produttore che ha fatto 65 anni di cinema.
di Pino Farinotti

In foto il regista Carlo Lizzani.
Carlo Lizzani Altri nomi: (Lee W. Beaver) 3 aprile 1922, Roma (Italia) - 5 Ottobre 2013, Roma (Italia).

domenica 6 ottobre 2013 - News

Lizzani ha fatto 65 anni di cinema. Come regista, scrittore, attore, produttore. Tutto a livello altissimo. La sua decisione non può non riportarci a Mario Monicelli, che decise di andarsene a 95 anni. Era gente che ha cercato e trovato, e ha trasmesso, roba autentica, di sostanza, di profondità e di durata. Poco a che fare con la comunicazione di adesso, molto spesso prestampata, politicamente corretta, e con un destino corto. Mario e Carlo erano abituati all'azione, all'opera, quando hanno percepito di avere esaurito le forze hanno deciso che era inutile... insistere. A Lizzani apparteneva la cultura marxista migliore, quella della solidarietà, della difesa dei deboli e dell'insofferenza verso i privilegi. Tutto questo privilegiando l'umanità e il sentimento, prima dell'ideologia, sapendo raccontare tutto, tutte le storie e tutta la Storia. Come autore completo rappresentò l'amore e il dolore (Cronache di poveri amanti), anche la cronaca (Banditi a Milano), la storia (Il processo di Verona e Mussolini ultimo atto). Come documentarista spiegò le sofferenze popolari (Barbagia (la società del malessere)). Ho conosciuto bene Lizzani, era un piacere parlare con lui, perché sapevi che era uno di quelli che hanno ragione, e davvero non sono molti, non era un teorico che guarda gli altri, era uno che ha toccato tutto, dal dopoguerra, da quando il nostro cinema è diventato grande. Una volta, a Milano, a un'anteprima gli chiesi se gli seccava di non essere citato fra i maestri del neorealismo. "Molto" mi disse "e ho cercato di dirlo in alcuni dei miei libri". E avrebbe alla fine spiegato il concetto con un eloquente "Il neorealismo - Non eravamo solo ladri di biciclette". Quando gli dissi che il film che preferivo dei suoi era Achtung! Banditi!, ne fu contento "a proposito di neorealismo". I titoli fondamentali vengono in queste ore citati dalle testate. Come faccio di sistema, recuperando l'essenziale attraverso la memoria di getto, voglio ricordare, fra i titoli che periodicamente frequento, proprio Il processo di Verona e Mussolini ultimo atto. Una volta gli ho domandato con che passione doveva aver girato Celluloide, la storia di Roma città aperta. Mi disse che certo la passione c'era, "perché molto dovevo a Rossellini, che mi aveva preso come sceneggiatore per Germania anno zero, peccato che il budget non fosse all'altezza". Voglio ricordare una sua magnifica performance di attore, quando diede corpo e volto a papa Pacelli, Pio XII. Eravamo a una cena, seduti vicini. Un fotografò scattò. Lizzani mi disse: "mi fa piacere, ma ancora di più fare una foto con tua moglie". E conserviamo quell'immagine, lui altissimo, sorridente. Uomo di classe infinita.
Chiedo scusa per il privato, ma sono davvero triste, in tre giorni ho perso due amici, Gemma e Lizzani. Ma tutti li abbiamo persi.

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