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Jude Law contro le 5 leggende

Doppiatore nel nuovo cartone Dreamworks e per la prima veramente cattivo.
di Gabriele Niola

In foto Pitch, il villain de Le 5 leggende doppiato nella versione originale dall'attore Jude Law.

lunedì 12 novembre 2012 - Incontri

La faccia del cattivo Jude Law proprio non ce l'ha. Al massimo il doppio giochista, l'ingannatore, ma il perfido e maligno cattivo no. Solo un cartone animato poteva dargli la possibilità di interpretarne uno e anche uno dei più biechi e malvagi. L'attore inglese è infatti la voce e, come spiega lui per primo, buona parte dell'interpretazione dell'Uomo Nero, il principale nemico in Le 5 leggende, il nuovo cartone animato Dreamworks in uscita in Italia il 30 Novembre.
Le leggende del titolo sono i personaggi mitologici del folclore occidentale: Babbo Natale, il coniglietto pasquale, la fatina dei denti, sandman (l'omino del sonno) e Jack Frost (lo spirito dell'inverno). Riletta in una chiave post-Avengers i ruoli di queste figure vanno ben oltre la consegna di regali, montine o uova e hanno a che vedere con la tutela dal pianeta, minacciato dall'unico di loro universalmente legato alla paura invece che alla gioia: l'Uomo Nero. Cioè Jude Law.

Finalmente una parte da cattivo vero, spietato e senza appello!
Si, ed è davvero divertente fare il cattivo, perchè tutti abbiamo un lato oscuro e avere l'opportunità di esprimerlo può essere soddisfacente come poche altre cose. Ma questo non vuol dire che sia semplice. Anzi. Essere disprezzabile al massimo livello è una facile scappatoia in un ruolo come questo. Non è difficile fare il bullo con le piccole fatine o distruggere a mani basse le fantasie dei bambini, il duro e non essere così indulgente e cercare comunque una strada originale.
Ma se dicessi che non è stato divertente interpretare qualcuno di puramente malvagio, che se la prende con i più buoni tra i bravi ragazzi mentirei.

Senza contare che nel cinema d'animazione spesso i cattivi sono più memorabili dei buoni
Come tutti anche io sono cresciuto guardando film d'animazione e penso che sia un tipo di cinema in grado di raggiungere obiettivi e traguardi preclusi al cinema dal vero. E questo è vero in particolare con i cattivi che fin da Disney sono quelli che più lasciano il segno nell'immaginario dei bambini.

L'animazione è totalmente cambiata anche nel processo produttivo e anche tu non hai solamente prestato la voce
No è stato un lavoro molto lungo e con grandi pause. È durato circa due anni in cui andavo a registrare le battute ma venivo anche ripreso da una videocamera che filmava i movimenti della bocca, le espressioni, le mani, il corpo ecc. ecc. Tutto per dare agli animatori dei punti di riferimento in modo che potessero disegnare le movenze dell'Uomo Nero in armonia con quelle che facevo io interpretando le battute. Non è proprio come recitare ma è qualcosa che aiuta a dare magia al personaggio.
Anche per questo alla fine è difficile capire quanto della tua perfomance finisca in un film che è davvero un grande lavoro collettivo.

Certo la storia è tra le più strane che si possano immaginare...
Alla fine penso che il film veicoli un messaggio molto positivo, perchè è importante mantenere le tradizioni e le favole del passato. Io con l'immaginazione ci lavoro, anzi lavoro proprio fingendo che cose inventate siano vere e il mio compito è di convincere gli spettatori e penso che questo tipo di storie e di personaggi siano indispensabili per far crescere un individuo sano.

La più grande paura dell'Uomo Nero è che nessuno creda in lui e che quindi diventi invisibile, una cosa non tanto diversa da quel che accade agli attori agli inizi: desiderano essere notati e soffrono a sentirsi invisibili. Mai avuto questa paura?
Per fortuna a me è andata bene ma è vero che agli inizi c'è questa sensazione. Tuttavia la competizione tra attori giovani è un falso mito. Agli inizi vivevo con Ewan McGregor e John Lee Miller ed essendo coetanei competevamo molto per le stesse parti. Ma presto ti accorgi che i casting cercano un certo tipo e non necessariamente l'attore migliore, dunque se non scelgono te quasi sicuramente è perchè non cercano uno come te, non perchè non sei bravo. Per questo essere competitivo non ha senso.

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