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Il super divo di Bollywood Amitabh Bachchan a Firenze

È la guest star del River to River Indian Film Festival.
di Annalice Furfari

In foto il super divo di Bollywood Amitabh Bachchan, guest star del River to River Florence Indian Film Festival
Amitabh Bachchan (81 anni) 11 ottobre 1942, Allahabad (India) - Bilancia.

venerdì 7 dicembre 2012 - News

Bollywood sbarca sull'Arno. E, per la prima volta, anche sul Tevere. Si apre questa sera il River to River Florence Indian Film Festival, l'unica rassegna in Italia interamente dedicata al cinema indiano. Il festival diretto da Selvaggia Velo, che si svolgerà da oggi al 13 dicembre al cinema Odeon di Firenze, festeggia, in questa dodicesima edizione, una ricorrenza speciale: il centenario del cinema indiano. Per celebrarlo a dovere, gli organizzatori hanno riservato piacevoli sorprese al pubblico italiano. In primo luogo, la proiezione, in versione restaurata, del primo film muto indiano in bianco e nero, Raja Harishchandra di Dadasaheb Phalke, proiettato per la prima volta il 21 aprile 1913 all'Olympia Theatre di Bombay, con un enorme successo di pubblico. La seconda sorpresa è il debutto del festival a Roma, con una sorta di best-of dell'edizione madre, che si svolgerà al cinema Trevi dal 14 al 16 dicembre. Ma l'evento più atteso è l'omaggio al super divo di Bollywood Amitabh Bachchan, guest star della manifestazione.

Acclamato a livello mondiale e venerato in patria come una vera e propria divinità, Bachchan, ospite per la prima volta di un festival in Italia, sarà a Firenze, oggi e domani, per presentare alcuni tra i film più importanti della sua carriera di attore: Deewaar (1975), dramma di un poliziotto e un criminale fratelli, diretto da Yash Chopra; Sholay (1975), avventure di banditi dalle tinte western, con la regia di Ramesh Sippy; Black (2005) di Sanjay Leela Bhansali, storia di una ragazza sordocieca che impara a vivere una vita normale grazie all'aiuto del suo insegnante (Bachchan) e al loro intenso e complesso rapporto, grande successo di critica e pubblico, che ha visto l'attore impegnato in una delle sue migliori performance, valsagli numerosi riconoscimenti, tra cui il National Film Award per la migliore interpretazione maschile. Il divo presenterà al pubblico italiano anche Everlasting Light di Ram Madhvani, un documentario che ripercorre la vita e la carriera di "Big B" (come è affettuosamente chiamato in India), con interviste a Salman Rushdie, Suketu Mehta e Shashi Tharoor.

Attore poliedrico, con oltre 180 ruoli alle spalle, reclamato dai registi più affermati e innovativi del cinema indiano, produttore impegnato anche nel sociale e nella politica, presentatore di lungo corso della versione indiana di "Chi vuol essere milionario", Bachchan - che apparirà nel film Il grande Gatsby di Baz Luhrmann al fianco di Leonardo di Caprio - ha incontrato a Firenze i giornalisti italiani. A loro ha raccontato le tappe di una carriera straordinaria, con tutte le soddisfazioni e «le responsabilità che la visibilità di un ruolo pubblico comporta, di fronte a una società che richiede perfezione in ogni occasione e non ammette errori». Un lavoro, quello di attore, di cui "Big B" ama soprattutto le sfide, come quella affrontata in Paa di R. Balki, in cui ha interpretato il ruolo di un tredicenne (con «sedute infinite di trucco») affetto da una rara malattia genetica che determina l'invecchiamento accelerato, al fianco del figlio, Abhishek Bachchan, anche lui attore, chiamato dal regista a incarnare il padre del tredicenne, in un curioso scambio delle parti.

Anche Black ha rappresentato una grande sfida. «Per questo film - racconta il divo - ho dovuto imparare a esprimermi nella lingua dei segni e soprattutto a impiegare il tatto come unica forma di comunicazione. È stata un'esperienza coinvolgente, anche per le tematiche affrontate: la storia di un insegnante che non ha avuto alcun successo nella vita, ma che si mette in testa di aiutare una giovane diversamente abile, respinta dalla famiglia e trattata dalla società come un animale, a conseguire una laurea. Alla fine, entrambi vincono questa grande sfida. Viene, quindi, lanciato un importante messaggio di speranza».

Del resto, l'intero cinema di Bollywood, apprezzato nei paesi emergenti molto più di quello occidentale, è una storia di speranze e sogni realizzati, malgrado difficoltà che appaiono insormontabili. «È proprio per questo - afferma l'attore - che piace così tanto. Si esce dal cinema con un sorriso sulle labbra e una lacrima asciugata sul volto. C'è una sorta di giustizia poetica, storie in cui la gente comune può facilmente identificarsi: l'orfano o il povero che, partendo da condizioni durissime, trovano una forma di riscatto esistenziale e sociale». E forse è proprio questa la formula segreta di un'industria che non conosce crisi. Un'industria che è la più grande e forte al mondo e che non è cambiata tantissimo in questi cento anni di vita. «Il cinema indiano - spiega Bachchan - è nato per l'intrattenimento e ancora oggi mantiene questa funzione fondamentale. È un cinema di evasione, concepito per l'uomo della strada, che, dopo una dura giornata di lavoro, vuole sognare, fuggire per tre ore dallo squallore della realtà in cui vive. Parallelamente, si è andata sviluppando una cinematografia più colta, d'autore, che si rivolge alle classi elevate. Queste due forme di cinema coesistono, in una società da sempre attraversata da profonde disuguaglianze. Mi fa piacere che in Occidente si stia ultimamente rivalutando il cinema di Bollywood, in passato stroncato perché considerato privo di spessore intellettuale. Il fatto che io sia stato invitato al festival è un chiaro segno di questo diverso atteggiamento».

Oltre a Bachchan, altre star internazionali calcheranno il palcoscenico della manifestazione. Questa sera, al cinema Odeon, ci sarà anche Anurag Kashyap, pluripremiato regista e produttore indiano, che presenterà in prima italiana il suo Gangs of Wasseypur, film-saga su due famiglie in lotta per tre generazioni, kolossal, diviso in due parti, che ha sbancato al botteghino in India ed è stato acclamato alla Quinzaine des Realisateurs di Cannes 2012. Gangs of Wasseypur part 1 aprirà ufficialmente il festival questa sera, mentre Gangs of Wasseypur part 2 lo chiuderà il 13 dicembre. Due film che si fanno rappresentanti di un cinema indiano tutto nuovo e in rapida ascesa.

Al centro di questa dodicesima edizione del festival ci saranno poi i cinque lungometraggi, gli otto documentari e gli otto cortometraggi - presentati a Firenze in prima europea - che concorreranno, per ciascuna sezione, al "River to River Bitebay Audience Award", assegnato dalla giuria composta dal pubblico in sala. Molteplici i temi trattati dai film, una sintesi del meglio della produzione indiana attuale, con un occhio rivolto ai grandi classici.

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