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Giffoni, tutti i premi

I ragazzi della giuria preferiscono la cruda realtà alla fantasia.
di Ilaria Ravarino

In foto Michael Sheen e Maria Bello, protagonisti di Beautiful Boy.
Michael Sheen (55 anni) 5 febbraio 1969, Newport (Gran Bretagna) - Acquario. Interpreta Bill Carroll nel film di Shawn Ku Beautiful Boy.

venerdì 22 luglio 2011 - News

No, non stiamo bene. Perché quando sono i ragazzi a scegliere, e alla fantasia preferiscono la (crudissima) realtà, c'è qualcosa che bisogna sforzarsi di capire. Si direbbero segnali.

Gli stessi adolescenti che si sono infiammati in questi giorni per gli incantesimi di Harry Potter, che sui diari giurano amori eterni ai bei vampiri di Twilight, gli stessi che quando gli chiedi chi sia il loro attore preferito ti rispondono all'unisono «il pirata Johnny Depp» (e non importa da che paese vengano, da Salerno o da Taipei), questi stessi teenager hanno premiato ieri al Festival di Giffoni due film che meno magici non si può. Due film che in qualche modo parlano di disagio, il loro. E quello dei loro paesi. Segnali.

Premiato dalla giuria dei diciottenni, già passato al festival di Toronto e uscito in America a giugno, Beautiful Boy del newyorkese Shawn Ku è stato il vincitore del Griphon Award 18 +, con un film sul dramma di due genitori (Maria Bello e Michael Sheen) travolti da una tragedia molto moderna e molto occidentale. Nei primi 15 minuti di film i due coniugi apprendono innanzitutto che il loro unico figlio è stato coinvolto in una sparatoria all'interno della sua scuola, e poi che è stato proprio lui, il loro ragazzo, ad aver ucciso alcuni compagni per rivolgere subito dopo la pistola contro se stesso e suicidarsi. «La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti», dice la canzone di John Lennon da cui è tratto il titolo del film – come un atto d'accusa nei confronti di vite troppo frenetiche ed alienate per tenere il passo degli affetti, persino quelli tra genitori e figli. Sulla stessa linea i sedicenni, che premiano per la sezione Generator +16 Suicide Room del polacco Jan Komasa. Transitato alla Berlinale, il film è sulla scia di Chatroom di Hideo Nakata e racconta la paura di affrontare la realtà, il tentativo di sfuggire all'omologazione e il ricorso alla nicchia telematica per sfuggire (inutilmente) alla depressione. Qui il protagonista è un bravo ragazzo di buona famiglia, preso di mira dai compagni per la sua presunta omosessualità e caduto preda di un pericoloso gioco virtuale che rischia di spingerlo al suicidio.

Vuoto di senso. Assenza della famiglia. Mancanza di ideali.

Segnali.

Alle soglie dell'adolescenza, con i giurati di 13 e 10 anni, le cose si fanno meno complicate. Qui i poli sono solo due: amore e morte. La seconda, con tutto il mistero che si porta dietro, è la protagonista di Ways to Live Forever dello spagnolo Gustavo Ron, premiato dai più grandicelli e tratto dal romanzo del 2008 di Sally Nicholls : il protagonista è un ragazzino di 11 anni malato terminale di leucemia che non si arrende al suo destino, e prova a rendere la sua esistenza memorabile prima che la malattia lo metta di fronte alle domande più terribili riguardo a ciò che c'è dopo l'esistenza. Il primo polo, l'amore, è invece al centro di Totally True Love di Anne Sewitsky. Pellicola norvegese selezionata allo scorso festival di Berlino, e già uscita in Nord Europa, è il racconto dolce-amaro di una ragazzina di 10 anni che si innamora del nuovo compagno di classe, e che si trova costretta a fare i conti per la prima volta con la propria femminilità. Premiato dai giurati dai dieci anni in su, è l'unica pellicola al femminile a ricevere un premio di livello al festival. Anche questi sono segnali.

Vince la fantasia solo tra i più piccini, nella categoria 6+ con l'Harry Potter al femminile Fuchsia the mini witch dell'olandese Johan Nijenhuis e in quella 3+ con il corto Gloria trova un vero padrone di Joshua Held, italiano di origini americane. Molti i premi speciali del Festival: "Giotto Super Be-Be Award" a Tora Chan di Davide Como, Claudia Cutrì, Stefano Schide, Valerio Gori; "Action Aid Award" a Stanley's Tiffin Box di Amole Gupte; "Premio Cial" a Simple Simon di Andreas Öhman; "Grifone Di Cristallo - Banca Della Campania" per Yelling To The Sky di Victoria Mahoney; "Amnesty International Award" per Lost in Africa di Vibeke Muasya; "Arca Cinemagiovani Award" perThe Flood di Guy Nattiv; "Premio Miglior Colonna Sonora del Conservatorio Musicale di Salerno" per Suicide Room di Jan Komas; "Premio Cgs" per Wunderkinder di Marcus O. Rosenmüller; "Golden Spike Award del Social World Film Festival" per The Guilt di Francesco Prisco. Per gli italiani soddisfazione nel secondo premio della categoria +18 a Oggetti Smarriti di Giorgio Molteni, unico lungometraggio italiano in concorso e vincitore del Premio dell'ANEC attribuito dall'Associazione Nazionale Esercenti Cinema.

«I ragazzi delle giurie hanno favorito i film di qualità – ha detto ieri Manlio Castagna, braccio destro del direttore Gubitosi, nella conferenza di chiusura del Festival – perché questa non è una generazione vuota, stanca o priva di voce: qui hanno dimostrato che la voce i ragazzi ce l'hanno, e vogliono parlare». Tutto sta ad ascoltarli.

Il festival, intanto, lancia il tema dell'edizione 2012: la felicità. Un bel segnale decisamente.
Che chiede a gran voce di lasciarsi interpretare.

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