Grandi speranze" è uno dei titoli fondamentali di Charles Dickens, grande scrittore inglese e del mondo. Il cinema ha già toccato quel titolo, con un vero classico firmato da David Lean (1946). Nel 1998 Alfonso Cuaròn riprese la storia e la trasferì nell'era contemporanea, il titolo era Paradiso perduto. Esiste anche un versione televisiva inglese, con Anthony Hopkins protagonista. Si racconta la vicenda di Pipp che si trova ricco, frequenta il bel mondo, ottiene dalla vita tutto ciò che un giovane può sognare. Senza sapere che tutto gli deriva dall'aver, da bambino, portato del cibo a un evaso, Magwitch, poi arricchitosi e diventato il tutore segreto di Pipp. Nella prima versione l'evaso era Finlay Currie, grande caratterista della Metro, in quella di Cuaròn era De Niro, in quella presentata in anteprima in Canada è Ralph Fiennes, il regista è Mike Newell, quello di Quattro matrimoni e un funerale. "Grandi speranze" è, insieme a "Oliver Twist", più volte "filmato", il libro più cinematografico di Dickens. Ma trattasi di sfumature, tutti i suoi romanzi sono perfetti per il cinema. E vale un dato inconfutabile: gli inglesi si addicono al cinema, anche prima che esistesse: Shakespeare scriveva sceneggiature a cavallo fra il 1500 e 1600, Dickens le scriveva nel 1800.

Talento
La sua predestinazione di scrittore è dovuta naturalmente al talento, ma anche alla nascita. I nonni erano servitori di nobili, il nonno materno fu condannato per appropriazione indebita e dovette fuggire, anche il padre conobbe la prigione per debiti. Significa che Charles conobbe povertà e umiliazioni. Lavorò in una fabbrica di lucido per scarpe, poi in uno studio legale. Certo era dotato e intelligente, studiava. Questa sua premessa autodidatta alla fine gli giovò. Quando scriveva di lavoro, di povertà, di sopraffazione e di sfruttamento, conosceva bene gli argomenti li conosceva dal didentro. Li aveva vissuti. E a ventisei anni scrisse "Il circolo Pickwick", il libro ebbe immediato successo e a Charles si aprì la vita come al Pipp di "Grandi speranze". Solo che alla spalle non c'era un benefattore misterioso. C'era la volontà e la dotazione. Nel romanzo "David Copperfield" Dickens raccontò se stesso, l'infanzia, l'adolescenza e la giovinezza, le esperienze, le speranze e gli amori. Altro libro ripreso dal cinema. Titoli, fra i tanti, che impongono una citazione sono "Le due città", ambientato a Londra e Parigi durante la rivoluzione francese. Lo scrittore rappresenta il popolo oppresso dall'aristocrazia e la crudeltà dei rivoluzionari una volta ottenuto il potere. È il romanzo più letto di Dickens, duecento milioni di copie. E poi "Barnaby Rudge", un'autentica apologia dei moti popolari, e degli scioperi nella Londra del 1870. Questa sua visione "ribelle" del mondo gli procurò un grande successo popolare ma una critica non sempre amica. Va detto che Dickens attraversò tutta l'era vittoriana. E quella regina, certo grande madre di tutte le genti dell'impero, non vedeva di buon occhio una critica così ardente, e da molti condivisa, del sistema inglese. Proprio queste furono invece le ragioni che sedussero gli americani. In quel Paese Dickens era amatissimo, di fatto lo adottarono come fosse un loro autore.

Regina
Un tributo strepitoso glielo rende Margaret Mitchell, vera, potente regina della letteratura americana negli anni Trenta, grazie a "Via col vento". Il libro prediletto dalla scrittrice era "David Copperfield". Nel romanzo della Mitchell, e naturalmente nel film di Fleming, c'è un episodio in cui Rossella viene aggredita da due neri in un ghetto. Alcuni sudisti, fra cui Ashley e Franco, mariti di Melania e Rossella, organizzano una spedizione punitiva. Se verranno scoperti saranno impiccati. Le donne, in casa, aspettano, la tensione è quasi mortale. Occorre applicarsi a qualcosa. Melania ha in mano il romanzo di Dickens. Comincia a leggere: La mia nascita. Per cominciare la mia vita dall'inizio devo registrare che sono nato... La lettura viene interrotta dall'irrompere di un capitano nordista con la sua scorta. Domanda degli uomini, Melania racconta una bugia. "Aspetteremo fuori" dice l'ufficiale. La donna riprende la lettura: capitolo sesto. Il mio compleanno fu memorabile, non mi dilungo su ciò che successe a scuola finché non si giunse al mio compleanno in marzo. Se si eccettua che Stilford era sempre più bello, non ricordo altro. Doveva lasciarci verso la metà dell'anno, se non prima, ed era più animoso e indipendente di prima secondo me, e perciò più avvincente del solito, ma oltre a questo non rammento niente.

Le parole di Dickens, in una situazione così sospesa e opprimente diventano fisiche, diventano attori. Grandi attori. Tutto questo avrebbe fatto molto piacere allo scrittore di Portsmouth.
E fa molto piacere a Ralph Fiennes, inglese, che ha dettato una sintesi perfetta della visione di Dickens: "È un caposaldo della cultura anglosassone, perché la nostra società per molti aspetti si è forgiata su una sorta di dizionario del vivere e del convivere presente in tutti i libri dello scrittore. Newell ricava un'ambientazione fedele e realistica del romanzo, dai toni cupi, che si intreccia alla perfezione con Magwitch, il fuggitivo da me interpretato."

Il film uscirà a Natale in Gran Bretagna e in America. Da noi la prossima primavera.