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La politica degli autori: M. Night Shyamalan

Un regista capace di affrontare grandi tematiche attraverso i codici dei generi.
di Mauro Gervasini

In foto il regista M. Night Shyamalan.
M. Night Shyamalan (Manoj Nelliyattu Shyamalan) (53 anni) 6 agosto 1970, Pondicherry (India) - Leone. Regista del film After Earth - Dopo la fine del mondo.

mercoledì 5 giugno 2013 - Approfondimenti

Le idee sono scintille. Bruciano ardentemente per un attimo, poi svaniscono. E per non perderle, M. Night Shyamalan, classe 1970, fin da bambino le ha catturate nelle immagini, con la cinepresa Super8 regalatagli dai genitori. Decine di filmini rudimentali che racchiudono frammenti di storie, le scintille appunto, destinate poi ad alimentare future visioni. Il sesto senso, ad esempio, nasce molto prima del 1999, anno di produzione, perché la storia del bambino con quel particolare shining che gli permette di vedere i trapassati era già lo spunto di un cortometraggio casalingo. Per capire a fondo il cinema del regista occorre scavare nella sua biografia. Figlio di padre indiano e mamma tamil, entrambi medici, appena maggiorenne compie un lungo viaggio in India alla ricerca delle proprie radici, e l'esperienza diventa il soggetto del primo lungometraggio Praying With Anger (1992). Cattolico praticante, il giovane Shyamalan è ossessionato dalle questioni sull'aldilà, che intreccia con problematiche esistenziali più terrene. Il tutto elaborato nel secondo film Ad occhi aperti (1998) distribuito in Italia solo in home video all'indomani del trionfo di Il sesto senso.

Fede e speranza sono al centro di tutta la sua produzione. Nessun dogma però, anzi alla volontà collettiva di credere in qualcosa di assoluto si antepone se non il dubbio, la conoscenza. L'esperienza della messa in scena, della finzione, porta la giovane protagonista di The Village (2004), Bryce Dallas Howard, a rendersi conto di come l'isolamento arcaico della propria comunità, terrorizzata da semplici illusioni, sia appunto frutto di una rappresentazione scaturita dalla paura degli adulti. Riflesso oscuro di una nazione che dopo l'11 settembre solo nell'identificazione di un nemico riesce a ritrovare le ragioni della propria unione. Ma il procedimento funziona anche al contrario: in Signs (2002) il pastore Mel Gibson che ha perso la fede dopo la morte della moglie, la ritrova quando entra in collisione con l'incredibile. Un'invasione aliena.

Stupore, sorpresa: sensazioni fondanti i meccanismi narrativi. Persino in Unbreakable - Il predestinato, forse il capolavoro di M. Night Shyamalan, è un colpo di scena a risolvere l'intreccio. Ma i cosiddetti "plot twist" tipici del suo cinema rischiano di far passare in secondo piano altre complessità, per questo anche la critica è sempre rimasta tiepida, sospettando scorciatoie per coinvolgere più facilmente il pubblico. Al netto però di una certa discontinuità (discutibile e un po' puerile la cinefiaba Lady in the Water, del 2006, mentre è francamente indifendibile L'ultimo dominatore dell'aria, 2010) l'opera del cineasta ha sempre avuto il coraggio di affrontare grandi tematiche attraverso i codici dei generi (fantascienza, melodramma, thriller, avventura, fantasy...) con personaggi mai banali (magistrale il profilo psicologico di Unbreakable) e soprattutto credendo lui per primo all'incredibile delle proprie storie. Si attende, con After Earth - Dopo la fine del mondo, nelle sale dal 6 giugno, un ennesimo scarto, un nuovo sorprendente cambio di passo, questa volta sullo sfondo di un racconto postatomico con Will e Jaden Smith, padre e figlio ripiombati sulla Terra abbandonata dall'umanità dopo un'apocalisse ambientale. In cerca di chissà quale stupefacente verità.

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